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“Amar”, un documentario premiato all’Astra Film Festival 

Il documentario „Amar” della regista Diana Gavra ha vinto l'anno scorso il Premio alle Nuove Prospettive dell'Astra Film Festival.

“Amar”, un documentario premiato all'Astra Film Festival
“Amar”, un documentario premiato all'Astra Film Festival

, 15.03.2024, 17:59

L’anno scorso, il Premio alle Nuove Prospettive dell’Astra Film Festival è stato aggiudicato dal documentario „Amar”, della regista Diana Gavra, che dall’8 marzo è proiettato sui grandi schermi in Romania. Diana Gavra ha costruito, con tenacia e coraggio, „un rapporto di fiducia e intimità con i protagonisti per farci avvicinare a un gruppo di persone per le quali rubare soldi dalle tasche altrui è – come lo descrivono loro stessi – „un modo di vita”. Con obiettività, senza sensazionalismo, offrendo ai protagonisti lo spazio necessario per esporre sinceramente la loro vita complicata – questo film svela con maestria la personalità delle persone oltre gli stereotipi”. Abbiamo letto la dichiarazione della giuria della competizione dell’Astra Film Festival.

Amar Răducanu, un giovane di etnia rom, il protagonista del film, e la regista Diana Gavra si sono incontrati nel 2021. Amar ha rubato a Diana una busta con denaro, Diana si è rivolta alla polizia e, con l’aiuto delle camere di sorveglianza, il ladro è stato identificato. Amar era appena uscito dal carcere, dove era finito sempre per furto, ed ha proposto a Diana Gavra di restituirle i soldi per sfuggire a una nuova condanna. Diana si è resa conto che per restituirle i soldi, Amar sarebbe stato costretto a rubare di nuovo. Però ha accettato di ritirare la denuncia ponendogli una condizione: di farsi riprendere dalla telecamera e diventare personaggio nel suo film documentario. Amar ha detto di sì e così è iniziata la loro collaborazione.

Nel momento in cui ha iniziato a girare il film, Diana Gavra, regista, avvocatessa, docente presso la Scuola Nazionale di Studi Politici e Amministrativi SNSPA, aveva anche un dottorato nell’inserimento sociale del rom, quindi si era già documentata sull’argomento. La realizzazione del film è stata anche per lei una sfida a superare i propri limiti e a cercare di relazionarsi con un mondo che le era estraneo: „La mia intenzione era di mettere questo mondo in una luce diversa attraverso questo film e di guardare le cose da una prospettiva umana. Vedere queste persone così come sono veramente, conoscere i loro problemi, sentimenti, emozioni, desideri e frustrazioni. Sono riuscita, in un anno, ad assistere a battesimi, matrimoni, funerali, assolutamente a tutto quello che è successo nella vita di Amar, della sua famiglia e nella sua cerchia di stretti amici e parenti. Ovviamente, le persone come noi non interagiscono affatto con questo ambiente. Viviamo in mondi paralleli, ognuno nella propria bolla, e abbiamo l’impressione che tutti pensino come noi, che ci possiamo capire a vicenda, che il nostro mondo sia perfetto. I nostri mondi – il mio e quello di Amar – interagiscono solo in caso di conflitto. Così è accaduto nel 2021: lui mi ha rubato dei soldi, io ho fatto la denuncia e tutto poteva finire con la sua incarcerazione. Infatti, noi non sappiamo come vivono queste persone e loro non sanno come viviamo noi. Loro non sanno neanche che prospettive di vita potrebbero avere, poiché neanche noi ci siamo posti questo problema, che loro potrebbero avere una vita diversa. Perciò ho pensato che, tramite questo film, avrei potuto evidenziare il loro mondo, ma anche il nostro, sollevando problemi di responsabilità sociale. Si vede anche nel film che Amar è nato a Bucarest, anzi nel centro di Bucarest, sulla via Episcop Radu, nei pressi di Calea Moșilor, ma è completamente analfabeta. Ci sono dibattiti sull’analfabetismo funzionale e ci si preoccupa per il fatto che sia così diffuso. Ma Amar non sa scrivere neanche il proprio nome. E mi chiedo come sia possibile che un bambino nato nel 1986, nel centro di Bucarest, sia lasciato così in balìa alla sorte. È vero, la famiglia non lo ha mandato a scuola, perché il loro modello di vita non era questo, ma la società che cosa ha fatto per lui? Penso che nelle statistiche debba essere precisato che questo bambino non ha mai frequentato la scuola. E allora mi chiedo, noi non abbiamo alcuna responsabilità nei confronti di queste persone? Nell’epoca ChatGPT che possibilità può avere Amar, che non sa scrivere neanche il proprio nome?”

Amar racconta storie di persone che provengono da ambienti svantaggiati, che hanno avuto addizioni e sono cresciute sulla strada, di gente che è arrivata a conoscere di persona sistemi, legislazioni e condizioni di detenzione nei vari penitenziari dell’Europa. Alcuni sono incurabili, altri sono arrivati ad essere inseriti nei sistemi sociali di altri Paesi, hanno imparato a scrivere e a leggere, hanno una vita sociale, un’abitazione e impegnano il proprio tempo in modo costruttivo. Nel momento in cui ha incontrato Diana Gavra, Amar Răducanu aveva 35 anni, di cui 13 li aveva passati in carcere per furto. La proposta di Diana, di diventare personaggio nel suo film, gli ha cambiato la vita, dice Amar: “Vi potete rendere conto che sono uscito da questo mondo, voglio uscire dal mondo della delinquenza. Ho una famiglia, ho figli, non voglio più tornare in carcere, ne ho fin sopra i capelli del carcere. Voglio vivere una vita migliore, a casa mia. La proposta della signora Diana Gavra è arrivata nel momento giusto per me, ho voluto vedere questo mondo che non conoscevo. E mi piace veramente. Quando abbiamo iniziato a girare il film è stato più difficile, perché non ero abituato alla telecamera, ma poi ha cominciato a piacermi. E alla fine tutto è andato bene, abbiamo cominciato sia io che i miei colleghi a capire come bisogna muoversi davanti alla telecamera.”

Il documentario AMAR è una produzione Pintadera Film e Pro Omnia Cinema realizzata con il sostegno del Centro Nazionale del Cinema. Il direttore della fotografia è Marius Panduru e la fotografia è firmata da Rareș Dima, Lóránd Márton, Ștefan Comănescu, Alexandru Mavrodineanu, Gabriel Scoarță, Andrei Petrea, Radu Strîmbeanu. Il montaggio è stato realizzato da Eugen Kelemen e Monica Pascu.

Foto: facebook.com/PremiileGopo
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