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Le donne, categoria vulnerabile durante la pandemia

Come già noto, la pandemia e le relative restrizioni hanno creato una situazione ancora più difficile per i gruppi già vulnerabili. E per le donne, che portavano, comunque, il peso del doppio turno in famiglia, la sfida è stata ancora maggiore.

Le donne, categoria vulnerabile durante la pandemia
Le donne, categoria vulnerabile durante la pandemia

, 26.05.2021, 18:29

Come già noto, la pandemia e le relative restrizioni hanno creato una situazione ancora più difficile per i gruppi già vulnerabili come, ad esempio, le persone e i bambini delle zone rurali a disagio. E per le donne, che portavano, comunque, il peso delle disparità salariali e del “doppio turno” in famiglia, la sfida è stata ancora maggiore. Sette su dieci donne intervistate nellambito di recente studio della compagnia di ricerche di mercato FRAMES hanno affermato che la pandemia ha cambiato il loro modo di vita, mentre il 64% considera di aver avuto da soffrire in seguito al lockdown.



Delle altre realtà rivelate dallo studio abbiamo parlato con il rappresentante della compagnia, Adrian Negrescu. “Il 58% delle donne interpellate ha dichiarato che il lavoro da remoto è stato un fardello durante la pandemia perchè nessuno vi era preparato. Non abbiamo avuto computer o videocamere o la velocità di internet necessaria per simili attività. Inoltre, lavorare da casa, in un appartamento piccolissimo, con la famiglia, con i figli accanto, rende la concentrazione difficile, cè meno possibilità di essere produttivi nel lavoro. È interessante che solo il 26% delle donne ha considerato il lavoro da remoto una misura positiva.”



Nel mondo rurale e in altre zone disagiate, il lockdown non ha portato il lavoro da remoto, bensì una maggiore insicurezza economica e, perchè no, psicologica. Il Centro FILIA, ong impegnata nella protezione dei diritti delle donne, ha monitorato la situazione durante la pandemia, racconta la direttrice generale, Andreea Rusu. “Per quanto riguarda le donne con cui lavoriamo nelle zone rurali, sia sono state costrette a tornare al lavoro che avevano allestero,sia non hannoavuto più la possibilità di lavorare come giornaliere. Sono dovute restare a casa con i figli che non potevano più andare a scuola. I loro partner o mariti non potevano più andare al lavoro perchè, come ben sappiamo, molte persone delle zone rurali lavorano sia senza contratto, sia per un periodo determinato. Quindi, loro hanno avuto meno possibilità di acquistare prodotti digiene o alimenti. Gli studi a livello nazionle rivelano che durante lo stato demergenza, due terzi di coloro che hanno chiesto il sussidio di disoccupazione erano donne. Ciò mostra che se appare una crisi sanitaria, essa è anche una crisi socio-economica, e le prime a esserne colpite sono le donne. Se i figli non vanno più a scuola oppure se ci sono parenti che si ammalano, sono le donne a dover prendersi cura di loro e non hanno più il tempo di essere presenti anche sul mercato del lavoro e occuparsi anche del sostentamento della famiglia. Ciò vuol dire che la situazione delle donne è diventata ancora più precaria dal punto di vista economico e loro sono adesso ancora più dipendenti dai loro partner.”



Del resto, in alcuni casi, proprio la relazione delle donne con i mariti o partner di vita è stata messa a dura prova nellultimo anno. “Il 64% delle donne hanno dichiarato che restare a casa le ha aiutate a conoscere meglio i propri partner di vita. Prima della crisi sanitaria, come sappiamo, sia gli uomini, che le donne erano preoccupati dal lavoro dalla mattina alla sera. Si incontravano di solito la sera e nel fine settimana. Linterazione era limitata, mentre lavorando e vivendo nello stesso ambiente 24 ore su 24 hanno notato cose di cui prima non erano preoccupate e ciò ha influito sul modo in cui si percepiscono i partner. Alcuni partner sono diventati più uniti, per altri le cose sono andate non tanto bene. Questo il motivo per cui ci sono state tante separazioni nel 2020, e nel 2021 il trend continua. I romeni divorziano di più che prima della pandemia nel contesto dei problemi generati dalla crisi, delle incomprensioni e differenze di percezione tra uomini e donne”, ha detto Adrian Negrescu.



La pandemia ha avuto un impatto, inoltre, sulla relazione delle madri con i figli, nel contesto in cui anche leducazione formale è stata fatta più da casa, diventata, improvvisamente, sia scuola, che ufficio. Nonostante tutte le difficoltà, per alcune donne il maggiore avvicinamento ai figli è stato benefico, ha notato Adrian Negrescu. “Le donne che sono già madri si sono avvicinate di più al mondo dei figli. Nel contesto in cui i bambini hanno fatto lezioni on line, loro hanno passato più tempo insieme ai genitori che prima della pandemia. E alcune madri hanno scoperto praticamente i propri figli, hanno scoperto cose che prima non vedevano perchè, purtroppo, avevano troppo poco tempo a disposizione. Daltra parte, il 54% delle donne senza figli interpellate ci hanno detto che desidererebbero restare incinte anche in condizioni difficili di pandemia. Ciò vuol dire che le donne hanno sentito di più il desiderio di diventare mamme.”



Lo studio realizzato dal Centro Filia rileva che più sostegno sarebbe stato molto utile. “Alle donne per cui era molto difficile lavorare da casa, accanto ai figli, andava offerta unalternativa. Ci sono stati diversi aiuti da parte delle autorità, come la cassaintegrazione, ma non sono bastati. Ci sono state molte donne che, nel questionario, ci dicevano che sono state costrette a lavorare di notte oppure hanno preferito prendere il congedo medico in questo periodo perchè non ce la facevano più con le responsabilità familiari. Motivo per cui, per le donne, durante la pandemia, è aumentato lo stress ed è cresciuta la quantità di lavoro, e molte hanno fatto fatica a trovare lequilibrio tra vita privata e professionale”, ha spiegato Andreea Rusu.



La salute è stata un altro motivo di preoccupazione, ma laccesso ai servizi sanitari è stato difficile, in quanto proritari sono stati i casi di COVID-19. Daltra parte, la pandemia ha evidenziato limportanza della prevenzione, aspetto trascurato dalla maggioranza dei romeni e delle romene, nota Adrian Negrescu. “Le donne sono sempre più attente alla salute. È una cosa buona. Il fatto interessante è che prima della pandemia il 61% dichiarava di andare dal medico solo alloccorenza, il 21% una sola volta allanno e solo l11% andava ai controlli trimestrali. Adesso, nel 2021, le condizioni di salute sono passate in primo piano. L83% delle donne ritiene che sia questa la principale priorità nel 2021. Parliamo di controlli periodici. Nel contesto della pandemia, le donne sono state più interessate ad andare dal medico per verificare se non hanno problemi di salute diversi da quelli già noti.”



Certo, a tutti i problemi già menzionati, si è aggiunta anche limpennata delle violenze domestiche, soprattutto durante il lockdown, fenomeno notato nellintera Ue.




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