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PCR in clandestinità

La fine della Prima Guerra Mondiale, lungi dal calmare gli spiriti accesi che l'avevano iniziata, alimentò nuove rabbie e ossessioni e le soluzioni estreme furono considerate le più adeguate.

Romania e Tito
Romania e Tito

, 09.12.2024, 17:43

L’estremismo di sinistra e di destra, il comunismo e il fascismo, mostruose creazioni della guerra, finirono per dominare le menti di molte persone. Una particolarità della Grande Guerra fu che né i vincitori poterono godersi la vittoria né i vinti rinunciarono alla rivincita. Ci è voluta la seconda guerra mondiale perché le energie distruttive venissero consumate.

I nuovi stati emersi dopo il 1918 adottarono misure contro l’estremismo e per proteggere i confini. Il Regno della Grande Romania, anch’esso una creazione del sistema di Versailles, ha adottato misure severe per liquidare le manifestazioni estremiste che ne mettevano in pericolo l’esistenza e il funzionamento. Il 6 febbraio 1924, più di 100 anni fa, il governo liberale guidato da Ion I. C. Brătianu adottò la legge sulle persone giuridiche in base alla quale le organizzazioni estremiste erano illegali. Le due principali organizzazioni prese di mira furono la Lega Nazionale per la Difesa Cristiana, di estrema destra, fondata nel 1923, e il Partito Comunista Romeno di estrema sinistra, fondato nel 1921. L’autore della legge, da cui la legge prese il nome, era il ministro della Giustizia Gheorghe Gh . Mârzescu, giurista e sindaco della città di Iasi durante gli anni della guerra.

Se l’estrema destra si reinventò nel 1927 con la formula del Movimento Legionario e poté operare legalmente con successo di pubblico alla fine degli anni ’30, l’estrema sinistra, agenzia di Mosca in Romania, rimase vietata fino al 1944. Alla fine della seconda guerra mondiale, dopo che l’Unione Sovietica occupò la Romania e portò al potere il PCR, i pochi membri del partito fecero un vanto del fatto di essere stati membri di un’organizzazione bandita. Li chiamarono „illegalisti” e c’erano sia quelli che erano in prigione, sia quelli che, nascosti, in libertà, seguivano le istruzioni di Mosca.

Uno degli illegalisti fu Ion Bică. Nell’archivio del Centro di Storia Orale della Radiodiffusione Romena si trova una sua intervista del 1971 nella quale raccontò come dal lager di Târgu Jiu, dove si trovavano alcuni militanti comunisti, loro fuggirono nell’aprile del 1944 con l’aiuto di alcune persone della amministrazione. “Il partito era riuscito a stabilire uno stretto legame tra i militanti esterni e i militanti delle prigioni e dei lageri. Si sarebbe trovato ad affrontare una situazione difficile. Mentre gli eserciti di Hitler ricevevano colpi su colpi, l’attività del partito si intensificò nel paese. Il collegamento tra i comunisti all’interno e all’esterno veniva stabilito attraverso persone semplici che svolgevano determinati compiti nell’apparato amministrativo del lager. Ad esempio, c’erano donne che, una volta chiuso il lager, si recavano in diverse località del Paese e a Bucarest. Erano donne che godevano della fiducia dei comunisti, erano portatrici di biglietti, di corrispondenza tra i comunisti fuori e quelli dentro, così come tra quelli dentro e fuori.”

Anche Anton Moisescu fu un illegalista e nel 1995 raccontò in cosa consisteva la sua attività prima e durante la guerra. “Anche prima facevo attività di partito illegale, ma lavorando in fabbrica e con il mio vero nome, noto a tutti, ma sconosciuto come attivista di partito o attivista dell’UTC. Questa volta, però, ho dovuto cambiare nome e non farmi vedere da nessuna parte, per non farmi incontrare da nessuno dei nostri agenti perché mi avrebbero arrestato immediatamente. E poi vivevo in una casa rifugio, lavoravo di notte, uscivo per riunioni solo di notte. Ero ricercato, ma la Sicurezza dello Stato non mi ha trovato da nessuna parte.”

Anton Moisescu ha fatto riferimento anche ai mezzi di sussistenza di cui disponeva un clandestino. “Vivevamo di aiuti dai simpatizzanti nella Capitale. La gente raccoglieva dei soldi per noi perché eravamo in pochi, non eravamo molti in questa situazione. Gli altri membri di partito e simpatizzanti raccoglievano per i prigionieri politici, di questo mi sono occupato anche io, del Soccorso Rosso: vestiti, viveri, soldi. Abbiamo dato loro quello che abbiamo raccolto tramite i loro parenti, mandavamo tutto nella prigione. Allo stesso modo si raccoglievano delle cose per noi. Avevamo una casa rifugio in cui vivere, di solito non affittavamo niente, non avevamo nessuna casa a nostro nome. Era di solito la casa di un simpatizzante dove restavamo per un po’. Se qualcosa ci sembrava sospetto, andavamo a casa di un altro simpatizzante e così via. Per tutto il tempo eravamo in ambienti cospirativi sconosciuti alla polizia politica, la Securitate, con persone che non erano nemmeno conosciute come attivisti, ma solo nostri simpatizzanti.”

Il periodo di illegalità durante il quale operò il PCR, tra il 1924 e il 1944, fu quello in cui lo Stato romeno si consolidò dal punto di vista legislativo, amministrativo, politico ed economico. E la legge Mârzescu fu lo strumento attraverso il quale l’estremismo, di destra e di sinistra, non poteva dirottare lo sviluppo di uno stato che aveva pagato con pesanti sacrifici ciò che aveva realizzato.

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