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Le sfide della migrazione e la violenza contro le donne

Firmatara della Convenzione del Consiglio dEuropa sul contrasto della violenza contro le donne, la Romania ha dal 2012 anche una legge contro la violenza in famiglia.

Le sfide della migrazione e la violenza contro le donne
Le sfide della migrazione e la violenza contro le donne

, 05.10.2017, 16:59

Firmatara della Convenzione del Consiglio d’Europa sul contrasto della violenza contro le donne, la Romania ha dal 2012 anche una legge contro la violenza in famiglia che prevede anche il rilascio di ordine di protezione contro gli aggressori. Tuttavia, le statistiche non sono molto incoraggianti: il 30% delle romene hanno subito una forma di violenza fisica e/o sessuale e solo il 23% di loro hanno riferito alla polizia gli incidenti più gravi.



D’altronde, la violenza contro le donne è, purtroppo, un fenomeno molto più diffuso in Europa di quanto si potesse credere a prima vista. Jurgita Peciuriene, specialista presso l’Istituto Europeo per la Parità di Genere, – agenzia dell’UE con sede a Vilnius –, ci offre i più recenti dati in merito: Secondo i dati provenienti dall’Agenzia UE per i Diritti Fondamentali, il 33% delle donne hanno subito varie forme di violenza fisica o sessuale dall’età di 18 anni. Il 18% delle donne sono state inseguite per essere aggredite, mentre il 55% hanno attraversato episodi di molestia sessuale. Per quanto riguarda la molestia sessuale, in generale sono gli uomini che hanno una posizione superiore quelli che praticano la molestia. Nel caso della violenza domestica, il più delle volte le donne soffrono a causa delle azioni del partner, che si tratti di quello attuale o di quello precedente. Purtroppo, è un fenomeno molto diffuso, e la casa non è il posto più sicuro per le donne.



Nel caso delle donne che lasciano la Romania per un posto di lavoro o una vita migliore in altri Paesi dell’UE, la violenza assume aspetti specifici e molto diversi rispetto alle aspettative iniziali. Silvia Dumitrache, Presidente dell’Associazione delle Donne Romene d’Italia, ci introduce nel mondo delle donne afflitte dal fenomeno della violenza: Molte delle donne che arrivano in Italia sono vittime della violenza domestica già dalla Romania. Uno dei principali motivi per cui molte lasciano la Romania è proprio questo. Una prima forma di violenza attraversata dalle donne che emigrano succede proprio in Romania, nel senso che devono staccarsi dalla famiglia e dai figli. Non tutte le donne ne sono consapevoli, loro hanno comunque l’istinto del sacrificio e, spesso, non hanno altra scelta. Un’altra forma di violenza è il fatto che vivono isolate, chiuse in casa, senza accesso alla vita sociale e alla vita privata. Mi riferisco a quelle che lavorano come badanti nelle case degli italiani. Hanno solo un giorno libero alla settimana, ma non riescono ad avere una vita privata. A volte lavorano anche in nero, che è ancora un’altra forma di violenza.



Molte romene in Italia sono vittime di un tipo speciale di violenza: il traffico di esseri umani a scopi di lavoro. Una parte dei loro casi — che si possono facilmente descrivere come schiavitù moderna — sono stati presentati anche sulla stampa internazionale, soprattutto quelli in provincia di Ragusa, in Sicilia. Silvia Dumitrache: In quella zona la maggior parte sono donne. Purtroppo, la maggior parte delle donne sono di origine romena. Vivono in condizioni difficili da immaginare, in abitazioni improvvisate con pareti di cartone, a volte assieme ai figli. In Sicilia, non hanno accesso neanche all’acqua potabile a volte, né a internet per comunicare, informarsi e chiedere aiuto. Vivono isolate a molti chilometri dalla prima località. Non hanno accesso a unità sanitarie. I bambini non sono iscritti a scuola. Inoltre, dato che questo modo di abitare non è riconosciuto come tale in Italia, queste persone non hanno neanche documenti legali di soggiorno. Non esistono neanche, dal punto di vista delle autorità italiane.



Sabina è partita dalla Romania per la Spagna nel 2003, quando ha lasciato un lavoro di docente di geografia per seguire suo marito. Nei 14 anni passati da allora, è arrivata a lavorare, a Madrid, presso un centro di recupero per le donne vittime della violenza domestica. Vi ha conosciuto da vicino i problemi delle donne maltrattate e, soprattutto grazie alla direttrice del centro, è riuscita a spiegarsi anche le proprie sofferenze. Sabina racconta: Anch’io ho attraversato una situazione abbastanza difficile, però non sono arrivata in alcun centro di recupero o rifugio, anche se mi è stata fatta una simile offerta. Noi, romene, siamo educate così, non importa quello che succede, non andiamo alla polizia, non facciamo denunce, non diciamo a nessuno ciò che ci accade … Io sono riuscita a superare questo e a raccontare la mia storia, quello che ho subito. E’ stato un caso di violenza domestica psicologica. In Romania, avevo frequentato una facoltà. Sono arrivata in Spagna e non più fatto il mestiere per il quale mi ero preparata e ciò è arrivato a deprimermi un po’. Sono venuta qui contro voglia ed ero sola, sena parenti. Dovevo fare solo quello che mi si chiedeva di fare, c’erano sempre liti…



La sua vita era dominata dall’ex marito, considera ora Sabina. Come è riuscita a liberarsene? Prima di tutto, ha ricevuto consigli psicologici, come continua a raccontarci lei stessa: La mia coordinatrice mi ha mandata a fare terapia. Ho dovuto parlare con uno psicologo specializzato in violenza domestica. Così ho saputo che problema avevo, perché fino allora non ne ero consapevole. Qui ho pensato che i problemi legati al denaro, ai figli, allo stress quotidiano, ai problemi adiacenti — come ad esempio il fatto che non vivevamo soli nello stesso appartamento — mi impedivano a rendermi conto di ciò che stavo attraversando. Ero costretta in qualche modo a chiudermi in me stessa, perché se cominciavo a raccontarlo ai genitori, alla sorella o ai suoceri ciò che stavo vivendo, mi avrebbero accusato di essere pazza o cattiva. Ho visto tanti casi nei cinque anni da quando lavoro per questa signora, ho scoperto molte storie di vita delle donne. Nel momento in cui dipendi emozionalmente da una certa persona — nel mio caso, dall’ex marito — e cerchi di far sì che non succedano brutte cose per cola tua — pensando di esserne responsabile –, tutto ciò ti fa scordarti di te stessa e metterti all’ultimo posto.



Oltre a questi effetti emozionali e psichici, la violenza contro le donne ha anche conseguenze economiche. Stando all’Istituto Europeo per la Parità di Genere, solo i costi della violenza domestica ammontano a 109 miliardi di euro all’anno e includono il costo dell’assistenza medica, dei servizi specializzati di protezione delle donne e anche i costi economici legati all’assenza dal lavoro. (tr. G.P.)

Foto: Gospodari, la Obor / Facebook
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