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La cooperazione Romania – Belgio


Nella storia delle relazioni diplomatiche
di Bucarest, l’anno 1838 è il primo a comparire sull’asse con il Belgio, che
aprì a quel tempo, a Galati, nella Romania orientale, il suo primo consolato
nel nostro Paese. Quattro anni dopo fu trasferito a Bucarest e trasformato, nel
1870, in agenzia diplomatica. Nel 1880, dopo il riconoscimento
dell’indipendenza della Romania, nacque a Bruxelles, a livello di legazione, la
prima rappresentanza diplomatica romena. Nel 1963 i rapporti furono elevati al
livello di ambasciata, dopo che tra il 1941 e il 1946 erano stati interrotti.
La dichiarazione politica congiunta tra la Romania e il Regno del Belgio fu
firmata molto più tardi, nel 1994, e successivamente venne firmato l’accordo di
cooperazione tra il Governo della Romania e quello delle Fiandre, che copre, in
via prioritaria, i settori: energia rinnovabile, agricoltura, trasporti e
lavori pubblici, sanità, protezione e assistenza sociale, innovazione scienza e
tecnologia, occupazione e integrazione sociale. Un accordo simile riguarda la
cooperazione tra il Governo della Romania, il Governo della Regione Vallona e
il Governo della Comunità francese in Belgio. Un ottimo dialogo a livello
politico-diplomatico, una stretta cooperazione economica e commerciale, nonché
la collaborazione a livello europeo e internazionale caratterizzano le
relazioni romeno-belghe. E i dati statistici dell’ultimo decennio indicano un
costante aumento del volume dell’interscambio commerciale, come anche del
numero di aziende belghe che hanno investimenti in Romania.


Delle relazioni romeno-belghe ha parlato in
un’intervista a RRI, Elio di Rupo, ex primo ministro del Belgio, attualmente
ministro-presidente del Governo della Vallonia, che a fine febbraio ha visitato
la Romania, Paese membro dell’Organizzazione Mondiale della Francofonia.Sono diversi i
motivi per cui mi trovo nella capitale romena. Innanzittutto: i rapporti che
abbiamo con i romeni in Belgio. Secondo l’Ambasciata romena, in Belgio ci sono
quasi 200 mila romeni, di cui più della metà a Bruxelles. Un altro motivo: la
posizione strategica della Romania rispetto all’Ucraina e alla Repubblica di
Moldova in questa abominevole guerra iniziata dalla Russia. Su piano economico,
la Romania ha una crescita del 5%, è quasi indipendente dal punto di vista
energetico e ha una strategia che mira all’autonomia energetica, che attrae le
imprese. Ci sono già 330 aziende (belghe) che lavorano con la Romania e altre
700 aziende della Vallonia che sono interessate a ciò che sta accadendo in
Romania.


I circa 200 mila romeni presenti in Belgio
costituiscono la seconda più importante comunità di stranieri in questo Paese,
e il suo impatto economico è importante. In generale, parliamo di lavoratori
che ritroviamo in quasi tutti i settori dell’economia, nell’edilizia, ma anche
tra infermieri e medici. Loro rappresentano una popolazione molto ben
integrata, afferma il funzionario belga, ricordando che anche in Romania ci
sono già diverse aziende belghe. Ma, dice Elio di Rupo, le relazioni possono
essere intensificate, bisogna creare valore economico attraverso gli scambi,
attraverso il commercio, attraverso uno scambio di produzione. Elio di Rupo ha
parlato anche del fatto che la Romania è entrata nell’UE nel 2007, ma ancora
oggi non fa parte dell’area Schengen.


Perché? Perché dobbiamo avere
l’unanimità. E finora i Paesi Bassi sono stati riluttanti. Ricordo che 10 anni
fa, quando ero nel Consiglio Europeo, i Paesi Bassi rimproverarono alla Romania
di essere troppo permissiva nei confronti degli stranieri. Ma il presidente
romeno ha risposto che Rotterdam e’ una piattaforma di importazione di droga
per tutta l’Europa. Ora l’Olanda sembra essere convinta che si devono fare
passi in avanti. L’Austria, invece, non è ancora della stessa opinione. Sembra
che il grosso problema dell’UE sia che nel momento dell’apertura verso i Paesi
dell’Europa Orientale, non si e’ rinunciato a questo meccanismo dell’unanimità
e gli effetti si vedono oggi, per quanto riguarda l’accettazione della Romania
nell’area Schengen: basta che un Paese si opponga affinche’ il processo sia
bloccato. Ma la verità è che dobbiamo avanzare.


E, poiché la guerra della Russia in Ucraina
sta lasciando il segno in tutta Europa, Elio di Rupo ha fatto riferimento anche
a questo argomento che da più di un anno è sui titoli dei giornali di tutto il
mondo, ricordando che il Belgio ha reagito allo stesso modo di altri Paesi, nel
senso che all’inizio del conflitto sperava che fosse trovata una soluzione
diplomatica. Sfortunatamente, oggi, un anno dopo, non c’è altra soluzione che
difendersi dalla Russia, afferma il funzionario belga.


Perché se la Russia trionfa in
Ucraina, le democrazie e la libertà saranno in grave pericolo. Perché non
sappiamo dove si fermerà Putin. Quindi l’evoluzione della situazione in Ucraina
sarà lunga e difficile. Non possiamo sottovalutare la resistenza e la capacità
militare della Russia. Non troveremo una soluzione presto. La Cina sta
intervenendo, ma come è oggi, l’avanzata delle truppe russe in Ucraina non ci
consente di sperare in un immediato cessate il fuoco e in un negoziato. Quindi
non abbiamo altra soluzione nella situazione attuale: dobbiamo armare
l’Ucraina. E’ quello che stanno facendo i paesi NATO e i paesi europei, senza
di loro l’Ucraina non potrebbe resistere. Quale sarà l’esito di questo
conflitto? Nessuno lo sa. Ma non possiamo che aiutare l’Ucraina con
tutto quello che possiamo. La battaglia non si sta svolgendo solo sul
territorio dell’Ucraina, lì si sta svolgendo la lotta fisica, ha affermato Elio
di Rupo, ma abbiamo anche difficoltà umane, politiche, sociali ed economiche
anche nei Paesi nell’ovest dell’UE.

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