Si stima che le emissioni di CO2 a livello globale aumenteranno in modo pericoloso quest'anno, man mano che l'economia mondiale si sta riprendendo dalla crisi provocata dalla pandemia di coronavirus.
L'Agenzia Internazionale per l'Energia ha lanciato un duro monito per l'industria energetica, sottolineando che gli investitori non dovrebbero finanziare nuovi progetti di sfruttamento del greggio, dei gas naturali e del carbone se il mondo vuole arrivare a zero emissioni di CO2 entro il 2050. Si stima che le emissioni di CO2 a livello globale aumenteranno in modo pericoloso quest'anno, man mano che l'economia mondiale si sta riprendendo dalla crisi provocata dalla pandemia di coronavirus. Attualmente la ripresa economica dalla crisi COVID non è affatto sostenibile per il clima e se i governi dell'intero mondo non agiscono rapidamente per iniziare a ridurre le emissioni è probabile che ci confrontiamo con una situazione ancora più grave nel 2022, aggiunge l'Agenzia. Dal canto suo, il segretario generale dell'Onu, Antonio Guterres, ha chiesto ai Paesi industrializzati di eliminare gradualmente l'utilizzo del carbone entro il 2030 e di porre fine alla costruzione di nuove centrali a carbone. Tutto ciò nel contesto in cui si stima che la domanda di energia elettrica conoscerà la più rapida crescita dell'ultimo decennio. Ci sono, però, anche buone notizie, come la crescita della produzione di energia solare ed eolica in Cina. Oppure che l'Eecutivo di Berlino ha adottato un piano di acceleramento dell'implementazione degli obiettivi climatici, cosicchè la Germania possa raggiungere la neutralità carbonica entro il 2045. Del resto, i Paesi industrializzati si sono assunti negli ultimi mesi impegni ambiziosi sulla riduzione delle emissioni inquinanti, e questi impegni vanno rispettati. Dal canto suo, il presidente francese Emmanuel Macron ha valutato che gli stati africani non devono restare "chiusi" nelle energie fossili e devono poter avanzare con il resto del mondo, tramite l'attrazione di massicci investimenti nelle energie rinnovabili. Questi appelli rivelano, in realtà, l'essenza del problema dal punto di vista della produzione e dell'economia. Si tratta di un cambiamento fondamentale nella società e nell'economia, ha valutato, a Radio Romania, il docente universitario Mircea Duțu.
"Negli ultimi quasi 200 anni, l'intera società ed economia del pianeta hanno funzionato in base a un modello energetico basato sui combustibili fossili: greggio, carbone e gas metano. In questo contesto, per rendere compatibile ciò che succede a livello economico con ciò che succede a livello climatico, si è optato per il cambiamento fondamentale di questo modo di produrre energia e per il passaggio dalle energie fossili alle rinnovabili, eventualmente anche nucleari, e, comunque, a fonti di energia a basse emissioni di gas serra. Il principale obiettivo dell'azione globale in vista dell'attenuazione e dell'adattamento ai mutamenti climatici è rappresentato, dal punto di vista climatico propriamente detto, dalla limitazione della crescita della temperatura media globale sotto 2 gradi centigradi, e, se possible, a 1,5 gradi rispetto ai livelli precedenti l'epoca moderna, quindi, nel periodo preindustriale. E in modo complementare, ma congiunto, dal raggiungimento della neutralità climatica alla metà di questo secolo, come componente dell'azione dell'uomo per raggiungere l'obiettivo di limitazione della crescita della temperatura media globale", ha spiegato Mircea Duțu.
In che misura sono stati accelerati ultimamente i mutamenti climatici dalle attività dell'uomo? Lo possiamo dire adesso con maggiore precisione rispetto a 10 anni fa, spiega Roxana Bojariu, esperto climatologo. L'aumento della temperatura media globale notato soprattutto a partire dalla seconda metà del XXesimo secolo è causato nella sua maggior parte - con una probabilità del 95% - dalle attività dell'uomo, si legge nell'ultimo rapporto del Gruppo intergovernativo per lo studio dei mutamenti climatici e abbiamo prove scientifiche, aggiunge Roxana Bojariu. "Si tratta di esperimenti numerici, l'equivalente perfetto degli esperimenti nel laboratorio di fisica, i quali rivelano che, se non prendiamo in calcolo la crescita della concentrazione dei gas ad effetto serra, non otteniamo questa tendenza di crescita della temperatura media globale. Quindi, i fattori naturali praticamente non hanno un effetto sull'insorgere della tendenza di crescita della temperatura media globale. Nè l'attività del sole, nè l'attività vulcanica possono spiegare questa crescita impressionante, vedete che abbiamo record annuali, man mano che passano i mesi. Gli ultimi sei anni sono stati i più caldi sei anni dalla seconda metà del XIXesimo secolo. L'ultimo decennio è stato il più caldo di tutti i decenni sui quali ci sono registrazioni. Ma questi record sono accompagnati anche da record di fenomeni estremi. L'anno scorso abbiamo avuto la più attiva stagione degli uragani nell'Atlantico. Allo stesso tempo, abbiamo una perdita accelerata di ghiaccio in Groenlandia, ma anche nell'ovest dell'Antartica. Purtroppo, simili cose si intensificheranno nel futuro. Ci saranno incendi come in Australia e Amazzonia e come nel sud Europa. Gli esperimenti numerici mostrano che anche in Romania gli incendi di vegetazione avranno un impatto sempre maggiore man mano che la temperatura media globale continuerà ad aumentare e l'attuale cambiamento si amplificherà", ha spiegato Roxana Bojariu.
Abbiamo bisogno della neutralità climatica nel 2050, ciò significa che tutte le nostre attività che portano a emissioni di CO2 vanno controbilanciate affinchè alla fine abbiamo zero emissioni nette e l'impronta ecologica delle nostre attività non ci sia più, afferma Roxana Bojariu.
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