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Conflitto al vertice nel principale partito della coalizione governativa

Nella democrazia romena postcomunista sono rare le vittorie elettorali così categoriche, ma così difficile da gestire come quelle vinte dal PSD nel 2016. Il partito aveva allora stravinto le elezioni amministrative. Un’ex giornalista, molto popolare, ma altrettanto controversa, che è entrata sulla scena politica meno di quattro anni fa, Gabriela Firea diventava il primo sindaco donna e membro PSD a Bucarest, città che per tradizione era una roccaforte della destra. L’affluenza alle urne nella Capitale è stata di solo il 32%, inferiore alla media nazionale del 48%, e i sindaci sono stati eletti in un unico turno, fatto che, come attiravano l’attenzione i commentatori, indebolisce la loro legittimità. Per l’opinione pubblica, la vittoria di Gabriela Firea era incontestabile. Sei mesi dopo, il PSD vinceva, con oltre il 40% dei voti, anche le elezioni politiche e, accanto all’ALDE, tornava al potere dopo solo un anno di governo tecnocrate.

Conflitto al vertice nel principale partito della coalizione governativa
Conflitto al vertice nel principale partito della coalizione governativa

, 10.09.2018, 12:34

Nella democrazia romena postcomunista sono rare le vittorie elettorali così categoriche, ma così difficile da gestire come quelle vinte dal PSD nel 2016. Il partito aveva allora stravinto le elezioni amministrative. Un’ex giornalista, molto popolare, ma altrettanto controversa, che è entrata sulla scena politica meno di quattro anni fa, Gabriela Firea diventava il primo sindaco donna e membro PSD a Bucarest, città che per tradizione era una roccaforte della destra. L’affluenza alle urne nella Capitale è stata di solo il 32%, inferiore alla media nazionale del 48%, e i sindaci sono stati eletti in un unico turno, fatto che, come attiravano l’attenzione i commentatori, indebolisce la loro legittimità. Per l’opinione pubblica, la vittoria di Gabriela Firea era incontestabile. Sei mesi dopo, il PSD vinceva, con oltre il 40% dei voti, anche le elezioni politiche e, accanto all’ALDE, tornava al potere dopo solo un anno di governo tecnocrate.



Considerato lo stratega e il principale autore di questo trionfo, il leader PSD, Liviu Dragnea, veniva insediato, informalmente, come l’uomo forte della coalizione. L’azione di governare si è dimostrata però, molto più difficile per i socialdemocratici. Diventato, dopo soli sei mesi, persona indesiderata per Dragnea, il premier Sorin Grindeanu è stato rimosso tramite una mozione di sfiducia inoltrata dal proprio partito, una situazione senza precedenti in Romania. Solo un semestre ha resistito anche il seguente primo-ministro, Mihai Tudose, convinto dai colleghi a rinunciare al mandato e a lasciare il posto a Viorica Dăncilă.



Ogni volta, ci sono stati socialdemocratici che hanno criticato lo stile manageriale di Dragnea, però o sono stati esclusi dal partito, o costretti a fare penitenza. Nessuno dei contestatari ha avuto però la visibilità mediatica o la veemenza di Gabriela Firea. A far scoppiare la crisi è stato l’intervento in forza dei gendarmi alla protesta antigovernativa del 10 agosto scorso, quanto sono stati feriti centinaia di manifestanti e più di cento mila persone, la maggior parte pacifiche, hanno inalato gas lacrimogeni. Firea ha chiesto le dimissioni del ministro dell’Interno, Carmen Dan, considerata una protetta di Dragnea, ed ha preso le parti della sua stretta collaboratrice, Speranţa Cliseru, prefetto della Capitale. Successivamente, ci sono stati scambi di accuse tra i più popolari socialdemocratici. È inaccettabile che un membro del PSD si affianchi a coloro che attaccano il partito — afferma Dragnea. Continua a volere una direzione unica e il mantenimento di questo stile autoritario — risponde la Firea. Molti commentatori pensano che, sullo sfondo dell’acuta crisi di immagine del partito, il sindaco della Capitale cerchi, infatti, di crearsi un’immagine diversa dall’attuale direzione del PSD, per poter ottenere un nuovo mandato. La mossa è cinica, ma saggia, aggiungono loro. Perché, Dragnea che ha già una condanna con sospensione, aspetta la sentenza definitiva in un altro fascicolo e potrebbe uscire dalla vita pubblica.

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