La suspence permane a Chisinau dopo il primo turno delle presidenzali in Moldova, di ieri. Il leader dei socialisti russofili, Igor Dodon, e la candidata dei partiti pro-europei Maia Sandu, andranno al turno di ballottaggio del 13 novembre.
Come anticipato da tutti i sondaggi, il leader socialista pro-russo Igor Dodon ha vinto, ieri, il primo round delle presidenziali. Meno prevedibile è stata però la differenza categorica, di circa 10 punti percentuali, con cui ha superato la pro-occidentale Maia Sandu e che gli ha dato la fiducia di affermare, a chiusura delle urne che "queste elezioni hanno dimostrato molto chiaramente che il leader dell'opposizione socialista gode del maggiore tasso di fiducia da pare dei cittadini della Moldova".
In risposta, l'ex ministra riformatrice dell'Istruzione, Maia Sandu, non ha celato la sua soddisfazione che sarà la sfidante di Igor Dodon al turno di ballottaggio.
"Io credo che noi, oggi, possiamo vantarci di una prima vittoria. Abbiamo fatto un primo passo verso una vita degna che tutti meritiamo di vivere qui, in Moldova", ha detto Maia Sandu.
Gli analisti sono d'accordo che seguiranno due settimane intense, in cui cias
cuno dei candidati dovrà non solo assicurare il suo bacino elettorale, bensi' aumentarlo. Da questo punto di vista, affermano essi, quella che può registrare una maggiore percentuale negli intenti di voto è Maia Sandu. Dei sette aspiranti usciti di corsa dopo il primo turno, uno solo, Smittri Ciubasenco, condivide la rusofilia di Dodon. Tutti gli altri sono adepti dell'orientamento pro-occidentale e c'è d'aspettarsi che, dai promotori delle riunficazione con la Romania, Mihai Ghimpu e Ana Gutu, all'ex premier Iurie Leanca, quello che concludeva due anni fa gli accordi di associazione e libero scambio con l'Ue, essi esortino i loro sostenitori a votare Maia Sandu al secondo turno. Questa è però costretta, notano i sociologi, a convincere i giovani a recarsi alle urne. Nel primo turno, oltre la metà dell'elettorato non si è mostrata interessata alle elezioni, sebbene siano le prime elezioni degli ultimi 20 anni alle quali i cittadini hanno potuto votare direttamente il loro presidente, finora designato dal Parlamento.
Il tasso di partecipazione alle presidenziali è stato di circa il 49%, il più basso della storia di un quarto di secolo delle elezioni in Moldova. Circa il 30% dei votanti sono stati della fascia d'età 56-70 anni, molti nostalgici dell'Urss, mentre i giovani tra i 18 e i 25 anni, adepti dei valori occidentali, hanno rappresentato meno del 10% dei votanti. Stando agli esperti, citati dai corrispondenti di Radio Romania a Chisinau, il basso numero di coloro che si sono presentati alle urne si deve soprattutto alla delusione dei cittadini per la situazione nella repubblica. Il secondo turno è decisivo non solo politicamente, ma anche geopoliticamente.
L'elezione di Dodon, un romenofobo e antieuropeo virulente, farebbe crollare, nuovamente, a tempo indeterminato, le aspirazioni europee di Chisinau. Il leader socialista promette di cambiare al direzione della politica estera, voltare le spalle a Bruxelles e integrare la repubblica in Russia-Bielorussia-Kazakistan. Si perderebbero, cosi', sette anni di sforzi che le forze pro-europee, giunte al governo nel 2009, hanno compiuto per togliere Chisinau dall'orbita di Mosca e avvicinarla all'Europa. (traduzione di Adina Vasile)
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