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La conservazione degli insetti saproxilici nei Monti Carpazi

I Monti Carpazi sono tra i più importanti centri di biodiversità in Europa, per l'elevato grado di rimboschimento e la presenza di importanti aree con alberi secolari.

La conservazione degli insetti saproxilici nei Monti Carpazi
La conservazione degli insetti saproxilici nei Monti Carpazi

, 01.01.2023, 18:48

I Monti Carpazi sono tra i più importanti centri di biodiversità in Europa, per lelevato grado di rimboschimento e la presenza di importanti aree con alberi secolari. La silvicoltura praticata in passato in Romania, purtroppo, non ha sempre avuto la biodiversità come obiettivo centrale della gestione del fondo forestale. Spesso gli alberi secolari o gli alberi maturi danneggiati venivano raccolti in modo selettivo, risultando appezzamenti forestali con strutture e composizioni prive di eterogeneità. In alcune aree, tali pratiche hanno portato alla conservazione di un numero molto ridotto di alberi secolari e di quantità ridotte di legno morto, mettendo in pericolo gli habitat delle specie di coleotteri saproxilici protetti dalla Direttiva Habitat, scrive lassociazione LIFE ROSalia sul suo sito web. Tali specie erano in passato considerate infestanti biotici e si provvedeva a ridurre la quantità di legno morto attraverso opere di igiene, compresa la raccolta di alberi secchi o quasi secchi, spezzati o colonizzati da insetti saproxilici. In passato, in alcune situazioni, venivano applicati anche trattamenti insetticidi, che riducevano anche la diversità degli organismi utili alla resilienza forestale.



Attualmente le cose stanno gradualmente iniziando a cambiare. Ecco cosa ci racconta Silviu Chiriac, responsabile del progetto “Conservazione degli insetti saproxilici nei Carpazi”, sullimportanza di questi coleotteri. “I cinque insetti di cui ci siamo proposti di occuparci: il servo volante, il cerambice di faggio, il cerambice della quercia, il cerambice funereo e abbiamo anche uno più raro, che si chiama scarabeo eremita, sono tutti dipendenti dalla presenza del legno. Che fanno questi insetti e perché sono molto importanti per la natura? Decompongono il legno. O meglio, entrando in relazione diretta con quegli alberi che sono vicini alla morte, decompongono molto velocemente legno e quel legno entra molto più velocemente nel ciclo naturale della foresta. Senza questi organismi saproxilici, perché gli organismi saproxilici sono anche funghi (ci sono anche molte altre specie che troviamo nella natura), il legno non potrebbe decomporsi e quegli alberi morti rimarrebbero per molto tempo in quello stato nella foresta. Questi insetti che aiutano alla decomposizione del legno sono una specie di sanitari, una specie di organismi che svolgono un ruolo molto, molto importante nella natura, reintegrando la materia nel circuito naturale.”



Un mondo fantastico dispiega silenziosamente le sue forze sotto la cupola delle foreste secolari. Qui ogni essere ha il suo ruolo ben definito, e gli insetti fanno parte di questa incredibile biodiversità. Senza di loro, gli ecosistemi subirebbero cambiamenti drammatici. Sono, quindi, necessarie misure di conservazione, spiega Silviu Chiriac. “Abbiamo notato, fin dallinizio, quando abbiamo chiesto questo finanziamento alla Commissione Europea, per il programma Life / Natura, che le nostre foreste essendo sane, in esse mancano gli alberi secolari, gli alberi molto grandi che hanno al loro interno molte cavità o hanno molti elementi caratteristici degli alberi marci e poi, essendo questi insetti dipendenti dalla presenza del legno morto e di queste cavità, abbiamo provato a giocare un po con il tempo e abbiamo considerato che in alcuni alberi possiamo creare noi tutti i tipi di microhabitat, microcavità in cui questi coleotteri possano depositare molto velocemente le loro uova e in pochi anni si trasformino in quello spazio di cui hanno bisogno gli insetti. O per esempio per lo scarabeo eremita – che dipende molto dalle grandi cavità degli alberi ricche di segatura, segatura rossa come la chiamiamo noi. E nelle nostre foreste mancando quegli alberi con molte cavità, abbiamo pensato che sarebbe stato molto utile se avessimo fatto delle cavità-surrogato. E allora abiamo costruito una specie di scatole in legno di faggio e quercia, che abbiamo riempito con un materiale vegetale composto da foglie morte, segatura, farine proteiche… E abbiamo attaccato le scatole agli alberi a 4 metri di altezza in modo che non vengano abbattute dagli orsi. Tra qualche anno, quelle cassette, quelle cavità-surrogato attaccate agli alberi, saranno definitivamente colonizzate da questi insetti”.



Il progetto sviluppato nei Monti di Vrancea non ha solo valenze ambientali locali, ma anche scientifiche. “Abbiamo ritenuto molto importante capire quali abitudini hanno questi insetti, perché i dati nella letteratura scientifica mancano o sono molto scarsi. È molto importante capire su quali distanze, ad esempio, si muovono questi insetti tra gli alberi che sono già colonizzati. E allora, per la prima volta in questa parte dEuropa, abbiamo acquisito dei trasmettitori di segnali radio che pesano solo 0,15 grammi. Abbiamo dotato molti esemplari di questi trasmettitori radio e li abbiamo seguiti durante lestate per vedere dove vanno, quali abitudini hanno, da quali micro-habitat dipendono. Raccoglieremo queste informazioni per 4 anni, poi nel 2025 produrremo un piano dazione nazionale per la conservazione di queste specie su tutta la superficie della Romania. In pratica, le esperienze che acquisiremo qui, lavorando con queste 5 specie nei Monti Carpazi, cercheremo di estrapolarle e implementarle in altri siti “Natura 2000″ o aree protette in cui sono presenti questi insetti, ma hanno ancora bisogno di alcune attività per essere mantenute in futuro”, ci ha detto Silviu Chiriac.



Il progetto è realizzato in collaborazione con lUniversità di Bucarest, attraverso il Centro per la ricerca ambientale e studi sullimpatto, lEnte nazionale delle foreste – Romsilva, lEnte del Parco Naturale Putna – Vrancea e lAssociazione per la conservazione della diversità biologica.




Foto: pixabay.com
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