Progetti per la decarbonizzazione
Nel settore energetico romeno sono state chiuse negli ultimi 30 anni più capacità di sfruttamento delle risorse primarie e di produzione di energia elettrica e termica.
Corina Cristea, 19.11.2021, 20:01
Nel settore energetico romeno sono state chiuse negli ultimi 30 anni più capacità di sfruttamento delle risorse primarie e di produzione di energia elettrica e termica. I principali motivi sono la riduzione generale dellattività economica, la scarsa redditività e il mancato adattamento alle nuove norme ambientali. La Strategia Energetica della Romania – Paese che ha una quota importante di energia rinnovabile nel suo mix energetico – il 40% – prevede, però, una crescita del settore energetico, tenuto conto dei target Ue per il 2030 e del Patto Ecologico Europeo per il 2050. La crescita significa inclusivamente costruire nuove capacità produttive basate su alte tecnologie non inquinanti.
“La stabilità energetica e decarbonizzazione senza energia nucleare non sono possibili. Perciò, la Romania costruirà assieme ai partner americani, canadesi e francesi nuove capacità nucleari a Cernavodă e, allo stesso tempo, concede una grande attenzione alla tecnologia SMR, dichiarava, ad ottobre, il ministro dellEnergia romeno, Virgil Popescu. SMR, ossia Reattori Modulari di Piccola Taglia (small modular reactor). La Romania includerà i Reattori Modulari di Piccola Taglia nel sistema nazionale di produzione di energia fino al 2028 e desidera partecipare alla produzione avanzata di simili reattori nella regione, e alla preparazione delle risorse umane e al sostegno del funzionamento di questa nuova tecnologia in altri Paesi, annunciava, questo mese, lAmministrazione Presidenziale di Bucarest. E un accordo in questo senso è già stato firmato con gli Usa, che vedono nella tecnologia SMR una soluzione per la decarbonizzazione – opinione condivisa dalla Romania. LUE, almeno per ora, non ha, però, definito chiaramente lenergia nucleare come energia pulita, e, quindi, non la finanzia. Ospite a Radio Romania, il professor Ionuţ Purica, esparto di energia nucleare, ha parlato dei vantaggi di questo tipo di reattori.
“Si possono utilizzare più piccoli reattori affinchè coprano il fabbisogno di energia o la sua assenza, avviandoli uno ad uno, successivamente, oppure fermandoli uno ad uno, successivamente, se esistono più reattori in un posto, nel sistema energetico nazionale. In secondo luogo, i reattori modulari di piccola taglia possono essere fabbricati copletamente in cappanoni industriali e portati nel posto in cui devono funzionare, possono essere messi in servizio più rapidamente. In terzo luogo, il combustibile nei reattori modulari di piccolo taglia non va rimosso come un combustibile usato – si può portare indietro lintero reattore e riempire di nuovo con combustibile per essere poi riportato al suo posto – oppure può essere sostituito con uno nuovo. È una cosa buona e dal punto di vista della sicurezza e del contrasto del terrorismo nucleare.”
Sono in corso diversi progetti di reattori modulari di piccola taglia, ma si deve capire che gli americani li fabbricavano sin dagli anni 60 e li inviavano verso certi basi, persino in Antartide, dove alimentavano la rispettiva base con energia elettrica e termica, spiega il professor Ionuț Purica. Attualmente, i russi, ad esempio, mettono simili reattori sulle zattere e li inviano sui fiumi in Siberia, per alimentare le città della regione. Un simile reattore può alimentare con energia elettrica unintera città per almeno 5 anni, senza interruzione. Le autorità dovrebbero concedere più attenzione alle energie verdi con sostenibilità provata, affermano gli ambientalisti romeni. Cosa facciamo con il decentramento dellenergia? Perchè non incoraggiamo la gente a continuare a installare panelli fotovoltaici, impianti eolici e pompe di calore laddove è possible, perchè non puntare di più sulle energie verdi anche dora in avanti? Sono domande fatte dagli ambientalisti alle autorità, alle quali ricordano anche che la Romania dispone di un importante bacino idrografico che si può valorizzare meglio. Il nucleare può servire entro certi limiti ben definiti giuridcamente alla transizione, ma non sarebbe una soluzione nel senso di uno sviluppo continuo e di un freno allo sviluppo delle rinnovabili. Va trovato un equilibrio, considera anche il presidente dellUniversità Ecologica, Mircea Duțu.
“Il momento della difficoltà energetica comportata dalla transizione climatica è speculato, nuovamente, dallindustria nucleare al fine del suo rilancio. Ricordiamoci che negli anni 1960 la scarsezza di energia elettrica e i grandi blackout come quello con cui si confrontò New York a novembre 1965 hanno rappresentato il pretesto per convincere la popolazione di accettare entro certi limiti lo sviluppo del nucleare. Negli anni 1970 cè stata la crisi del petrolio, e il nucleare si è sviluppato per paura dellesaurimento del greggio e del carbone, e adesso, nel contesto in cui ci sono difficoltà energetiche in seguito allobiettivo di rinunciare ai combustibili fossili, si cerca si imporre lenergia nucleare allopinione pubblica come soluzione possible. La verità sta a metà strada. Dal punto di vista strategico-politico, si cerca di iscrivere lenergia nucleare tra le energie pulite. Ma cosa succede con questi nuovi sviluppi? Permangono i rischi di incidenti nucleari e si molteplicano. Perchè lo dico? La storia degli incidenti nucleari importanti rileva che essi si devono allerrore umano. Più sono numerosi questi impianti e più sono sfruttati da equipe diverse, più aumenta il rischio di un incidente. Il fatto che abbiano una potenza minore non significa effetti meno disastrosi a livello locale e nazionale.”
Un sondaggio YouGov pubblicato lo scorso ottobre rileva che il 66% dei romeni non vogliono che una centrale nucleare sia costruita nelle loro vicinanze, mentre la percentuale di cittadini che sostengono lenergia verde è altissima.