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I robot per l’educazione

Ana-Maria Stancu, CEO di Bucharest Robots, ha fondato la Coalizione per l'Educazione Digitale in Romania ed è attivamente coinvolta nello sviluppo di politiche pubbliche nel campo delle nuove tecnologie.

Foto: flutie8211 / pixabay.com
Foto: flutie8211 / pixabay.com

, 24.12.2025, 16:19

Ana-Maria Stancu è CEO di Bucharest Robots, la prima start-up in Romania dedicata ai robot umanoidi e ai robot di servizio, fondatrice di RoboHub, un centro di apprendimento nel campo della robotica e della programmazione, rivolto in particolare ai bambini appartenenti a gruppi vulnerabili, ma anche al resto dei bambini o degli adulti interessati, e membro del Consiglio di amministrazione di euRobotics, la rete europea di robotica civile. Ha oltre 20 anni di esperienza nel campo delle ONG e nel monitoraggio delle politiche pubbliche in Romania. Ha avviato, insieme ad altre organizzazioni del settore, la Coalizione per l’Educazione Digitale in Romania ed è attivamente coinvolta nello sviluppo di politiche pubbliche nel campo delle nuove tecnologie. Ana-Maria Stancu ha risposto a una serie di domande di attualità per Radio Romania: i robot sono portatori di soluzioni nel mercato del lavoro? Ci sono pericoli? Qual è lo sviluppo attuale di questo settore e cosa ci si aspetta? Come ha iniziato questo percorso?

“Credo fosse nel 2018, quando ho partecipato all’European Robotics Forum, che all’epoca si teneva ad Amsterdam. E, vedendo tutto quello che il mondo stava mostrando lì, ho sentito che in qualche modo noi stavamo vivendo nel Medioevo e che tutto ciò che vedevamo lì era così lontano da quello che avevamo in Romania. E seguiva un’iniziativa di euRobotics, la Settimana Europea della Robotica. Mi è piaciuta l’idea e ricordo che in quel periodo ho chiesto a un amico che aveva un’azienda di comprarmi due robot e a Elisabeta Moraru, di Google, ho chiesto di darmi due visori VR, fatti di cartone, che sono molto convenienti e avevo anche una telecamera VR a 360 gradi. Li ho messi tutti in una valigia e da quella settimana ho iniziato ad andare in alcune scuole e mostrarli ai bambini. L’idea era: se i bambini di Bucarest non vedono qualcosa del genere e non ci sono abituati, i bambini di altre città o della campagna che possibilità hanno di accedere a queste tecnologie? E ora che ne parlo, dopo tanti anni, le cose sono cambiate parecchio. Voglio dire, abbiamo iniziative a livello locale, in quasi tutte le province ci sono almeno due o tre squadre di robotica che partecipano al campionato FTC, First Tech Challenge.” – ha detto Ana-Maria Stancu.

La sfida sembra essere quella di far conoscere agli insegnanti le nuove tecnologie, perché, purtroppo, c’è una grande inerzia nel sistema scolastico romeno, e ora il ritmo delle scoperte è molto veloce e il curriculum, ad esempio, nelle scuole superiori, non è stato modificato da 11 anni. Abbiamo appreso dalla nostra interlocutrice che i robot di cui dispone sono parte integrante del team e contribuiscono alla formazione sia degli studenti che degli insegnanti: “Ho circa cinque robot umanoidi in ufficio, un robot per la disinfezione e molti robot educativi più piccoli. A volte, devo ammettere che quando non c’è la “Settimana Verde” o la “Settimana diversa”, periodi in cui riceviamo visite scolastiche, li apro di tanto in tanto, perché me ne dimentico. Ognuno ha la sua personalità: abbiamo Escu, che è più grande, c’è Amelia, ne abbiamo un altro che porta i vassoi e c’è Monica.” – ha dichiarato Ana-Maria Stancu.

Ana-Maria Stancu ci ha detto che i posti di lavoro continuano a essere sicuri: “Il CEO, il capo della compagnia NVIDIA che produce i chip che fanno muovere l’intelligenza artificiale, ha detto che prima di tutto dovremmo imparare la fisica e la matematica, perché sono cose molto tangibili, nel mondo reale, e poi ha detto che i mestieri saranno il futuro, perché, in realtà, non importa quanto siano avanzati i robot ora e probabilmente avete visto video su internet che ci mostrano robot che fanno tutto; prendeteli con le pinze, perché non è esattamente quello che vediamo su internet. Quello che vediamo su internet sono filmati in un ambiente controllato. Cosa significa? Significa che quel robot è stato addestrato in quello spazio, ha ripetuto quel movimento mille volte, finché il video è venuto bene per essere messo su internet.”

E poiché l’ambiente digitale è pieno di video che ci dicono che stanno arrivando i robot e che inizieranno a pensare per noi e a sostituirci, Ana-Maria Stancu ha spiegato: “ChatGPT, e facciamo questo esempio perché lo utilizzano tutti, ma anche altre intelligenze artificiali generative, funzionano allo stesso modo. Si chiamano intelligenze artificiali generative perché generano. Quelli di ChatGPT hanno creato un database di documenti molto ampio, con milioni di documenti, e questo algoritmo li analizza e ne ricava una sorta di statistica. In pratica ci dice che se compare la parola “radio”, la parola più frequente accanto alla parola “radio” è “ospite”. E accanto alla parola “ospite”, la parola più probabile e più frequentemente usata è “donna”. Quando scriviamo “dimmi qualcosa su un programma radiofonico”, ci dice che una donna è invitata alla radio. Perché? Perché calcola le probabilità.”

In Romania, esiste la “Coalizione per l’Educazione Digitale”, che è attivamente coinvolta nello sviluppo di politiche pubbliche nel campo delle nuove tecnologie. Sono stati quindi realizzati corsi di formazione per i dipendenti delle istituzioni pubbliche in materia di comunicazione con i cittadini, una guida alla comunicazione tra le autorità pubbliche e i cittadini e altre iniziative che stanno lentamente ma inesorabilmente cambiando il ritmo della Trasformazione Digitale nel nostro Paese.

Foto: pixabay.com
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