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Il 2018 in Romania

Un anno politico estremamente agitato/ La Giustizia, un motivo di profonda divisione della società/ Anno di grazia per lagricoltura romena

Il 2018 in Romania
Il 2018 in Romania

, 05.01.2019, 07:00

Un anno politico estremamente agitato


I romeni che sognavano una coabitazione pacifica tra il presidente e il Governo hanno visto fallire le loro speranze nel 2018. La guerra tra il presidente di destra, Klaus Iohannis, e il governo di coalizione PSD-ALDE – presieduto, dal 29 gennaio, per la prima volta, da una donna, Viorica Dăncilă, è arrivata all’apice. Nonostante l’Anno Centenario, ovvero la celebrazione di un secolo dalla creazione dello stato nazionale unitario romeno, è stato impossibile per le parti far passare le ostilità in secondo piano. Sostenuto dai liberali, il presidente Iohannis, che già dal mese di giugno aveva annunciato la sua candidatura per un nuovo mandato di presidente, ha criticato, lungo l’intero anno 2018, quasi tutta l’attività dell’Esecutivo e della maggioranza parlamentare, tra cui le modifiche apportate alle Leggi sulla Giustizia e ai Codici Penale e di Procedura Penale, i preparativi in vista dell’assunzione della presidenza di turno del Consiglio UE, le nuove leggi sulla retribuzione e sulle pensioni dei pubblici dipendenti, il passaggio del pagamento dei contributi dal datore di lavoro al dipendente, l’idea del trasferimento dell’ambasciata di Romania in Israele da Tel Aviv a Gerusalemme oppure la manovra finanziaria. Klaus Iohannis ha inviato alla Corte Costituzionale un numero record di notifiche di non-costituzionalità e al Parlamento — numerose sollecitazioni di riesame di leggi. In più, egli ha sollecitato ripetutamente le dimissioni di Viorica Dăncilă, o dell’intero Governo, invocando la loro incompetenza. D’altronde, i partiti parlamentari all’opposizione – PNL, USR e PMP — hanno inoltrato due mozioni di sfiducia e numerose mozioni semplici, però tutte senza successo. A novembre, il presidente Iohannis ha accettato il rimpasto governativo proposto dal primo ministro, tranne i ministri dello Sviluppo e dei Trasporti, il che ha determinato la Corte Costituzionale a decidere che non ha espletato i suoi doveri costituzionali perché non ha preso atto delle dimissioni dei precedenti ministri e della liberazione dei posti.



La Giustizia, un motivo di profonda divisione della società


Il principale motivo delle turbolenze politiche e sociali in Romania è stata, nel 2018, la Giustizia. A fine anno, il ministro Tudorel Toader ha annunciato che avrebbe inviato a Klaus Iohannis la domanda di rimozione dall’incarico del procuratore generale della Romania, Augustin Lazăr. A febbraio, lo stesso Tudorel Toader aveva proposto la rimozione del procuratore-capo della Direzione Nazionale Anticorruzione, Laura Codruţa Kovesi. Per mesi, Klaus Iohannis si è opposto con veemenza ad una tale misura, però a luglio, costretto dalla CCR, ha firmato il decreto. Ha bocciato, invece, la proposta di nomina, al posto della Kovesi, di Adina Florea, invocando condizioni di legalità, per cui la DNA continua pure adesso ad avere una direzione interinale. Considerata, fino alla partenza di Laura Codruţa Kovesi, protagonista della lotta anticorruzione, la Direzione ha inviato meno dossier in corte, nel 2018. È aumentato, invece, il numero delle assoluzioni, parallelamente alla fuga all’estero di alcuni alti dignitari condannati in via definitiva, per i quali lo stato romeno non è riuscito ad ottenere l’estradizione. Alcune decisioni della Corte Costituzionale, tra cui l’illegalità della struttura dei collegi giudicanti a cinque giudici, hanno influito sui processi: alcune condanne sono state sospese. Il PSD e l’ALDE hanno visto in questo l’inizio della sconfitta del cosiddetto “stato parallelo illegittimo” che, nella loro opinione, cercherebbe di decapitare il potere politico legittimamente eletto tramite la “fabbricazione di fascicoli” redatti anche con l’aiuto di certi protocolli segreti firmati, di nascosto, nella Giustizia, con i servizi segreti e la cui esistenza è stata svelata sempre quest’anno. L’opposizione parlamentare e una parte della società civile hanno invocato, invece, un tentativo ovvio dei socialdemocratici di sottomettere la Giustizia, affinché alcuni di loro, con a capo il leader Liviu Dragnea, possano sfuggire ai propri problemi penali. Le più ampie proteste anti-PSD e anti-Governo dell’anno si sono svolte il 10 agosto, a Bucarest, dove la Gendarmeria è intervenuta contro i manifestanti, utilizzando gas lacrimogeni e cannoni d’acqua. I procuratori militari hanno avviato un’indagine dopo che centinaia di partecipanti alle proteste hanno sporto querele contro i gendarmi, i quali hanno dichiarato di aver fatto il proprio dovere, in base alla legge. Parallelamente, a Bruxelles, la Commissione Europea e il Parlamento Europeo, hanno ammonito, in autunno, la coalizione PSD-ALDE che l’indipendenza della Giustizia, il rispetto dello stato di diritto e il contrasto della corruzione in Romania hanno registrato un regresso nell’ultimo anno.



Anno di grazia per l’agricoltura romena


L’agricoltura romena ha registrato risultati record nel 2018. Per la produzione di mais e girasole, la Romania si è piazzata al primo posto nell’UE, mentre il raccolto totale di cereali — di circa 31 milioni di tonnellate — ha piazzato la Romania al terzo posto nell’Unione, dopo la Francia e la Germania. Le autorità sostengono che la concessione per tempo delle sovvenzioni, le tecnologie applicate dai farmer, l’aumento delle superfici irrigate e la protezione antigrandine hanno determinato l’ottenimento di queste produzioni, nonostante le condizioni meteo capricciose. L’agricoltura e lo sviluppo rurale hanno inoltre attirato fondi europei, essendo d’altronde i settori con il migliore tasso di assorbimento a livello nazionale. I successi sono stati purtroppo adombrati dalla più grave malattia delle bestie con la quale si è confrontata la Romania dopo la Seconda Guerra Mondiale — la peste suina africana.



Il quadro del 2018 in Romania non sarebbe completo se non ricordassimo brevemente che le principali istituzioni finanziarie internazionali — il Fondo Monetario Internazionale, la Banca Europea per la Ricostruzione e lo Sviluppo, come pure la Commissione Europea e le principali agenzie di rating hanno temperato le loro stime sulla crescita economica della Romania, finora la maggiore nell’UE, ed anno attirato l’attenzione sul rischio di aumento del deficit di bilancio. Sempre nel 2018, a ottobre, circa il 21% dei cittadini aventi diritto di voto, cioè circa 3,9 milioni, hanno partecipato al referendum per la modifica della Costituzione della Romania, con la ridefinizione della famiglia come matrimonio liberamente acconsentito tra un uomo e una donna, non tra coniugi, come prevede attualmente la Legge fondamentale. Il 91,5% di coloro che sono andati a votare hanno votato a favore, però l’affluenza alle urne è stata inferiore al 30%, il tetto minimo necessario per la validazione. Inoltre, nel 2018 i romeni hanno perso alcune grandi personalità, tra cui Doina Cornea, un simbolo della resistenza anticomunista, il regista Lucian Pintilie, lo storico Neagu Djuvara, l’amato giornalista sportivo Cristian Ţopescu oppure il calciatore Ilie Balaci.

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