Il sud-est europeo cambiò intensamente nella prima metà del 19esimo secolo alla luce delle idee moderne e soprattutto dell'idea di stato nazionale.
Il sud-est europeo cambiò intensamente nella prima metà del 19esimo secolo alla luce delle idee moderne e soprattutto dell'idea di stato nazionale. L'Europa era nel periodo post-napoleonico, la Santa Alleanza, formata di Russia, Austria e Prussia, stabiliva un nuovo ordine conservatore sul continente. Il liberalismo del 18esimo secolo si era orientato verso l'incoraggiamento del capitalismo nazionale e nell'Europa del sud-est il discorso anti-ottomano diventava sempre più forte.
La principale potenza nella zona dello spazio romeno diventava la Russia e la storia della nascita della Romania moderna non potrebbe essere interamente capita senza la presenza e le azioni della Russia. Era una potenza ultraconservatrice che aveva cercato di metere in pratica alcune idee riformatrici europee. La tradizone russe delle riforme era cominciata con lo zar Pietro I il Grande (1672-1725), all'inizio del 18esimo secolo. Lo zar Alessandro I (1777-1825) cercò di riformare la Russia secondo il modello francese, ma l'instabilità e il terrore che avevano provocato la rivoluzione francese dal 1789 al 1795 lo fecero fallire. La Santa Alleanza formata dalle tre grandi potenze europee vincenti contro Napoleone I si era impegnata a sopprimere qualsiasi tentativo di rivoluzione e di rovesciamento dell'ordine stabilito.
D'altra parte, lo spazio romeno era da secoli sotto l'influenza di un altra potenza imperiale altrettanto conservatrice, ossia l'Impero Ottomano. Qui, le riforme europee penetrarono ancora più difficilmente che in Russia, che aveva un'elite dirigente europeizzata. L'Impero Ottomano aveva imposto nei Principati romeni principi fanarioti, che si erano dimostrati corrotto e inefficienti. Le elites europee romene svilupparono una retorica antiottomana virulente man mano che cercavano il sostegno di una Russia apparentemente liberale.
Nel 1826, la Russia e l'Impero Ottomano firmarono la Convenzione di Akkerman con cui gli ottomani confermavano la fine dell'epoca fanariota. Ioniță Sandu Sturdza in Moldavia e Grigore IV Ghica in Valacchia diventavano i due principi di origine romena insediati a Iași e Bucarest. Veniva introdotto un mandato di 7 anni e i principi erano eletti dalle assemblee di boiardi. La convenzione dava ai due principati romeni il diritto di libero commercio internazionale. Ma nel 1828, tra la Russia e l'Impero Ottomano scoppiava la guerra inseguito alle decisioni degli ottomani di denunciare la convenzione e di non permettere più il passaggio delle navi russe tramite gli Stretti di Bosforo e dei Dardanelli. Era una nuova guerra della lunga serie di conflitti russo-turchi che sarebbero scoppiati all'inizio del 18esimo secolo. In seguito alle operazioni militari, nel 1829 i russi uscirono vincenti e imposero ai turchi la firma del Trattato di pace di Adrianopoli, l'odierna Edirne, con grandi implicazioni per la storia dei romeni. Lo storico Constantin Ardeleanu è docente dell'Università "Il Basso Danubio" di Galați e ha scritto ampiamente sull'importanza del fiume Danubio nella storia dei romeni del 19esimo secolo. E, nella sua opinione, il Trattato di Adrianopoli è la pietra migliare 0 nella nascita dello stato romeno moderno.
"Significò moltissimo per lo sviluppo dello spazio romeno. Fu un momento crucuale nella storia della Romania, ma non gli concediamo sempre la dovuta attenzione. Ciò perchè fu il momento in cui, in seguito all'intesa tra le due potenze che firmarono, siccome i Principati acquisirono una libertà commerciale, dopo la conclusione di ciò che fu chiamato il monopolio economico ottomano, nello spazioromeno penetrò il capitalismo occidentale. Il Trattato di Adrianopoli fu un punto di riferimento importante per l'inizio dell'ammodernamento economico dei Principati tramite la loro connessione al mercato globale. C'erano, senza dubbio, relazioni capitalistiche anche prima, ma dal 1829, i Principati Romeni diventarono sulla mappa economica del mondo un punto di riferimento importante per il commercio con cereali, non solo per il mercato di Istanbul, bensi' per l'intera economia globale. Fu un momento in cui l'ammodernamento economico fece, infatti, cambiare l'intera società nei due principati, Valacchia e Moldavia."
Dopo la guerra, il Trattato di Adrianopoli provocava la prima grande crepa nel monopolio ottomano sui Principati Romeni. Firmato il 14 settembre del 1829, il trattato concedeva alla Russia lo status di potenza protetrice della Moldavia e Valacchia. L'Impero Ottomano manteneva lo status di potenza maggiore, ma non poteva prendere decisioni da solo. Il confine sud della Valacchia era stabilito sulla via navigabile del Danubio e, molto importante, i porti sul Danubio Turnu, Giurgiu e Brăila, sotto controllo ottomano, tornavano sotto il controllo della Valacchia. La libertà di navigazione sul Danubio fu riconosciuta anche alle navi commerciali della Valacchia, mentre la Moldavia riceveva il diritto di sviluppare il porto di Galați. Cosi', il commercio con cereali diventava la principale fonte di fondi per i due stati romeni.
Il Trattato di Adrianopoli confermava la presenza militare dell'esercito russo sul territorio romeno. Fino al 1834, l'amministrazione russa cercò di riformare i due principati proponendo loro un set di riforme liberali, molto più liberali che nella stessa Russia. In questo senso, il primo progetto di costituzione dei Principati Romeni fu il regolamento organico risalente all'epoca del governatore Pavel Kiseleff. Gli storici odierni sono d'accordo che le riforme attuate dai russi in Valacchia e Moldavia furono, in realtà, solo esperimenti per valutare gli effetti su una popolazione. Ma dopo il 1834, i romeni dimostrarono che un semplice esperimento si può concretare in un progetto coerente.
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