La combustione illecita di rifiuti – un grave problema di inquinamento
A causa delle restrizioni di circolazione imposte nel contesto della pandemia, l'inquinamento nelle grandi città sembrava essersi ridotto, soprattutto durante lo stato d'emergenza nella prima parte del 2020.
Christine Leșcu, 20.12.2021, 08:00
A causa delle restrizioni di circolazione imposte nel contesto della pandemia, linquinamento nelle grandi città sembrava essersi ridotto, soprattutto durante lo stato demergenza nella prima parte del 2020. Allora, in Romania, il traffico auto e implicitamente, le emissioni di CO2 generate dalle auto si sono ridotte sostanzialmente, soprattutto nella capitale Bucarest, al secondo posto come livello di inquinamento tra le capitali europee. Tuttavia, in quella occasione, è emerso ancora di più un fenomeno prima in gran misura trascurato: la combustione illecita di rifiuti nelle zone rurali intorno a Bucarest. Il fumo denso e lodore soffocante specifico agli incendi sono stati e continuano a essere risentiti dai bucarestini che abitano nelle zone di periferia. Come anche in altri casi il segnale dallarme è stato tirato dalla società civile. Oana Neneciu, coordinatrice della rete di sensori per il monitoraggio ambientale Aerlive e membro dellassociazione ambientalista Ecopolis, ci ha descritto la situazione.
“Purtroppo, ufficialmente, non abbiamo dati dalle autorità pubbliche che dovrebbero occuparsi del fenomeno. Non abbiamo dati convincenti. Abbiamo solo informazioni da chi è andato sul posto o che abbiamo raccolto noi sul posto. Si tratta di materiali provenienti daauto demolite, in gran parte pneumatici, e, in generale, materiali che non possono essere rivalorizzati. Essi sono portati sui campi o in spazi appartenenti ai comuni intorno a Bucarest e intorno alla provincia di Dâmbovița. ad esempio. Sono portati li e, perchè ce ne sono tanti, a volte vengono bruciati. Gli abitanti delle zone rurali semplicemente li bruciano, e da quello che abbiamo capito sempre loro si occupano della demolizione di autoveicoli. Ma non possiamo dire molto perchè non ci sono dati ufficiali in questo senso. Perciò, noi, come long Ecopolis e lAerlive abbiamo iniziato questo autunno una campagna intitolata “Aria bruciata”.Cerchiamo di documentare il fenomeno per vedere da dove provengono i rispettivi materiali, cosa succese con essi, perchè finisono collessere bruciati sui campi e perchè i rispettivi comuni non reagiscono fermamente. Ad esempio, vogliamo sapere perchè non vengono raccolti dai servizi di raccolta rifiuti che funzionano nelle rispettive zone per evitare la loro combustione. »
Quanto sia dannosa la loro combustione apprendiamo da un recente studio di Aerlive realizzato con il sostegno dellIstituto di Fisica Atomica di Măgurele. Lo studio rileva che, in seguito alla combustione dei rifiuti nelle stufe per uso domestico, viene rilasciata nellaria una quantità di particelle tipo PM10, contenenti sostanze chimiche cacerogene, molto maggiore di quella rilasciata dalla legna bruciata per il riscaldamento. Si è, inoltre, constatato che, in seguito alla combustione dei rifiuti di plastica (PET, schiuma poliuretanica, vestiti) nellaria vengono rilasciate fino a 700 volte di più idrocarburi, migliaia di volte più tossiche rispetto alle emissioni generate dalla combustione del legno. Allo stesso tempo, ultimamente, il fenomeno si è amplificato tanto da attirare lattenzione delle autorità. Ad esempio, lIspettorato per Situazioni dEmergenza ha dichiarato per il 2020, nella zona Bucarest-Ilfov, oltre 130 interventi effettivi contro la combustione dei rifiuti. Si è trattato di una quantità totale di oltre 870 tonnellate di rifiuti. « LIspettorato segnala gli interventi che fa su proprietà private dove avvengono queste combustioni illecite, ossia intorno alle proprietà e persino sulle proprietà. Ma i fuochi accesi sui campi, abbastanza spesso, sono spenti prima dellarrivo dei rappresentanti dellIspettorato propria da chi li accende. La Guardia Ambientale ha fatto una serie di controlli la scorsa primavera ed è riuscita a documentare un pò questo problema nel paesino Sintești. Ma, in realtà, i dati disponibili su questo tema sono pochissimi e ciò ci sembra preoccupante. Perciò, cerchiamo di mettere pressione sulle autorità al fine di trovare una soluzione», ha spiegato Oana Neneciu.
Una spiegazione per le ingenti quantità di riufiuti non raccolti e non depositati secondo la legge ci viene offerta dalla Commissione Europe ache invia la Romania di nuovo davanti alla Corte Europea di Giustizia per il mancato rispetto della Direttiva sui depositi di rifiuti. La Romania semplicemente non ha provveduto al riutilizzo di un sufficiente numero di discariche affinchè i rifiuti fossero depositati in tal modo da non danneggiare alla salute e da non inquinare lambiente. Della situazione delle discariche intorno alla capitale Bucarest si occupa da diversi anni anche lAssociazione per la Natura e la Tutela Ambientale, diretta dallambientalista Bogdan Tucmeanu. «Attualmente nel nord-ovestdella Capitale ci sono moltissimi operatori di raccolta e deposito rifiuti. Ci sono tra 6-7 società che offrono simili servizi, oltre al più importante: la gestione del deposito di rifiuti della Capitale, ossia del Comune di Bucarest, nei pressi di Rudeni, ricadente nel territorio del primo rione. Da un anno allaltro linquinamento è diventato sempre maggiore. Ci sono moltissimi stabilimenti industriali o semi-industriali che, dal canto loro, contribuiscono in modo significativo al classico inquinamento dovuto al traffico e al riscaldamento residenziale. »
Le discariche non conformi rilasciano odori pesanti, ma anche sostanze chimiche dannose, mentre i rifiuti generati da questi stabilimenti non modernizzati finiscono collessere bruciati. Inoltre, la combustione sembra avere anche cause economiche. Gli pneumatici e i cavi elettrici, ad esempio, vengono bruciati al fine di valorizzare il metallo che cè dentro, una volta sciolto il caucciù. « Purtroppo è unusanza e una modalità estremamente tossica scelta da una categoria di persone per guadagnarsi il pane. Il problema è che gli ingenti danni fatti dalla combustione di questi rifiuti per la valorizzazione di certi materiali non possono essere misurati, soprattutto dei materiali rari. Cimbattiamo nella stessa mancanza di coerenza e di azione da parte delle istituzioni. Di recente, un disegno di legge è stato, tuttavia, inoltrato al Senato, con la proposta che la combustione illecita di rifiuti sia considerata reato e punita con la reclusione da 6 mesi a 3 anni o con multe », ha raccontato Bogdan Tucmeanu.