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L’Europa dopo la Brexit

Un’Europa unita, pacifica, prospera — è l’ideale al quale hanno pensato i padri fondatori dell’Unione Europea. La crisi economica avvenuta alla fine dello scorso decennio, i divari economici tra gli stati membri, la recente crisi dei rifugiati, il problema della sicurezza hanno alimentato, però, gradualmente, l’euroscetticismo. Quale sarà d’ora in poi la strada che imboccherà l’Unione Europea? È una domanda la cui risposta sta nelle decisioni prese al vertice del blocco comunitario. Ultimamente, la sua coesione è messa in dubbio, dopo che i britannici hanno deciso, tramite il referendum organizzato nel 2016, di lasciare l’Unione, fatto che sembrava inconcepibile qualche tempo fa e che crea un precedente da prendere in considerazione per altri Paesi scontenti. La settimana scorsa, la Camera dei Comuni del Parlamento britannico ha adottato, con 324 voti favorevoli e 295 contrari, la legge sul ritiro del Regno Unito dal blocco comunitario.

L’Europa dopo la Brexit
L’Europa dopo la Brexit

, 22.01.2018, 13:17

Un’Europa unita, pacifica, prospera — è l’ideale al quale hanno pensato i padri fondatori dell’Unione Europea. La crisi economica avvenuta alla fine dello scorso decennio, i divari economici tra gli stati membri, la recente crisi dei rifugiati, il problema della sicurezza hanno alimentato, però, gradualmente, l’euroscetticismo. Quale sarà d’ora in poi la strada che imboccherà l’Unione Europea? È una domanda la cui risposta sta nelle decisioni prese al vertice del blocco comunitario. Ultimamente, la sua coesione è messa in dubbio, dopo che i britannici hanno deciso, tramite il referendum organizzato nel 2016, di lasciare l’Unione, fatto che sembrava inconcepibile qualche tempo fa e che crea un precedente da prendere in considerazione per altri Paesi scontenti. La settimana scorsa, la Camera dei Comuni del Parlamento britannico ha adottato, con 324 voti favorevoli e 295 contrari, la legge sul ritiro del Regno Unito dal blocco comunitario.



L’atto normativo di trasposizione della legislazione dell’UE, inviato alla Camera dei lord, “prepara il Paese per un momento storico”, diceva il ministro per la Brexit, David Davis. Effettivamente, la Brexit avrà luogo il 29 marzo 2019. “Lasciamo l’Unione Europea, ma non l’Europa”, aveva dichiarato il premier britannico Theresa May, al tabloid tedesco Bild in un’intervista pubblicata sabato. Lei ha sostenuto che ripensare sulla Brexit non è un’opzione, respingendo, così, un’offerta da parte dei leader dell’UE affinché il Regno Unito restasse a far parte dell’Unione. Theresa May ha precisato, però, che la Gran Bretagna mantiene il suo impegno per la difesa e la sicurezza dell’Europa e che Londra non vuole rinunciare ai rapporti con Bruxelles.



Un accordo speciale tra la Gran Bretagna e l’UE, come desidera il governo di Londra, è possibile dopo la Brexit, ha dichiarato, dal canto suo, il presidente francese Emmanuel Macron in un’intervista alla BBC. Egli ha precisato, però, che questa via speciale deve essere compatibile con il mantenimento del mercato unico e degli interessi collettivi. Come per prepararsi per il periodo post Brexit, i leader dei più forti stati dell’UE, il presidente francese Emmanuel Macron e la cancelliera tedesca Angela Merkel, hanno ribadito, domenica, la loro decisione ad approfondire ancora di più la cooperazione tra Parigi e Berlino.



La settimana scorsa, due giorni prima di un voto fondamentale per la formazione di una coalizione governativa fra conservatori e socialdemocratici a Berlino, Emmanuel Macron aveva dichiarato che la Francia ha bisogno della Germania per riformare l’Europa. Dal canto suo, la cancelliera Angela Merkel ha sottolineato, a Parigi, che la stabilità governativa è indispensabile per far andare avanti la costruzione europea. In seguito al voto di domenica, i socialisti tedeschi hanno deciso di avviare negoziati per la continuazione della Grande Coalizione accanto ai conservatori.

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