La Commissione Europea ha adottato, alla fine di maggio, la valutazione annuale dell'attuazione delle riforme nei Paesi partner dei Balcani Occidentali e in Turchia, come anche una serie di raccomandazioni riguardanti le prossime tappe per questi Paesi.
A conferma del fatto che una politica di allargamento credibile rappresenta un investimento geostrategico per la pace, la stabilità, la sicurezza e la crescita economica nell'intera Europa, la Commissione Europea ha adottato, alla fine di maggio, la valutazione annuale dell'attuazione delle riforme nei Paesi partner dei Balcani Occidentali e in Turchia, come anche una serie di raccomandazioni riguardanti le prossime tappe per questi Paesi. Nella visione di Bruxelles, una prospettiva ferma e credibile dell'Ue per i Balcani Occidentali resta essenziale per incentivare la trasformazione e la riconciliazione, esportare stabilità nella regione e per promuovere i valori, le norme e gli standard Ue. Adottata a febbraio 2018, la strategia della Commissione per questa zona ha portato al rinnovo dell'impegno dell'Unione nel suo insieme e degli stati membri, e un anno dopo si constatano progressi concreti per quanto riguarda i Balcani Occidentali, anche se l'applicazione generale delle riforme varia da un Paese all'altro, constatano gli esponenti europei. Albania e la Repubblica della Macedonia del Nord hanno ottenuto i migliori risultati per quanto riguarda l'attuazione delle riforme, hanno riunito i requisiti rilevanti, cosicchè la Commissione ha raccomandato al Consiglio di aprire i negoziati di adesione con i due Paesi.
"La Repubblica della Macedonia del Nord e l'Albania hanno fatto la loro parte di lavoro, e adesso tocca all'Ue svolgere il suo ruolo. Adesso, ovviamente, in seguito alle nostre raccomandazioni, la prossima mossa sarà del Consiglio. Inoltre, la Commissione dà il suo via libera alla richiesta di adesione della Bosnia ed Erzegovina all'Ue. In questo contesto, la Commissione precisa una serie di priorità dettagliate per quanto riguarda la democrazia, lo stato di diritto, i diritti fondamentali e la riforma dell'amministrazione pubblica, che sono necessari affinchè il Paese avanzi verso lo status di candidato e cominci ulteriormente i negoziati", ha spiegato l'Alto rappresentante per gli Affari esteri e la politica di sicurezza, la vicepresidente della Commissione, Federica Mogherini.
I Balcani Occidentali sono parte integrante dell'Europa e faranno parte del futuro dell'Ue, di un'Unione Europea più forte, stabile e unita, ha aggiunto Federica Mogherini. Le incertezze pergmanono, invece, sulla situazione della Turchia.
"Il governo turco dichiara il suo impegno per l'adesione all'Ue, ma vediamo che il Paese continua ad allontanarsi dall'Ue. Crediamo che sarebbe benefico per tutti, e soprattutto per i cittadini turchi, se questa tendenza fosse invertita urgentemente, fatto per cui, ovviamente, ci sarà sempre la nostra disponibilità". Inoltre, vogliamo sottolineare quanto siano importanti le relazioni di buon vicinato ed evitare le tensioni nell'est del Mediterraneo", ha spiegato Federica Mogherini.
D'altra parte, la Brexit, prevista inizialmente per il mese di marzo di quest'anno, è stata rinviata almeno fino al 31 ottobre, nel contesto in cui l'accordo raggiunto con l'Ue è stato approvato dal Governo, ma bocciato tre volte dal Parlamento britannico. In seguito al fallimento di convincere la Camera dei Comuni di accettare l'accordo, Theresa May, giunta all'apice della sua carriera in uno dei più movimentati periodi della storia della politica britannica, dopo il referendum del 2016, dove è stata decisa l'uscita della Gran Bretagna dall'Ue, si è dimessa il 7 giugno dall'incarico di premier. La posizione politica della seconda donna premier nel Regno Unito è stata indebolita principalmente in seguito al compromesso di accordo volto ad evitare i controlli doganali in Irlanda, compromesso che non è stato accettato da molti dei colleghi conservatori di Theresa May e dai partner nord-irlandesi. Dopo le elezioni europee dello scorso maggio, organizzate inclusivamente in Gran Bretagna, i partiti pro-europei continuano a detenere la maggioranza nel nuovo Europarlamento e questi hanno già ammonito Londra che non rinegozieranno l'accordo sulla Brexit. La posizione della Commissione Europea è stata, del resto, categorica - non ci saranno altri negoziati.
Nel caso di una Brexit senza accordo, il Regno Unito diventerebbe un Paese terzo cui non sarà applicata nessuna misura transitoria di quelle previste nell'accordo di ritiro negoziato. Dalla rispettiva data, l'intera legislazione primaria e secondaria dell'Ue cesserebbe di essere applicata al Regno Unito, una simile situazione causando gravi perturbazioni per i cittadini e le imprese. In un simile scenario, le relazioni di Londra con l'Ue sarebbero regolamentate dal diritto internazionale pubblico generale, inclusivamente dalle norme dell'Organizzazione Mondiale del Commercio. Tra l'altro, l'Ue avrà l'obbligo di applicare subito le sue regole e tariffe doganali ai confini con il Regno Unito. Un simile obbligo include verifiche e controlli del rispetto degli standard doganali, sanitari e fitosanitari e la verifica della conformità alle direttive Ue. La situazione è, però, per ora incerta, e si parla della possibilità di un nuovo referendum, e non sono pochi coloro che considerano che esso chiarirebbe le cose e risolverebbe l'equazione con tante incognite della Brexit.
Link utili
Copyright © . All rights reserved