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Cambio di paradigma nel mondo del lavoro

Uno dei benefici inattesi della pandemia è stato il cambio del paradigma nel mondo lavoro.

Cambio di paradigma nel mondo del lavoro
Cambio di paradigma nel mondo del lavoro

, 01.04.2022, 14:28

Uno dei benefici inattesi della pandemia è stato il cambio del paradigma nel mondo lavoro, nel senso che, adesso, i dipendenti preferiscono dimettersi, anche senza un piano di riserva, anzichè accettare compromessi. Un recente studio rileva che solo il 3% degli interpellati desideravano il ritorno totale al lavoro in ufficio, mentre la stragrande maggioranza hanno affermato che si dimetterebbero se fossero obbligati a fare qualcosa che non vogliono. L86% dei dipendenti vogliono lavorare da remoto almeno due giorni alla settimana e parliamo di uno studio realizzato su 10.000 persone a livello globale! Apprendiamo insieme a Raluca Dumitra, Head of Marketing presso eJobs Group, come ha cambiato la pandemia le dinamiche del mondo del lavoro in Romania e nel mondo, come si presenta il mercato del lavoro nella Romania del 2022 e quali sono i settori che assumono il maggior numero di persone. Con Raluca Dumitra abbiamo, inoltre, parlato della “The Great Resignation” – La Grande Ondata di Dimisisoni – fenomeno che non ha risparmiato neanche la Romania, anche se ancora agli inizi.



“Se nel 2021 solo sentivamo della Grande Ondata di Dimisisoni, adesso notiamo man mano che il fenomeno è apparso anche in Romania. In uno studio realizzato poco tempo fa, tra i candidati, il 21% di loro confessavano che si dimetterebbero dallattuale posto di lavoro senza avere un piano di riserva. È una percentuale che, sebbene non bassa, è sorprendente se teniamo conto del fatto che questi dipendenti non sono più disposti a fare compromessi al lavoro. In più, 8 su 10 romeni affermavano, nellambito dello stesso sondaggio, che hanno come principale priorità questanno il cambiamento del posto di lavoro e che hanno già iniziato le ricerche. Ancora più sorprendente è che cè un grande ottimismo, perchè quasi la metà di loro pensano di trovare un lavoro in meno di tre mesi. Daltra parte, non so se sia piuttosto un ottimismo o una realtà del mercato, perchè in questo momento cè un grande deficit di talenti, il che, ovviamente, mette i candidati in una posizione privilegiata, dalla quale possono scegliere il lavoro che vogliono, negoziare i benefici e, allo stesso tempo, dà loro fiducia che troveranno abbastanza presto, anche senza un piano di riserva, un nuovo lavoro. Ed è anche la realtà del mercato, perchè è vero che ottimi specialisti troveranno molto presto un lavoro che corrisponda alle loro aspettative. »



Raluca Dumitra ci racconta quali sono i settori in cui scarseggiano i talenti, chi e dove fa assunzioni. «In questo momento, il mercato del lavoro in Romania scarseggia seriamente di talenti. Dallinizio dellanno fino alla metà di febbraio sono state fatte 60 mila offerte di lavoro sulla piattaforma. Si fanno moltissime assunzioni nella capitale Bucarest e nelle grandi città, e i settori con il maggior numero di offerte sono il retail, le prestazioni servizi, i call-center, la produzione, lIT-Telecom, il transporto e la logistica, lindustria alimentare, ledilizia. Noi abbiamo realizzato recentemente un altro sondaggio, questa volta tra i datori di lavoro, in cui abbiamo chiesto quali fossero, secondo loro, i settori col maggior numero di assunzioni nel 2022, e i primi menzionati da loro sono stati le vendite, la produzione e ledilizia. Sono settori che hanno bisogno di nuovi dipendenti in modo tradizionale oppure che hanno una grande fluttuazione (le vendite) oppure settori per cui è difficile trovare forza lavoro, come la produzione o ledilizia (questultimo ha conosciuto un grande sviluppo, soprattutto negli ultimi due anni). Daltra parte, continuiamo a parlare di un grosso deficit di talenti nel settore IT. Prima della pandemia, cera un deficit di 20.000-30.000 specialisti che il mercato avrebbe potuto assorbire in qualsiasi momento, e adesso, con il forte sviluppo della digitalizzazione nel contesto della pandemia, questo deficit è cresciuto sicuramente a 50.000 specialisti».



La pandemia ci ha aiutati a scoprire il lavoro ibrido e ciò resterà anche dopo la sua fine. « Una delle poche cose buone portate dalla pandemia è stata questa flesibilizzazione. Perchè siamo stati tutti cosrtetti a lavorare da remoto, abbiamo conquistato questa libertà di lavorare da casa o da qualsiasi altro posto, una libertà cui i dipendenti non vogliono più rinunciare, naturalmente. È vero che nel 2022 parleremo piuttosto di un lavoro ibrido anzichè da remoto, perchè sia i dipenenti, che le compagnie si auspicano il ritorno in ufficio. Attenzione, però, non parliamo del ritorno a ciò che cera prima della pandemia, alle 5 giornate lavorative in ufficio – ciò, probabilmente, non succederà più presto, forse non succederà più mai. Parliamo di un desiderio di ritorno, ma allinsegna della flessibilità. Praticamente, i dipendenti desiderano tornare in ufficio mettendo le proprie condizioni, per diverse ragioni – per socializzare, forse alcuni perchè si concentrano meglio così in certi giorni, ma non è un desiderio di ritorno permanente. In più, le compagnie che si auspicano il ritorno in ufficio entro certi parametri fissi (ad esempio, se intendono obbligare tutti i dipendenti a lavorare in ufficio tre giorni alla settimana, il lunedì, il martedì e il mercoledì), avranno da perdere, soprattutto in questo momento, quando la caccia ai cervelli è così serrata. Esse si confronteranno, probabilmente, con unondata di dimissioni nel contesto della cosiddetta Great Resignation. Il desiderio dei dipendenti di prendersi il maggior numero di giorni di ferie possibili nel 2022 è assolutamente normale. Dobbiamo tenere conto del fatto che, per circa due anni, non abbiamo avuto la libertà di viaggiare, e, quando abbiamo viaggiato, lo abbiamo fatto sempre con un senso di allerta e molto meno che negli anni precedenti e le vacanze non sono state più come prima. E siccome si è lavorato tanto da remoto, lo spazio professionale si è sovrapposto moltissimo a quello personale, si è lavorato tanto (in molti casi ci si è confrontati con il burnout) e allora questo bisogno di riposare è assolutamente normale», ha spiegato Raluca Dumitra.




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