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Donne nelle carceri comuniste

Le donne vissero, come gli uomini, le più sconvolgenti esperienze nella storia e nelle carceri comuniste soffrirono e affrontarono tutto con lo stesso coraggio.

Donne nelle carceri comuniste
Donne nelle carceri comuniste

, 05.04.2021, 22:02

La presenza delle donne nella storia è stata per molto tempo trascurata, ma loro non sono state meno importanti degli uomini. Le donne vissero, come gli uomini, le più sconvolgenti esperienze nella storia e nelle carceri comuniste soffrirono e affrontarono tutto con lo stesso coraggio. Una delle storie più impressionanti è quella dellinsegnante Iuliana Preduț che proveniva dalla famiglia di Toma Arnăuțoiu, leader dei partigiani anticomunisti nei Monti Făgăraș. Nel 1958, Iuliana Preduț è stata arrestata a scuola e buttata in carcere assieme allintera famiglia con laccusa di aver aiutato i partigiani. Nel momento dellarresto era incinta di 6 mesi e parte della sua esperienza carceraria è stata la nascita di sua figlia nel carcere di Văcărești.



A breve tempo dallarresto, Iuliana Preduț fu trasferita dal carcere di Pitești in quello di Văcărești, a Bucarest, dove portò al mondo una bimba, battezzata Libertà Giustina. Nel 2001, il Centro di Storia Orale della Radiodiffusione Romena ebbe loccasione di intervistare leroina. “Mi buttarono, la sera, nella cella nr. 116, e per rendermi la vita un vero calvario mi lasciarono da sola in un WC alla turca con 6 fori di scarico otturati dalle feci. Lodore sgradevolissimo, il viaggio stanchevole dalla carcere di Piteşti fino alla famigerata carcere di Văcăreşti avevano accentuato il mio terribile dolore accompagnato da una fame difficilmente immaginabile. Avevo una sensazione sempre più forte di esaurimento. Mi sono distesa sul pavimento, nellurina fuoriuscita dalla WC alla turca”, raccontò al Centro di Storia Orale Iuliana Preduț.



Iuliana Preduț lottava contro le proprie paure, contro il destino avverso, contro il macchinario infernale dello stato comunista. Era rinchiusa da sola in una cella e aspettava di partorire. “Ho cercato di raccogliere tutte le mie forze e distendermi sul letto. Sentivo di essere sorvegliata attraverso lo spioncino della cella. Dopo un po, ho guardato attentamente intorno e sono stata trafitta da una paura orrenda. I letti soprapposti fino al soffitto erano stati capovolti in seguito a una perquisizione dettagliata. Sul pavimento gelido e sporco cerano tracce fresche di sangue, cotone idrofilo e feci. Mi sono sentita come nelle scene più spaventose dei romanzi dellorrore, come in presenza di spiriti maligni che mi si stavano avvicinando. La paura era tanta, soprattutto perchè nel corridoio si sentivano suoni strani. Sembrava un mescolarsi di gemiti umani e belati di pecora, un urlo di bestia selvaggia che si riversava fortemente verso la cella in cui ero rinchiusa. Fui colta dallorrore. La bimba si agitava e scalciava tanto nella pancia che sembrava volesse evadere anche lei dallinferno in cui eravamo appena finite. Sono scoppiata a piangere, in fiumi di lacrime che non potevo più fermare”.



E da quel burrone della disperazione irruppe anche la speranza per Iuliana Preduț.”Lorrore che provavo era così straziante che cominciai a pregare Dio che mi portasse via da questa terra della sofferenza e del buio, anche se sapevo che così commettevo un peccato, perchè avevo dentro di me unaltra vita per cui avevo il dovere di sperare. Dun tratto, da un canto della cella apparve su uno spiraglio di luce abbagliante il volto santo della Madonna addolorata che mi disse: “Perchè hai paura? Non vedi che sono qua con te?” Poi scomparì sullo stesso spiraglio di luce abbagliante, lasciandomi nel cuore tanta pace e calma. La bimba si tranquillizzò, le lacrime si fermarono come per miracolo, e la cella mi sembrò unaltra, una cella abituale di un carcere dove la speranza doveva vincere la sofferenza. Lottando per superare lo stato mentale in cui mi trovavo, raccolsi le coperte piene di sangue e pus e feci un po di posto anche per me.”



Lestasi mistica di Iuliana Preduț la aiutò a mantenere la sua umanità in mezzo a quellinferno onnipresente.”Avrei voluto lavarmi le mani, però non cera lacqua. Non osavo bussare alla porta perchè sapevo le regole della detenzione, ma soprattutto perchè anticipavo il rifiuto. Miracolo, però! Lo spioncino si aprì leggermente e un guardiano infilò una tazzina dacqua, invitandomi quasi a bere, poi chiuse lo spioncino senza fare rumore. Mi lavai le mani e mi sedetti in un certo senso tranquilla sul bordo del letto. La voce dello stesso guardiano mi chiamò allo spioncino. Mi chiese la tazzina di alluminio in cui mi mise un po di latte. Non avevo più visto del latte da quando mi avevano arrestata. Mi chiese a bassa voce cosa avessi visto e mi avesse calamato. Mi aveva, credo, quardato attraverso lo spioncino piangere e aveva letto sul mio volto la paura tremenda di prima. Gli dissi chi mi aveva portato la pace: la Madre dei dolori. I suopi occhi sembravano pieni di profonda compassione, è tutto quello che riuscì a vedere attraverso lo spioncino. Gli chiesi, perchè capì che era diverso da tutti gli altri guardiani, da dove provenissero quei suoni orrendi che si amplificavano nel corridoio? Mi confessò che tutte le celle di quellala del carcere erano piene di malati in fin di vita”, raccontò Iuliana Preduț.



Iuliana Preduț sopravvise. Per raccontare la storia di quei tempi orrendi che entrarono nella grande enciclopedia della barbarie del 20esimo secolo.




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