Lessico della tenacia e senso della Comunità, Dacia Maraini sceglie GIOIA
Oggi più che mai ha un senso essere Comunità. All'interno del programma di scambi tra le emittenti aderenti alla Comunità Radiotelevisiva Italofona, Rai Radio3 mette a disposizione il progetto Lessico della tenacia.
Iuliana Sima Anghel, 26.03.2020, 09:36
Oggi più che mai ha un senso essere Comunità. Allinterno del programma di scambi tra le emittenti aderenti alla Comunità Radiotelevisiva Italofona, Rai Radio3 mette a disposizione il progetto “Lessico della tenacia”. Una raccolta di voci in cui Rai Radio3 ha chiesto ad artisti, studiosi, intellettuali, attori di “scegliere una parola per loro significativa in questo particolare momento e di illustrarla.
Da Noi a Lentezza, da Invisibile a Trasmissione, da Finestre a Gioia, da Connessione a Stringersi, da Pubblico a Unità, un dizionario in fieri per attraversare un tempo inatteso e unico, per non dimenticare, per non disperare”, indicano i colleghi della Lingua Batte nella presentazione. Al momento, il dizionario è composto da 35 voci, ma è destinato ad espandersi. Una puntata speciale della Lingua Batte, andata in onda il 22 marzo, ha incluso una prima raccolta di voci.
Il cantautore Tommaso Di Giulio ha scelto “Armonia”, mentre il linguista Giuseppe Patota ci propone una riflessione sui tanti lemmi associabili alla parola “casa”. Irene Grandi ritiene che dalla crisi che stiamo attraversando, potrebbe venir fuori lopportunità di pensare di più alla natura che va protetta. Una natura evocata nel suo intervento anche dallo storico e scrittore Alessandro Vanoli.
“Stiamo attraversando un momento di tristezza e di dolore, ma se non si vuole affogare, bisogna nuotare. Per nuotare bisogna sognare la riva e immaginare che in quella riva ci sarà la gioia ad aspettarci: la gioia di una rinascita, la gioia di una nuova idea del mondo e di noi stessi…io non lo so…ma so che la gioia ci fa correre dentro quelle acque, sfuggendo ai mostri del fondo marino e al passaggio di qualche squalo. E un sogno che faccio spesso”, dice la scrittrice Dacia Maraini, che la scelto la parola GIOIA.
Per Dacia Maraini, la parola crea la storia, raccontandola e inventandola, come sottolineava la scrittrice il 28 maggio 2019, quando lUniversità di Bucarest le ha conferito il titolo di Doctor Honoris Causa “per il suo costante coinvolgimento analitico e responsabile nella storia, per la contemplazione partecipativa ad essa, per leleganza e la coerenza intellettuale con cui, in più di cinquantanni di carriera, ha saputo trasformare il brutto della realtà in opera artistica e civica”.
La sua lectio magistralis è stata dedicata alle scrittrici da lei definite “madri”: mistiche, cortigiane – come Veronica Franco, o intellettuali raffinate come Elisabetta Caminer Turra, la prima giornalista italiana nel Settecento, fino a Grazia Deledda, Natalia Ginzburg, Elsa Morante o Alda Merini. Un argomento al quale Dacia Maraini ha fatto riferimento anche nellintervista rilasciata in quelloccasione a Radio Romania Internazionale, che la ripropone anche oggi.