La Fortezza Alba Carolina, presentata dal presidente dell’Accademia Romena, accad. Ioan Aurel Pop
Radio Romania Internazionale vi invita a scoprire la Fortezza Alba Carolina della città di Alba Iulia, capoluogo della provincia di Alba della Romania centrale, nella regione storica della Transilvania. Una città che riveste un significato importantissimo nella storia del popolo romeno, poichè, il 1 dicembre del 1918, alla fine della Grande Guerra, in questo luogo fu proclamata l’unione della Transilvania al Regno di Romania.
Iuliana Sima Anghel, 01.12.2025, 10:10
La Fortezza Alba Carolina venne eretta all’inizio del 18esimo secolo, in seguito all’insediamento degli Asburgo in Transilvania. Dopo l’assedio di Vienna e la sconfitta dell’esercito turco nel 1683, la Transilvania venne occupata gradualmente dalle truppe austriache. Le autorità imperiali costruirono una vera e propria cintura fortificata per difendere i nuovi confini dell’Impero, innanzitutto dai turchi. Fu il principe Eugenio di Savoia a ideare la costruzione di Alba Carolina, e l’imperatore Carlo VI affidò la progettazione all’architetto militare italiano Giovanni Morando Visconti. Diventata la principale fortezza della Transilvania, Alba Carolina, intitolata all’imperatore, fu costruita in stile Vauban sui ruderi di una cittadella medioevale e del castro che ai tempi dell’Impero romano aveva ospitato la XIII Legione Gemina, e di una cittadella medioevale. Si stendeva su settanta ettari, a forma di stella con sette bastioni.
Le strutture murarie e i lavori in pietra furono eseguiti da maestranza italiana, che adoperò anche pezzi dell’antico castro romano e della fortezza. Secondo le fonti storiche, i costi hanno superato un milione di fiorini d’oro. I lavori, inaugurati il 4 novembre del 1715 con una fastosa cerimonia, furono guidati dall’architetto Visconti fino al 1717, quando morì all’età di 65 anni durante un’epidemia di peste. Successivamente, la direzione dei lavori fu assunta da un altro architetto militare italiano, il tenente colonnello Giuseppe de Quadri, pure lui ucciso dalla peste nel 1727.
A lavori ultimati nel 1738, sotto la guida di Konrad von Weiss, la fortezza era composta di tre sistemi di difesa, con i bastioni intitolati ai santi patroni come La Santissima Trinità o San Michele, in alcuni casi raddoppiati dalle alte cariche dell’impero: San Carlo Borromeo/ Carlo VI o Sant’Eugenio/ Eugenio di Savoia. In seguito ai lavori di restauro condotti negli anni scorsi, che hanno ridato alla fortezza l’aspetto iniziale, sono stati ristrutturati anche i portoni in stile barocco, decorati con bassorilievi raffiguranti figure e scene mitologiche. Tra gli scultori che li decorarono nel Settecento, anche l’italiano Giuseppe Tencalla.
Il più spettacolare è quello che raffigura la statua equestre di Carlo VI, calpestando prigionieri turchi, ma anche la cerimonia in cui affida al principe Eugenio il comando dell’esercito imperiale. Sopra i due sta scritto “In hoc signo vinces”, il riferimento cruciale per la storia del Cristianesimo, che ricorda la vittoria di Costantino il Grande nella battaglia di Ponte Milvio. Una delle maggiori attrattive per i turisti che vengono soprattutto da Italia, Spagna, Francia, Germania, Gran Bretagna, Stati Uniti e Canada, è il cambio della guardia, che ricostituisce l’atmosfera di 300 anni fa, con i militari in divise confezionate secondo quelle dell’esercito imperiale settecentesco.
Sfogliamo, quindi, queste pagine di storia e civiltà romena insieme all’accademico Ioan Aurel Pop, Presidente dell’Accademia Romena, la somma istituzione scientifica e culturale nel nostro Paese. Vi riproproniamo l’intervista rilasciata alla nostra emittente nel 2018, in occasione del Centenario della Grande Unione dei Romeni.