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Siria: Romania sostiene soluzione negoziata

La Romania sottoscrive la dichiarazione diffusa al termine del vertice G20 di San Pietroburgo, firmata da 11 stati (Australia, Canada, Francia, Italia, Giappone, Corea del Sud, Arabia Saudita, Turchia, Gran Bretagna, Stati Uniti e Spagna), che condanna l’attacco con armi chimiche avvenuto a Damasco, il 21 agosto, in cui sono morte oltre 1400 persone, e di cui il regime di Assad viene ritenuto responsabile. Nella dichiarazione, gli unidici paesi chiedono “una forte risposta internazionale alla grave violazione delle regole” sul fronte delluso delle armi chimiche in Siria e invitano a mandare “un chiaro messaggio perché certe atrocità non si ripetano più”. Il presidente romeno Traian Basescu ha sottolineato però che i firmatari della dichiarazione sono consapevoli che va individuata una soluzione pacifica.

Siria: Romania sostiene soluzione negoziata
Siria: Romania sostiene soluzione negoziata

, 10.09.2013, 15:52

La Romania sottoscrive la dichiarazione diffusa al termine del vertice G20 di San Pietroburgo, firmata da 11 stati (Australia, Canada, Francia, Italia, Giappone, Corea del Sud, Arabia Saudita, Turchia, Gran Bretagna, Stati Uniti e Spagna), che condanna l’attacco con armi chimiche avvenuto a Damasco, il 21 agosto, in cui sono morte oltre 1400 persone, e di cui il regime di Assad viene ritenuto responsabile. Nella dichiarazione, gli unidici paesi chiedono “una forte risposta internazionale alla grave violazione delle regole” sul fronte delluso delle armi chimiche in Siria e invitano a mandare “un chiaro messaggio perché certe atrocità non si ripetano più”. Il presidente romeno Traian Basescu ha sottolineato però che i firmatari della dichiarazione sono consapevoli che va individuata una soluzione pacifica.



“Il conflitto militare va evitato, una decisione militare non va adottata prima della presentazione del rapporto degli esperti ONU, e una soluzione negoziata, che abbia come esito elezioni libere in Siria, è quello che la Romania sostiene senza riserve”, ha precisato il presidente romeno. D’altra parte, Traian Basescu ha annunciato che, qualora si arrivi ad un intervento, la Romania non s’impegnerà militarmente in Siria, in quanto non ha risorse militari per il tipo di operazione preconizzato.



I più recenti sviluppi sulla scena politica lasciano trasparire piuttosto una soluzione politica sulla Siria, dopo che gli scorsi giorni un intervento militare sembrava imminente. Damasco ha accettato, oggi, la proposta della Russia, che metta il suo arsenale chimico sotto controllo internazionale per poi farlo distruggere. La proposta, fatta dal capo della diplomazia russa, Serghei Lavrov, è arrivata dopo la recente dichiarazione del segretario americano alla Difesa, John Kerry, stando al quale la Siria potrebbe evitare un’eventuale azione militare se consegna alla comunità internazionale il suo arsenale chimico, entro una settimana al massimo. Il leader della Casa Bianca, che aveva chiesto il via libera del Cogresso per un’operazione militare in Siria, ha salutato la proposta russa. La consegna dell’arsenale chimico potrebbe essere un passo in avanti importante, afferma Barack Obama, scettico però che ciò avverrà.



Il segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon, sostiene la proposta della Russia, mentre il ministro francese degli Esteri, Laurent Fabius, ha dichiarato che Parigi proporrà al Consiglio di Sicurezza dell’Onu una risoluzione che stabilirà le condizioni “di controllo e distruzione” delle armi chimiche del regime di Damasco. Inoltre, ha precisato Fabius, il progetto di risoluzione prevede anche misure coercitive, qualora le autorità siriane non rispettino integralmente gli impegni assunti. Gli Usa e la Gran Bretagna hanno confermato di sostenere, senza riserve, l’iniziativa della Francia.



Considerato uno dei più importanti nel mondo, l’arsenale chimico della Siria è stimato ad oltre 1000 tonnellate. E la sua distruzione, nel caso in cui sarà realizzata, potrebbe dimostrarsi una questione estremamente delicata in mezzo ad una guerra civile che ha già registrato un bilancio di oltre 100 mila morti, scrivono le agenzie stampa.



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