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Soccoritori in alta quota

Dall'inizio dell'invasione russa dell'Ucraina nel febbraio 2022, milioni di ucraini hanno attraversato il confine con la vicina Romania, anche se, la maggior parte di loro, solo per transitare verso ovest. Tra quelli in fuga dalla guerra c'erano giovani che, pur essendo idonei a combattere, scelsero di attraversare fraudolentemente il confine tra Romania e Ucraina attraverso i monti Maramureş, per paura di essere mandati al fronte.

sursa foto: Facebook / Salvamont Maramures
sursa foto: Facebook / Salvamont Maramures

, 04.05.2025, 20:57

Dall’inizio dell’invasione russa dell’Ucraina nel febbraio 2022, milioni di ucraini hanno attraversato il confine con la vicina Romania, anche se, la maggior parte di loro, solo per transitare verso ovest. Tra quelli in fuga dalla guerra c’erano giovani che, pur essendo idonei a combattere, scelsero di attraversare fraudolentemente il confine tra Romania e Ucraina attraverso i monti Maramureş, per paura di essere mandati al fronte. Decine di persone morirono per le ferite riportate, dovute allo sforzo o alle avverse condizioni meteorologiche. Al contrario, quasi 300 persone sono riuscite a salvarsi grazie all’intervento dei soccorritori alpini rumeni provenienti dal nord del Paese.

Dan Benga è il capo della squadra di soccorso alpino del Maramureş. Coordina un gruppo di persone il cui compito è salvare vite umane, a prescindere da qualsiasi rischio. Ricorda la prima telefonata in cui gli fu detto che dovevano intervenire a sostegno di alcuni vicini ucraini. È successo nell’aprile 2022: “Tramite il 112 siamo stati informati che da qualche parte sulle montagne, nella zona del picco Pop Ivan, ci sono alcuni cittadini ucraini che hanno bisogno del nostro aiuto e si trovano in condizioni piuttosto precarie, avendo a disposizione solo l’equipaggiamento primaverile-estivo e non quello invernale.” Lassù c’era parecchia neve, due di loro avevano problemi di salute piuttosto seri, uno era privo di sensi e l’allarme è arrivato, come mai prima, in serata, il che ci ha messo un po’ in difficoltà, soprattutto perché non avevamo le coordinate di tutti. È stata un’azione estremamente difficile, perché tutto è stato fatto contro il tempo e il problema era che la zona in questione era estremamente pericolosa, con burroni di 400-500 metri, con rocce da cui due di loro erano caduti, con una valanga che è partita nel momento in cui uno di loro si è alzato e ha voluto attraversare la zona… Quindi, è stato l’inizio di un viaggio, per così dire, di tre anni e due mesi, fino ad oggi, che ha messo alla prova le nostre capacità, la preparazione fisica, la preparazione mentale, l’empatia… assolutamente tutto ciò che riguarda la nostra l’attività.”

Ogni azione è stata impressionante a modo suo, che sia durata 8-12-16 ore o di più: la più lunga, un record almeno a livello europeo, è durata 133 ore… 133 ore di lavoro sul campo, intorno a Natale 2022, per trovare, recuperare e soccorrere cinque persone e anche rimuovere due corpi: un ragazzo di 21 anni e un altro di 23 anni. Furono utilizzate tutte le attrezzature disponibili: aereo Frontex, elicottero Frontex, elicottero Smurd senza verricello, elicottero Smurd con verricello e un numero significativo di soccorritori. Tra loro c’era anche Dan Benga: “Come uno dei soccorritori nel verricello dell’elicottero, sono stato lasciato su una roccia, sono riuscito a evacuare un ucraino che aveva gravi problemi di salute e non sarebbe sopravvissuto fino al mattino. Rimanendo sulla roccia in attesa che l’elicottero venisse a cercarmi, per portarmi fuori con il secondo ucraino, i miei colleghi, a causa del tempo molto sfavorevole, con una nebbia che non si vedeva a 2 metri di distanza, con una tempesta di neve che è arrivata dal nulla, sono stati costretti a lasciarmi su quella roccia. Mi hanno detto che non potevano cercarmi per più di 32-34 ore, perché il tempo era cambiato drasticamente e che dovevo arrangiarmi e che dovevo tirare giù quell’uomo da lì. E poi, ho preso la decisione di dire all’uomo che se voleva vivere, doveva venire con me, perché io volevo vivere, se voleva morire, poteva rimanere lì, ma che non volevo lasciarlo morire e lo avrei legato a me e trascinato dietro di me. Per chiunque vada a fare una passeggiata, 1,3-1,4 chilometri non significano niente. Beh, ho fatto quel chilometro e 400 metri in quasi 16 ore.

La storia di un giovane giornalista ucraino di 29 anni trovato quasi morto in un burrone, salvato dai rumeni del Soccorso alpino di Maramureș, ha fatto il giro delle televisioni di tutto il mondo: (traccia) “C’era un ragazzo che è caduto in un burrone, era sdraiato in quel burrone, l’acqua gli entrava dalla schiena, gli circondava il collo, gli scendeva attraverso i pantaloni e lungo le gambe, non riusciva a muoversi da lì.” Non potevamo lavorare con l’elicottero, perché non poteva più arrivare a meno di 200 metri di distanza. C’era una squadra che effettuava il salvataggio a terra. L’hanno visitato, era in ipotermia, c’erano -16 gradi e quando l’ho spogliato ho trovato un gatto sdraiato sul suo petto, sulla sua pelle nuda, che non mangiava da circa quattro giorni, il povero ragazzo era in montagna da 11 giorni.

I miei ragazzi hanno scalato 412 metri, la profondità del burrone, in 7 ore e mezza. Pensateci, 4 campi da calcio equivalgono a 400 metri. Ora, percorrere 400 metri in 7 ore e mezza, anche tirando la barella con i denti, perché non avevi un posto dove ancorarti, l’ancoraggio è un punto di sicurezza… Bene, l’ho portato giù, è arrivato all’ospedale, il ragazzo si è ripreso, ora è andato in Austria. Ogni volta che vede un’operazione di salvataggio, essendo amici su Instagram, ci ringrazia per avergli salvato la vita e, cosa ancora più importante, ha non so quante decine di migliaia di follower, ma segue solo una struttura: il Soccorso Alpino Maramureș, e questo dice tutto.

In totale, finora, i soccorritori del Maramures hanno effettuato oltre 200 operazioni di salvataggio di ucraini in fuga. Le loro missioni vengono svolte secondo un protocollo professionale identico e consolidato, sia che si tratti di turisti in difficoltà o di ucraini in fuga dal paese vicino. Nel caso di questi ultimi, però, ogni azione ha anche una carica psicologica particolare, poiché si tratta di giovani talmente spaventati dalla prospettiva di essere mandati al fronte che, pur di cercare un posto dove vivere in pace, sono disposti a lasciare tutto e ad affrontare qualsiasi vicissitudine. Il capo del Soccorso Alpino di Maramureș:

“Queste persone non vengono per divertirsi. Questa gente viene per sopravvivere e mangiano quello che trovano per terra, mangiano insetti, bevono acqua da dove probabilmente non andrebbero a bere nella vita di tutti i giorni, da una pozzanghera stagnante… Naturalmente, in Ucraina c’è lo stato di guerra e una delle regole imposte è quella di non avvicinarsi più di 5 chilometri al confine. Questi ragazzi che hanno l’età giusta per essere arruolati non possono andare in montagna preparati con l’equipaggiamento invernale da montagna, perché se passano per una località dove ci sono la polizia militare o le forze armate devono evitare di farsi vedere con uno zaino, gli scarponi e i ramponi addosso. Ti chiederebbero chiaramente: “Ehi, fuori ci sono 7-8 gradi, 10 gradi, cosa stai facendo con questa attrezzatura, dove stai andando?” E allora arrivano con le scarpe di tela, i jeans e pantaloni cargo, ci sono anche quelli che presumibilmente vanno a lavorare e hanno stivali di gomma… a meno 26 gradi, è la ricetta perfetta per andare in ipotermia grave in meno di 24 ore, avere congelamenti e farsi amputare le gambe. E mi sono capitate situazioni simili! Non solo una!”

Il confine montuoso con l’Ucraina si estende per 120 chilometri e ha una superficie di circa 5 mila chilometri quadrati. Inoltre, le montagne del Maramureș non sono affatto amichevoli. E presso il Soccorso alpino di Maramureș sono impiegati solo 18 soccorritori e 32 volontari, molti meno del necessario. Per fare un paragone, nel Tirolo, cioè su circa metà della superficie dei monti Maramureș, ci sono oltre 1.100 soccorritori alpini, più di tutti i soccorritori alpini romeni messi insieme! Bene, questo significa – afferma il responsabile del soccorso alpino del Maramureș, Dan Benga – che i soccorritori romeni sono allo stesso tempo molto ben addestrati, pazzi e di buon cuore.

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