Annualmente, la Banca Centrale romena realizza una ricerca sulla dinamica degli investimenti stranieri diretti, e la più recente simile analisi indica un flusso di investimenti di 5,26 miliardi di euro nel 2018.
Annualmente, la Banca Centrale romena realizza una ricerca sulla dinamica degli investimenti stranieri diretti, e la più recente simile analisi indica un flusso di investimenti di 5,26 miliardi di euro nel 2018. È il più alto livello registrato dopo il 2008, anche se lontano dal valore-record di allora, di 9,5 miliardi di euro. Il flusso netto di investimenti stranieri si è orientato nel 2018 prevalentemente verso il commercio, seguito dall'industria di lavorazione, dalle intermediazioni finanziarie e dalle assicurazioni, e verso il settore edile e delle transazioni immobiliari. La struttura per Paesi del saldo degli investimenti stranieri diretti rileva il fatto che l'Olanda resta al primo posto, seguita da Germania, Austria, Italia, Cipro, Francia e Svizzera. La tendenza di crescita registrata dagli investimenti stranieri è rallegrante, afferma, a Radio Romania, l'analista economico Aurelian Dochia, attirando, però, l'attenzione che, rispetto al numero di abitanti, il valore di questi investimenti colloca la Romania dietro Paesi come l'Ungheria, la Polonia o la Repubblica Ceca.
"Il flusso di investimenti diretti è estremamente importante per la Romania. Certo che è una fonte di sviluppo, ma, allo stesso tempo, dev'essere visto anche dalla prospettiva del deficit che abbiamo nella bilancia commerciale. Tutti sono preoccupati per questo deficit, ma finchè è coperto tramite flussi di capitale, come gli investimenti stranieri diretti, credo che dovremmo guardarlo come un fattore positivo, favorevole allo sviluppo della Romania, specialmente quando questi flussi di investimenti vanno verso settori dell'economia che hanno la chance di produrre nel futuro di più e, soprattutto, più valore aggiunto. Da questo punto di vista, però, i dati statistici che abbiamo adesso sugli investimenti stranieri diretti rilevano che una buona parte di essi sono andati verso settori come il commercio e qui è ovvio che è un settore che si rivolge al mercato interno e che non offrirà nel futuro una crescita della produzione che porti al rimborso di questi prestiti e all'equilibrazione dei flussi di capitale. Tuttavia, per l'economia romena, l'attrattività della Romania resta importante per gli investitori romeni, in quanto c'è un divario notevole per quanto riguarda la saturazione del mercato interno per molti settori di attività. Continuiamo ad avere costi con la manodopera più bassi, sebbene questi siano cresciuti rapidamente negli ultimi anni, ma restano a livelli di molto inferiori a quelli su mercati come la Germania e la Francia e evidentemente il processo di integrazione molto forte con i mercati dell'Unione Europea rendono la Romania un posto attraente per gli investimenti stranieri", ha spiegato Aurelian Dochia.
Ci saranno ancora sfide per gli investimenti stranieri diretti - soprattutto le tensioni sul mercato del lavoro e l'intensificazione dei deficit gemelli: quello fiscale e quello di conto corrente - anticipano gli analisti, ma, a medio termine, continueranno a registrarsi entrate importanti di investimenti stranieri diretti in Romania, nel contesto dei divari importanti rispetto alla media europea in materia di infrastruttura e dato l'alto potenziale di evoluzione della produttività totale dei fattori di produzione in Romania rispetto agli altri Paesi della regione. La fiducia di cui gode l'economia romena tra gli investitori si riflette, d'altra parte, nella recente decisione di una delle maggiori agenzie di servizi di indicizzazione nel mondo, FTSE Russel, che ha promosso la Borsa Valori di Bucarest dallo status di mercato di confine a mercato emergente secondario. Grazie a questo qualificativo, la Romania ha, adesso, accesso a fondi di investimenti 30 volte maggiori rispetto al precedente periodo. Secondo il presidente del Consiglio di Amministrazione della Borsa Valori di Bucarest, Lucian Anghel, non si tratta di una decisione politica, bensi' della decisione di una serie di comitati di cui fanno parte investitori internazionali, banche-custodi, grandi broker internazionali, e che gestiscono centinaia di miliardi di euro. Praticamente, afferma Lucian Anghel, questi investitori hanno votato il fatto che desiderano investire sul mercato di capitale in Romania.
"Secondo WOOD&Company, il valore dei fondi di investimenti internazionali che potrebbero investire sui mercati emergenti è 128 volte maggiore rispetto al valore dei fondi che potrebbero investire sui mercati di confine. Evidentemente, non sono obbligati a investire in Romania, ma, almeno finora, non era consentito loro, secondo le regole, di investire in Romania. Avanziamo in un'altra categoria come mercato di capitale", ci ha detto sempre Aurelian Dochia.
È l'inizio di un bel viaggio, affermano gli specialisti, ma gli sforzi di ammodernamento e sviluppo della Borsa Valori romena devono continuare per il consolidamento del neo acquisito status e persino per un progresso ancora più importante.
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