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Sguardo sui più importanti eventi del 2016 in Romania

Un nuovo Governo a Bucarest/Vittoria categorica del PSD alle politiche in Romania/Una prima elettorale a Bucarest

Sguardo sui più importanti eventi del 2016 in Romania
Sguardo sui più importanti eventi del 2016 in Romania

, 06.01.2017, 19:29

Il presidente del Consiglio Provinciale Timis (ovest) ed ex deputato, il socialdemocratico Sorin Grindeanu (43 anni) è stato la proposta di premier accettata, proprio nel penultimo giorno dellanno, dal presidente Klaus Iohannis. In precedenza, il capo dello stato aveva respinto, per motivi non precisati, la prima opzione del leader socialdemocratico, Liviu Dragnea, ossia lex ministro dello Sviluppo Sevil Shhaideh. Una volta insediata in carica, questa presenza molto discreta sulla scena politica romena sarebbe diventata la prima donna premier e di confessione musulmana della storia della Romania. Sotto la leadership amministrativa di Grindeanu e quella politica di Dragnea, il PSD e la sua alleata, ALDE, tornano cosi, al potere, dopo un anno di governo tecnocrate presieduto da Dacian Cioloş, insediato a novembre 2015, quando ampie proteste di piazza contro la corruzione nella classe politica avevano portato alle dimissioni dellequipe esecutiva di Victor Ponta.



I socialdemocratici e i liberal-democratici si sono aggiudicati anche la direzione del nuovo Parlamento, risultato dalle elezioni politiche dell11 dicembre. Dragnea è il presidente della Camera dei Deputati, mentre il copresidente dellALDE, Călin Popescu-Tăriceanu, resta presidente del Senato, il che, nellarchitettura costituzionale, significa la seconda carica nello stato. Il PSD ha stravinto le elezioni, con oltre il 45% delle opzioni. A grande distanza, con solo 20 punti percentuali, si è collocato il PNL, il che ha determinato le dimissioni del leader liberale, Alina Gorghiu. A qualche mese dalla sua creazione, lUSR, allorigine unONG trasformata in partito, è diventata la terza forza politica parlamentare, con il 9% dei voti. Hanno superato la soglia elettorale del 5% anche lALDE, lUDMR – che ha annunciato di sostenere nel Parlamento il Governo Grindeanu, senza ricevere alcun portafoglio – e il Partito Movimento Popolare, dellex presidente Traian Basescu. Meno del 40% dei romeni aventi diritto si sono recati alle urne per eleggere i 465 deputati e senatori del nuovo Parlamento. Alle elezioni dello scorso dicembre si è tornati al sistema del voto sulle liste, al posto del cosiddetto voto uninominale che, nel 2012, aveva portato ad un Parlamento con 586 eletti.



Il 5 giugno, i bucarestini hanno eletto, per la prima volta, un sindaco donna e membro del Psd: la senatrice Gabriela Vrânceanu-Firea. Ex giornalista controversa, entrata nella politica da 4 anni, Firea ha vinto il 41% dei suffragi di un elettorato per molto tempo considerato prevalentemente di destra. Il tasso di partecipazione al voto a Bucarest è stato di solo il 33%, di molto sotto la media nazionale del 48%. I sindaci sono stati eletti in un unico turno, vincitore essendo il candidato che ha ottenuto la maggioranza semplice dei voti espressi. La misura è stata criticata dalla società civile e dalla stampa, che affermano che, nel contesto di una bassa presenza alle urne, i sindaci soffrono al capitolo legittimità.



La politica estera della Romania ha mantenuto nel 2016 le sue coordinate tradizionali, sia in rappporto agli alleati nella Nato e ai partner nellUe, che nei confronti della Russia. Il ministro degli Esteri nel Gabinetto Cioloş, Lazăr Comănescu, ha sottolineato permanentemente limportanza di una relazione transatlantica “quanto più sostanziosa” e si è pronunciato per il rafforzamento del fianco est dellAlleanza. Per quanto riguarda i russi, la parola dordine è stata il pragmatismo – afferma inoltre lex capo della diplomazia di Bucarest. La posizione della Romania è rimasta ferma e consona con quella dellUe e della Nato anche nel fascicolo delle sanzioni economiche e diplomatiche applicate a Mosca.



La politica estera della Romania ha riguardato, nel 2016, come anche negli anni precedenti, il sostegno al processo di riforma in Moldova, nella prospettiva del consolidamento delliter europeo di questo stato ex sovietico, a maggioranza romenofona. Le relazioni bilaterali eccellenti, facilitate dallattaccamento esplicito alla Romania del presidente Nicolae Timofti e dallesistenza a Chişinău di un Governo e di una maggioranza parlamentare dichiaratamente pro-occidentale, rischiano di essere intaccate dallelezione come capo dello stato, a novembre, del socialista filorussoIgor Dodon. Dopo lo scrutinio, il presidente romeno Klaus Ioannis si è limitato ad annunciare, in un comunicato, di “aver preso atto del voto espresso dai cittadini. Nel comunicato non è menzionato il nome di Dodon, praticante di una retorica virulentemente antiromena. Iohannis usa solo il sintagma “il nuovo presidente della Moldova”, di cui afferma che dovrà dar prova di saggezza ed equilibrio nel suo mandato.



Il 2016 è stato un anno mediocre per lo sport romeno. Ad agosto, alle Olimpiadi di Rio de Janeiro, la Romania ha vinto solo 5 medaglie – una doro, una dargento e tre di bronzo. Ulteriormente, una di bronzo le è stata ritirata, perchè laltleta che laveva vinta nel sollevamento pesi è risultato positivo al test antidoping. Il 47esimo posto nel medagliere è il pessimo mai ottenuto agli olimpici romeni dal 1952. A giugno, al Campionato Europeo in Francia, i calciatori romeni si sono collocati allultimo posto nel Gruppo A del torneo finale. Il CT Anghel Iordănescu è stato sostituito con il tedesco Cristoph Daum, il primo CT straniero nella storia della nazionale romena. Nelle prime partite dei preliminari di Coppa del Mondo 2018 in Russia non sono migliorati però nè il gioco, nè i risultati. Nella pallamano, sebbene con chance di vincere medaglie, la nazionale femminile romena si è piazzata solo al quinto posto agli Europei in Svezia. Al tennis, la meglio quotata romena, Simona Halep, ha concluso lanno al quarto posto nella gerarchia mondiale. (traduzione di Adina Vasile)




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