CSM, parere negativo su riforma pensioni magistrati
Il CSM ha dato parere negativo al ddl di riforma delle pensioni dei magistrati. Il parere è consultivo, ma obbligatorio.
Ştefan Stoica, 28.11.2025, 11:36
In Romania, il Consiglio Superiore della Magistratura, l’istituzione che ha il ruolo di garante dell’indipendenza della giustizia, ha dato parere negativo al disegno di legge che introduce modifiche al regime pensionistico dei giudici e dei procuratori. Il parere del CSM è consultivo, ma obbligatorio dal punto di vista procedurale. Proprio perché mancava il parere del CSM, la versione precedente della riforma delle pensioni speciali dei magistrati, sulla quale il governo di coalizione aveva posto la fiducia in Parlamento, non ha superato l’esame di costituzionalità. Secondo la nuova bozza, l’importo della pensione dei magistrati sarà pari al 55% della base di calcolo, rappresentata dalla media delle indennità lorde degli ultimi cinque anni, ma non superiore al 70% dell’ultima indennità netta. Inoltre, il periodo di transizione fino al raggiungimento dell’età pensionabile di 65 anni sarà di 15 anni, calcolato a partire dal 1° gennaio 2026. Secondo il progetto precedente, anch’esso contestato dai magistrati, la transizione verso l’età pensionabile di 65 anni sarebbe avvenuta più rapidamente, in dieci anni.
Le discussioni tra il potere esecutivo, cha ha il diritto di stabilire l’ammontare delle pensioni, inclusa quella dei magistrati, e le loro associazioni, sebbene mediati dal presidente del Paese, si sono conclusi con un fallimento. I magistrati chiedevano che la loro pensione fosse quasi allo stesso livello dell’ultimo stipendio incassato, mentre il primo ministro Ilie Bolojan ha insistito affinché la pensione non superasse il 70% dell’ultimo salario netto. Il vicepresidente del CSM, Claudiu Sandu, ha dichiarato giovedì che, se le nuove modifiche alle pensioni di servizio entreranno in vigore, ci saranno tre categorie di pensionati nella magistratura: alcuni con una pensione superiore allo stipendio di quasi il 25%, altri con una pensione pari allo stipendio e, infine, quelli svantaggiati, a suo avviso, ovvero coloro che lavoreranno fino a 65 anni e avranno una pensione dimezzata. Risulterebbero dunque inequità nel sistema.
Il vicepresidente del CSM non ha però detto nulla sulle attuali disparità, considerate da molti scandalose, tra le pensioni dei magistrati, che ammontano a migliaia di euro e che si basano solo in minima parte sui contributi versati durante l’attività, e le pensioni dei cittadini comuni, molto più basse e delle quali non possono beneficiare prima di compiere 65 anni. I commentatori concordano sul fatto che i responsabili delle anomalie che caratterizzano il regime delle pensioni speciali dei magistrati siano i legislatori, che hanno permesso loro di andare in pensione anche prima dei 50 anni e di ricevere pensioni uguali o addirittura superiori all’ultimo stipendio.
D’altra parte, qualsiasi tentativo ragionevole di riformare il sistema difettoso delle pensioni dei magistrati, come richiesto anche dall’Unione Europea, è stato categoricamente respinto da procuratori e giudici, con il motivo che rappresentasse un attentato all’indipendenza della magistratura. La presidente del CSM, Elena Costache, è andata ancora oltre, accusando, senza fondamento, che i magistrati sarebbero diventati il bersaglio di una campagna d’odio, dopo essere stati oggetto di un assedio da parte dei leader politici.