Nel contesto del calo demografico e dell'emigrazione di un gran numero di romeni, com'era prevedibile, sul mercato del lavoro romeno si è verificato un deficit di manodopera.
Nel contesto del calo demografico e dell'emigrazione di un gran numero di romeni, com'era prevedibile, sul mercato del lavoro romeno si è verificato un deficit di manodopera. Il deficit aumentando da un anno all'altro, il nostro Paese è giunto nella situazione di dover importare personale per i posti di lavoro rimasti vacanti, trovandosi attualmente al secondo posto nell'Ue tra i Paesi con la maggiore domanda di lavoratori extracomunitari, dopo la Repubblica Cecca. La maggioranza dei cittadini stranieri assunti in Romania nel 2018 provengono dal Vietnam (35%), seguito da Turchia, Nepal, Serbia, Sri Lanka, Cina e Moldova. La crisi piú acuta della forza lavoro si fa sentire nei seguenti settori: ristorazione, costruzione di navi e strutture galleggianti, commercio al dettaglio, abbigliamento e calzature ed edilizia residenziale e non residenziale. A caso o no, questi sono, parzialamente, anche i settori in cui lavorano i romeni stabilitisi da anni in vari Paesi Ue e non solo. Questa sarebbe anche una delle spiegazioni del deficit di forza lavoro, oltre alla situazione dell'insegnamento romeno, sottolinea l'eurodeputata S&D Maria Grapini, imprenditrice romena.
"Dobbiamo specificare che questa crisi della forza lavoro appare a livello delle mansioni esecutive, delle cariche che non comportano un titolo di studio. Purtroppo, ci si risente della chiusura delle scuole professionali avvenuta anni fa, sebbene nel frattempo il sistema duale d'insegnamento abbia iniziato a funzionare. È stata adottata anche la legge dell'apprendistato. Ma non si è ancora giunti al numero di lavoratori richiesto. Le mie compagnie operano nel settore tessile, in cui c'è una forte crisi nelle attività per cui c'erano classi speciali nelle scuole professionali, come la tessitura e coloratura. Non parlo piú di mestieri come l'elettrico, il saldatore, il tornitore ecc.", afferma Maria Grapini.
"Importiamo, soprattutto, forza lavoro non qualificata", affermano anche i rappresentanti delle ditte di consulenza e risorse umane, come Dana Ionescu, la quale precisa che ciò non è per niente conveniente come costo. Dana Ionescu, global mobility manager presso ADECCO Romania.
"Non è per niente piú conveniente dal punto di vista dei costi portare cittadini stranieri in Romania. Ci sono delle restrizioni per certe categorie di lavoratori per quanto riguarda il salario. Se un romeno può essere assunto con il salario minimo garantito, un cittadino straniero che ottiene il permesso di lavoro va retribuito per legge con il salario medio. Vi si aggiungono i costi delle formalità: la ditta di consulenza, la traduzione dei documenti, le tasse notarili e altre tasse", spiega Dana Ionescu.
A prescindere dalle cause della crisi e dai suoi costi, i datori di lavoro romeni vogliono un numero sempre maggiore di lavoratori stranieri, rivolgendosi al governo affinchè rilasci piú permessi di lavoro. La specialista di risorse umane, Dana Ionescu, ci offre piú dettagli.
"Dai dati centralizzati dall'Agenzia Nazionale per l'Impiego risulta che dal totale dei posti vacanti registrati nel primo trimestre dell'anno, messi a disposizione delle persone in cerca di lavoro e con indennità di disoccupazione, 31.464 sono stati dichiarati ripetutamente dai datori non occupati. Proprio a causa di questo deficit è apparsa la necessità di aumentare considerevolmente da un anno all'altro il contingente di cittadini stranieri che possono essere assunti sul territorio della Romania. Questo contingente viene approvato per decisione governativa all'inizio dell'anno e viene, strada facendo, modificato, essendo ampliato", racconta Dana Ionescu.
Quest'anno, il contingente approvato dal governo per tipologie di lavoratori neoammessi al mercato del lavoro è cresciuto del 55% rispetto allo stesso periodo del 2017. Inizialmente, per il 2018, questo contingente era stato di 7.000 lavoratori, ad agosto essendo deciso il suo aumento fino ad un numero-record, come racconta sempre Dana Ionescu.
"Per la categoria di lavoratori permanenti, il contingente è stato raddoppiato da 4.000 a 8.000, e per quelli distaccati il contingente è stato aumentato piú di 4 volte: da 1.200 a 5.200. Resta da vedere se fino alla fine dell'anno sarà necessario o meno un altro aumento di questo contingente", ha detto Dana Ionescu.
Oltre alle soluzioni della scolarizzazione correlata con le esigenze del mercato del lavoro e dell'applicazione della legge sull'apprendistato, si discute anche dell'incoraggiamento del ritorno in patria dei romeni che lavorano all'estero. Ma, in questo caso, appaiono altri impedimenti, ritiene l'eurodeputata Maria Grapini.
"C'è una forte sfiducia. Quando sono andata in Spagna, mi sono incontrata con i rappresentanti dei romeni in quel Paese. Non si fidano della sostenibilità del posto di lavoro. Non hanno sollevato il problema dei salari, bensi' dell'esistenza a lungo termine del posto di lavoro. Chi è andato via non vuole piú tornare, proprio perchè non ha questa certezza del posto di lavoro. Credo che occorrano delle politiche pubbliche che si concentrino meglio su questo aspetto", ha detto la Grapini.
Fino allora, l'import di personale è una soluzione sempre piú applicata. La semplificazione della legislazione per portare forza lavoro dall'estero è già presa in considerazione. Si considera, inoltre, eliminare il provvedimento sul salario medio garantito, perchè, una volta stabilito il salario minimo dal governo, dovrebbe essere il mercato a decidere il livello salariale dei dipendenti a seconda della qualifica. Resta da vedere se questi intenti si concreteranno tramite leggi. (traduzione di Adina Vasile)
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