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“Dalle acque inquinate alle acque pulite – a Mahmudia nel Delta del Danubio”

Nel 2016, a Mahmudia (Carasuhat) è stato completato il primo progetto di ricostruzione ecologica nel Delta del Danubio.

“Dalle acque inquinate alle acque pulite – a Mahmudia nel Delta del Danubio”
“Dalle acque inquinate alle acque pulite – a Mahmudia nel Delta del Danubio”

, 01.10.2022, 18:20

Nel 2016, a Mahmudia (Carasuhat) è stato
completato il primo progetto di ricostruzione ecologica nel Delta del Danubio. I
suoi promotori sono stati i rappresentanti della comunità locale, del Consiglio
Locale di Mahmudia, dell’Amministrazione della Riserva della Biosfera del Delta
del Danubio e del WWF – Romania. Il finanziamento è stato assicurato da fondi
europei. Quasi mille ettari di campi coltivati sono stati reintegrati
nell’ambiente naturale della zona. La sistemazione per le colture agrarie di
Carasuhat è stata realizzata negli anni 1985-1989, ma i lavori di
costruzione-montaggio sono stati interrotti nel 1990. Di conseguenza la
sistemazione non ha funzionato nemmeno al 70% per lo scopo per cui era stata
realizzata, ma la superficie di terreno non è stata ripristinata al regime
naturale precedente. I lavori di bonifica effettuati hanno portato,
tuttavia, alla scomparsa degli ecosistemi naturali e alla loro trasformazione
in ecosistemi antropici. Attualmente
concesso parzialmente in concessione, il sito è coltivato, ma un’area di 924
ettari, di proprietà del comune di Mahmudia, è utilizzata come pascolo
comunale. Questa non era di interesse conservativo, quindi si prestava molto
bene alla ricostruzione ecologica. L’organizzazione ambientale WWF Romania si è
impegnata a monitorare l’area, per vedere gli effetti del suo ripristino allo
stato naturale.


L’ultima ispezione è stata fatta quest’anno e Camelia
Ionescu, responsabile del dipartimento di acqua dolce, ci dice quali sono stati
i risultati. Volevamo vedere cosa succede dopo un progetto di questa
natura, sostanzialmente la trasformazione da campo agricolo in zona umida, in
area naturale. Vedere come la natura ritorna e come ne beneficiano le persone,
la comunità della zona. I risultati sono molto gratificanti. Dal punto di vista della biodiversità,
cosa è successo lì, a Carasuhat, nell’area ricostruita di circa 1000 ettari, è
stato meraviglioso. Praticamente, dopo che il terreno è stato allagato,
riempito d’acqua, in qualche mese abbiamo visto arrivarci tantissimi uccelli. Ad
aprile la zona è stata collegata al braccio del Danubio Sfantu Gheorghe e a
giugno, quando ci sono andata per il primo monitoraggio, la zona era piena di
uccelli. Dopo 6 anni le cose sono andate ancor meglio, come potete immaginare.
Al nostro ultimo monitoraggio abbiamo contato fino a 7000 uccelli di varie
specie – circa 55 specie in un’unica visita, quest’estate. Oltre agli uccelli,
volevamo anche capire come è stato percepito questo lavoro dai residenti di
Mahmudia, perché anche se l’obiettivo principale del progetto era quello di
migliorare le condizioni per le specie, per gli habitat protetti, abbiamo
condotto uno studio per vedere quale sia l’impressione dei residenti. Abbiamo
scoperto che circa il 60% di loro ritiene che le attività economiche e
soprattutto il turismo siano aumentate e ciò è dovuto anche a questi lavori di
ricostruzione. Praticamente, ci arrivano più turisti e loro hanno l’opportunità
di mostrare ai turisti il Delta molto più vicino alla loro casa, da dove
alloggiano. E questo è davvero gratificante e in qualche modo ci fa sperare che
incoraggerà anche il futuro sviluppo e la realizzazione di simili progetti nel
Delta.


Questo approccio è una proposta alternativa allo
sviluppo locale, da un lato per il ripristino delle zone umide, il
miglioramento della qualità dell’acqua, la conservazione o la mitigazione delle
onde di piena, e dall’altro offre possibilità alle comunità locali di
sviluppare l’ecoturismo, le attività di pesca e agricole tradizionali. Camelia Ionescu ci
parla anche di altri possibili simili progetti. Prima della rivoluzione,
il 30% del Delta era stato trasformato in campo coltivato e ci sono aree
agricole molto grandi che appaiono come una ferita sulla mappa del Delta. Quelle
aree possono chiaramente essere restituite, o parzialmente restituite, alla
natura, oppure possono essere pensati in modo tale da favorire la produzione di
pesce, che manca e la gente del Delta, i turisti, i pescatori ricordano ogni
volta che non c’è più pesce come una volta. Fondamentalmente queste aree che
sono agricole, dove si pratica l’agricoltura classica, possono essere
utilizzate per la produzione di pesce. Purtroppo ci sono state alcune decisioni
nel Delta negli ultimi anni, e parlo proprio degli ex allevamenti ittici, di
trasformare circa 5500 ettari di allevamenti ittici in terreni agricoli, quindi
sostanzialmente dalla produzione di pesce si giunge a varie colture agricole,
cosa non normale per il Delta.


I lavori di ricostruzione sono stati progettati
per aiutare al ripristino dei processi naturali e delle condizioni di sviluppo
di habitat che supportano la riproduzione naturale dei pesci, la crescita dei
canneti, delle foreste e il miglioramento delle pianure alluvionali. Anche se
l’obiettivo principale del progetto è migliorare la biodiversità, in definitiva
questa diversità biologica è il motivo per cui gli abitanti e i turisti hanno
pesce nei loro piatti. Per questi motivi, gli sforzi per ricostruire le zone umide
devono continuare sia nel Delta del Danubio che a monte, lungo il Basso
Danubio, ha affermato Cristian Tetelea, specialista in lavori di
ricostruzione ecologica presso WWF-Romania.

(foto: StockSnap / pixabay.com)
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