La Romania si dichiara solidale con l’Occidente dopo l’operazione in Siria in risposta all’attacco chimico a Douma, attribuito al regime di Damasco.
Tramite la voce del capo dello stato, Klaus Iohannis, e del Ministero degli Esteri (MAE), la Romania non ha esitato ad esprimere la sua posizione dopo gli attacchi occidentali avvenuti sabato, in Siria, a una settimana dall’attacco chimico a Douma, imputato al regime di Damasco. Subito dopo l’operazione congiunta degli USA, Gran Bretagna e Francia, il presidente Iohannis ha ribadito che la Romania resta solidale con le azioni dei suoi partner strategici. La Romania condanna, nuovamente, l’uso delle armi chimiche in Siria, che non ha alcuna giustificazione, ha affermato il capo dello stato.
Dal canto suo, il Ministero degli Affari Esteri sostiene che l’operazione occidentale è una reazione ferma alle atrocità che hanno provocato numerose vittime tra la popolazione civile di Douma, confrontata con le conseguenze devastanti di una guerra che andrebbe terminata il prima possibile. La diplomazia di Bucarest ribadisce la necessità della soluzione del conflitto in Siria, che ha provocato sofferenza alla popolazione civile, e ritiene che sia fondamentale che tutte le parti coinvolte continuino a sostenere attivamente le azioni dell’ONU volte a concludere questa crisi. Inoltre, il MAE sostiene che l’attacco con armi chimiche a Douma va indagato il prima possibile, in modo indipendente e imparziale, e chiede che, dopo l’indagine, i colpevoli siano puniti.
Per quanto riguarda i target dell’operazione in Siria, il ministro francese della Difesa, Florence Parly, ha dichiarato che sono stati il principale centro di ricerca e due centri di produzione del programma chimico clandestino del regime di Bashar al-Assad. Dopo l’operazione, il presidente americano, Donald Trump, ha utilizzato l’espressione "missione compiuta", mentre il rappresentante di Washington all’ONU, Nikki Haley, ha affermato, ad una riunione d’urgenza del Consiglio di Sicurezza, che gli USA sono pronti per nuovi colpi, nell’eventualità di un ulteriore attacco chimico in Siria.
Dal canto suo, il premier di Londra, Theresa May, ha affermato che non c’è stata alternativa all’azione militare ed ha descritto l’intervento occidentale limitato e mirato. D’altra parte, gli esperti internazionali dell’Organizzazione per la Proibizione delle Armi Chimiche (OPAC) hanno avviato domenica un’indagine sul presunto attacco chimico a Douma, in cui qualche decina di persone ha perso la vita. Il lavoro sul terreno si annuncia complicato per gli inquirenti, i quali sono arrivati, una settimana dopo gli avvenimenti, in una zona passata sotto il controllo delle autorità di Damasco e della polizia militare russa e devastata da cinque anni di assedio. Stando all’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), a Douma, circa 500 persone hanno presentato sintomi che rilevano l’esposizione a sostanze chimiche tossiche.
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