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Ottomani e romeni

Uno degli attori più importanti che influenzò la storia dei romeni nello spazio extra-carpatico fu l'Impero Ottomano.

Ottomani e romeni
Ottomani e romeni

, 27.03.2024, 20:24

Uno degli attori più importanti che influenzò la storia dei romeni nello spazio extra-carpatico fu l’Impero Ottomano. È considerato uno dei più grandi imperi della storia e ha dominato, per più di mezzo millennio, il mondo su tre continenti, Europa, Asia e Africa. Ottomani e romeni si incontrarono, si scontrarono e convissero strettamente dalla seconda metà del XVesimo secolo all’ultimo quarto del XIXesimo secolo.

Nella loro storia di prossimità al mondo ottomano, i Principati romeni godettero di autonomia rispetto agli altri stati balcanici che furono conquistati e trasformati in pascià. Lo storico britannico Marc David Baer, ​​autore di un volume best-seller sulla storia dell’Impero Ottomano, ha sottolineato questo status. “Una cosa interessante di queste tre province degli Ottomani, Transilvania, Valacchia e Moldavia che compongono oggi la Romania, è che furono conquistate in tempi diversi. Ancora più importante, furono trattati in modo diverso da come l’Impero Ottomano trattava le altre province chiave. Quindi se confrontiamo l’odierna Romania con la Grecia, la Bulgaria, la Serbia e così via, è molto diversa. I romeni resistettero meglio, e ciò portò gli ottomani a non sottometterli completamente, ma a concedere loro uno status di autonomia abbastanza significativo, che ricorda molto da vicino quello del Kurdistan, nel sud-est. Ai curdi hanno concesso una grande autonomia purché fornissero truppe e difendessero l’impero dai nemici esterni”.

Come parte del mondo ottomano, secondo Baer ci furono sia guadagni che perdite per i romeni. “Quando Mehmet II conquistò la Valacchia nel 1460 collegò questa parte del mondo con il mondo del commercio e il mondo dei flussi di idee. L’Impero Ottomano divenne a quel tempo uno degli imperi più grandi, potenti e ricchi del mondo. Far parte del mondo ottomano portò molti vantaggi ai sudditi. Dal punto di vista dei vinti c’erano molti lati negativi. Ad esempio, gli ottomani si prendevano e portavano via bambini, ragazzi. Un ragazzo cristiano su 40 proveniente dalle province ottomane o dai territori appena conquistati veniva portato nella capitale, circonciso e convertito all’Islam, e addestrato per diventare membro del loro corpo militare d’élite o dell’amministrazione, possibilmente ministro.”

Gli storici dell’Impero Ottomano hanno spesso scritto della tolleranza che gli Ottomani avevano nei confronti della diversità che governavano. Marc David Baer ritiene che sia un po’ piu’ complicato. “Prima di tutto bisogna definire cosa intendiamo per tolleranza. La storia europea di cui stiamo parlando ci dice che la tolleranza inizia con la Guerra dei Trent’anni, cioè nel 1648. Tuttavia, se pensiamo alla tolleranza solo come a qualcosa portato in Europa attraverso alcune regole, allora possiamo andare più indietro nella storia europea dell’VIII secolo, possiamo riferirci agli arabi che conquistarono la Spagna. Nella Spagna musulmana abbiamo tolleranza religiosa, abbiamo cristiani, ebrei e musulmani che vivssero allo stesso modo nei regni musulmani. Gli Ottomani introdussero la tolleranza religiosa in Europa, dove arrivarono nel XIV secolo, ma la tolleranza non è la stessa cosa con la convivenza. Non è come dire che la tua religione è uguale alla mia, siamo uguali, rispettiamoci. Nel periodo premoderno, tolleranza significava gerarchia. C’era un gruppo, nel caso ottomano erano i musulmani, poi c’erano uomini e persone libere che avevano più diritti degli altri che erano cristiani, ebrei, donne, schiavi.”

Nel 19° secolo, le nazioni balcaniche abbandonarono il modello ottomano, ottennero l’indipendenza e adottarono il modello europeo di stato e società moderni. Marc David Baer: “L’Impero Ottomano fu un impero che durò 600 anni. Gli stessi Ottomani erano una nuova classe di cristiani convertiti, uomini e donne. Erano una minoranza nel loro stesso impero. Crearono la lingua ottomana che era una lingua comprensibile solo a questa élite ottomana, non a chiunque. La maggior parte dei sudditi ottomani nei primi quattro secoli dell’impero erano cristiani. Ma se rivolgiamo la nostra attenzione al 19° secolo, abbiamo un impero diverso, abbiamo un mondo nuovo, entriamo in un mondo diverso in cui i russi iniziano a sconfiggere gli ottomani ancora e ancora. Gli Ottomani cominciano a perdere territorio dal XVII al XIX secolo. E gli intellettuali, gli statisti, il sultano cominciarono a chiedersi come si potesse salvare l’impero dopo essere stato sconfitto militarmente? E non riccorsero alla soluzione nazionalista, all’idea che su un territorio esiste un unico popolo. Ma per gli Ottomani questo scopo non esistette fino a molto tardi. Lo scopo era sempre quello di salvare il territorio dell’impero e di trovare un modo, che alla fine fallì, per conquistare la lealtà dei sudditi.”

L’Impero Ottomano scomparve formalmente nel 1918, più di un secolo fa. Tracce di ciò che significò esso rimangono per lo più nei documenti scritti e meno come caratteristiche distintive oggi.

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