Il legno morto nelle foreste – danni o benefici?
Per molto tempo si è pensato il legno morto nelle foreste fosse dannoso per gli ecosistemi e, di conseguenza, è stato estratto sistematicamente. Attualmente, gli specialisti pensano sia valido proprio il contrario.
Eugen Coroianu, 26.03.2021, 08:00
Per molto tempo si è pensato il legno morto nelle foreste fosse dannoso per gli ecosistemi e, di conseguenza, è stato estratto sistematicamente. Attualmente, gli specialisti pensano sia valido proprio il contrario e un progetto in questo senso è stato avviato al confine romeno-ucraino. Chiamato La promozione del legno morto per l’aumento della resilienza dlele foreste nella zona transfrontaliera Romania-Ucraina, il progetto è implementato da World Wide Fund Romania, in collaborazione con l’Università Stefano il Grande di Suceava (nord), con l’Istituto di Ricerca nella Silvicoltura PS Pasternak-UkKRIMF e con l’organizzazione Ecosphera – ambedue dell’Ucraina. La conclusione, finora, è stata che il legno morto (ossia gli alberi morti ancora in piedi o al suolo) è una componente critica nella struttura e per il funzionamento delle foreste, svolgendo un ruolo chiave nel mantenere la loro produttività, nella rigenerazione naturale, la conservazione della biodiversità e l’aumento della resilienza ai cambiamenti climatici. D’altra parte, la presenza del legno morto contribuisce all’erogazione di servizi ecosistemici importanti alle comunità locali e al pubblico in generale, come spiega Radu Melu – esperto di WWF-Romania.
È essenziale nel settore forestale. Innanzittutto perchè sostiene la produttività della foresta. C’è un’intera serie di sostanze nutrienti, di materia organica proveniente da questo legno, che rappresentano una base di crescita per le piante giovani e per una nuova generazione che tende a svilupparsi lì. Nella foresta, la più importante componente del suolo proviene dal legno. Se noi estraiamo sempre tutto il legno dalla foresta e non lasciamo niente per la decomposizione, possiamo avere dei problemi. E, se facciamo un parallelo con l’agricoltura, pensate che nell’agricoltura allorquando viene mietuto ripetutamente lo stesso campo si interviene con qualcosa ulteriormente. Con concimazioni: sia naturali, sia chimici, per compensare, perchè il suolo ad un certo punto è impoverito. Abbiamo bisogno che una parte del legno resti nel suolo, accanto alle foglie, ai rami e alle altre componenti organiche. Assicura cibo e un microhabitat per migliaia di specie specializzate. Un’intera serie di specie non può vivere nella foresta senza il legno morto, e la sua assenza dalle foreste vuol dire una loro vulnerabilizzazione. Sostiene la rigenerazione naturale della foresta. Ci sono zone dove abbiamo un eccesso di umidità oppure zone asciutte. Il legno mantiene un ottimo equilibrio. Il legno morto, il legno quasi marcio mantiene lì una bilancia di umidità. Esattamente quanto serve agli alberelli per svilupparsi nelle rispettive zone. Ci sono alberelli che crescono sul legno morto e che crescono solo lì, si sviluppano benissimo solo lì. In più, assicura cibo e l’habitat per diverse specie forestali, che vivono sugli alberi oppure negli incavi degli alberi. Hanno bisogno di questo legno morto senza il quale si sviluperebbero meno oppure scomparirebbero del tutto. Questi sono, inoltre, habitat per lo svernamento. Sono tanti i vantaggi della presenza di questo legno, ha precisato Radu Melu.
La gestione del legno morto è un concetto di conservazione relativamente nuovo per la Romania e l’Ucraina, promosso a partire dagli anni 2000 e che non è, il più delle volte, ben compreso nella pratica. Per decine di anni, le autorità abilitate dei due Paesi lo hanno ritenuto un nemico della foresta e hanno compiuto sforzi per estrarrlo sistematicamente tramite operazioni forestali, in conformità alle norme e regolamentazioni forestali. Ciò ha portato alla scomparsa di certe specie importanti per gli ecosistemi nelle foreste, creando vulnerabilità nella loro capacità di rigenerazione naturale, nell’assicurazione di nutrienti nel suolo, nella resistenza ai mutamenti climatici, e contribuendo così a un impatto economico negativo. I dati sono confermati da Cătălin Roibu – esparto dell’Università Stefano il Grande di Suceava.
Il legno morto non significa qualcosa di astratto, al contrario, è un concetto a livello europeo, a livello mondiale, si dice il legno morto – foresta viva. Perchè è una fonte di cibo e rifugio per numerose specie. Alcune specie che si trovano nella lista rossa, specie in via di estinzione a livello europeo. Allo stesso tempo, esso assicura la componente che regola e tiene sotto controllo tutto ciò che significa la salute della foresta. Il progetto è basato su una rete di superfici di prova, 20 superfici di prova circolari collocate a caso. Praticamente, il computer ha stabilito 20 aree di prova nella foresta naturale, e 20 aree di prova le ha stabilite nella foresta in cui si fa gestione forestale. Lo stesso meccanismo di designazione delle superfici di prova, lo stesso protocollo, è stato applicato anche in Ucraina, ha spiegato Cătălin Roibu.
Sfatare il mito sul legno morto (come qualcosa che va allontanato dalle foreste) tramite la cooperazione e la ricerca transfrontaliea tra Romania e Ucraina è qualcosa d’importante per la salvaguardia degli ecosistemi forestali sani e dei servizi ecosistemici che essi forniscono, affermano i promotori del progetto, che è finanziato dall’Unione Europea.