I giovani e la loro potenziale migrazione

i giovani e la loro potenziale migrazione Dal 2007 al 2017, nel decennio passato dall'adesione della Romania all'Ue, hanno lasciato il Paese 3,4 milioni di persone, pari a circa il 17% della popolazione.

Dal 2007 al 2017, nel decennio passato dall'adesione della Romania all'Ue, hanno lasciato il Paese 3,4 milioni di persone, pari a circa il 17% della popolazione. Questi dati ufficiali collocano, del resto, la Romania al secondo posto in una classifica sul ritmo di crescita della diaspora, dopo la Siria, Paese colpito da un'orrenda guerra civile. Questa è l'attuale situazione, ma neanche il futuro sembra diverso. Un'altra indagine rileva ciò che a livello formale, nelle discussioni private, le gente discute da tempo: i giovani intendono anche loro emigrare. Lo studio internazionale Youth Mobility è basato sui dati di un sondaggio realizzato su 30 mila giovani di 9 Paesi Ue: Germania, Svezia, Gran Bretagna, Irlanda, Slovacchia, Lettonia, Italia, Spagna e Romania. Dal nostro Paese, allo studio realizzato alla fine del 2015 e l'inizio del 2016, hanno partecipato 2.000 persoane. La sua conclusione resta, però, valida, ancor'oggi: circa metà dei giovani romeni tra i 16 e i 35 anni vorrebbero emigrare. Il docente universitario Dumitru Sandu della Facoltà di Sociologia dell'Università di Bucarest ha contribuito all'indagine e conclude: "Non solo desiderano lasciare il Paese, ma hanno anche piani di partenza. Dire che desiderano andare via significa una cosa - perchè i desideri sono diversi come intensità e gradi di pianificazione del futuro -, ma noi non lavoriamo mai solo con domande su ciò che desiderano le persone. Ci addentriamo nei dettagli. Quindi, il 47% rappresenta la percentuale di giovani tra i 16 e i 35 anni in Romania che, nel momento del sondaggio, avevano intenti molto precisi, persino piani, di lasciare il Paese negli anni successivi."


Fino a questo punto, niente di sorprendente per l'opinione pubblica romena. Le sorprese appaiono, però, quando si fanno paragoni tra Paesi. Ad esempio, per quanto riguarda i motivi dell'emigrazione, i romeni sono molto simili agli italiani.


"La lista di motivi è lunga. Quasi sempre si inizia con i salari, i posti di lavoro e il benessere. Ma non sono solo questi i motivi. E tra la Romania e l'Italia il denominatore comune è la corruzione: il cattivo funzionamento dell'amministrazione. Perchè attualmente le situazioni e motivazioni sono diverse, è meglio partire da ciò che conosciamo più chiaramente: la situazione dei medici. Dal momento che i principali motivi della partenza sono quelli economici, uno si aspetterebbe che l'aumento dei salari sia un primo passo importante per fermare le partenze. Ma non è cosi'. Certo che non è passato molto tempo dal cambiamento della situazione - ossia la crescita dei salari - ma, dai dati parziali, risulta un'altra cosa: si è accentuato il divario tra il settore privato e quello pubblico, e i medici del settore privato vogliono avere salari alla pari di quelli del settore pubblico. Non li possono avere in Romania? Ci sono altri Paesi. In questa equazione va introdotto subito il fattore della stabilizzazione, stabilizzazione dei giovani qualificati. Inoltre, vanno introdotti fattori come la qualità dell'ambiente lavorativo e della vita professionale e ciò e valido anche in altri settori di attività, non solo nella medicina. I giovani vogliono non solo condizioni buone di lavoro, ma anche condizioni meritocratiche di promozione professionale, come in altre parti dell'Europa. Nelle discussioni con il professor Dumitru Sandu i 2000 giovani romeni partecipanti allo studio Youth Mobility è stato affrontato anche il problema del ritorno nel Paese, spiega il professor Dumitru Sandu.


"Se consideriamo il problema dell'esodo dei giovani solo in termini economici, non lo risolveremo mai. Nel realizzare il detto sondaggio, abbiamo chiesto ai 2000 giovani che abbiamo interpellato - alcuni avevano lasciato il Paese ed erano tornati - perchè fossero andati via, quando fossero andati via per la prima volta e quante volte fossero andati via. Inoltre, nel momento in cui si paragonano le esperienze di vita che portano alla migrazione tra i 9 Paesi presi in esame, si nota che in Romania, conta il fatto di essere già andati all'estero. Il romeno tipico, giovane o meno giovane, è molto influenzato nei suoi intenti di partenza da ciò che ha fatto in precedenza. La migrazione è circolatoria."


Già definita negli studi di specialità come "europendolarismo", la migrazione circolatoria comporta la partenza per lavoro, il ritorno nel Paese per un certo periodo e poi il ritorno ai posti di lavoro all'estero. Questo pendolarismo, però, è possibile solo in base a contratti di lavoro molto fermi. Il paragone con altri Paesi può chiarire anche altri aspetti della migrazione per lavoro: la possibilità e le condizioni del ritorno nel Paese.


"Cosi' come emerge dagli studi, una differenza importante tra il romeno abituale e, ad esempio, il polacco abituale che migra, è che l'ultimo parte su basi contrattuali o istituzionali, molto più favorevoli alla migrazione circolatoria. I romeni, invece, partono piuttosto tramite relazioni familiari. Se paragoniamo un migrante romeno abituale allo svedese abituale o al tedesco abituale, quelli nel nord Europa tornano a casa perchè hanno realizzato il piano con cui erano partiti. Il romeno che torna a casa, torna perchè obbligato: obblighi connessi alle proprie condizioni di salute o dei parenti, imposti dal divorzio, imposti dalle visite ai figli rimasti a casa. È un ritorno d'obbligo che, quindi, succede più raramente", ha affermato il professor Dumitru Sandu.


L'istituzionalizzazione della migrazione circolatoria sarebbe una soluzione per il ritorno in patria, almeno temporaneo, dei giovani che scelgono, tuttavia, di emigrare, con il desiderio di tornare un giorno, di non diventare completamente sradicati, fatto che emerge sempre dallo studio cui ha contribuito anche il professor Dumitru Sandu.


"Essivanno via, tuttavia, con il proposito di tornare in certe condizioni. Prendono la decisione effettiva di tornare tramite un tipo di paragone permanente - seguono attentamente ciò che succede nel Paese - tra l'Occidente e la Romania. Inoltre, il comportamento della gente abituale segue non solo indicatori oggettivi, ma anche soggettivi come la fiducia. Parlo delle relazioni di fiducia nei confronti del Parlamento, del Governo e altre istituzioni pubbliche o private. Un'altro aspetto del problema è il fatto che sia i giovani nel Paese, che quelli all'estero manifestano una sfiducia accentuata nelle istituzioni pubbliche, più esattamente nell'amministrazione pubblica in Romania", ha concluso il professor Dumitru Sandu.


Quindi, la principale condizione per il ritorno, oltre a quella specifica dell'europendolarismo, dipende, in realtà, dall'evoluzione della situazione nel Paese e dal cambiamento dello status quo, cosicchè ricompaia la fiducia nelle istituzioni. 



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Publicat: 2019-02-04 18:45:00
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