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Nuovi ministri nel Governo romeno

Tre premier – Sorin Grindeanu, Mihai Tudose e Viorica Dăncilă — e più di 70 ministri ha avuto la maggioranza parlamentare PSD-ALDE di Bucarest dopo l’insediamento al potere, due anni e mezzo fa. Perciò, la stampa non ha prestato particolare attenzione alla cerimonia di lunedì, alla Presidenza, dove i neo ministri della Giustizia, dei Fondi Europei e per i Romeni all’Estero hanno prestato il giuramento di investitura, alla presenza del capo dello stato. Il presidente Klaus Iohannis aveva firmato, in precedenza, i decreti tramite cui Ana Birchall è stata nominata ministro della Giustizia, essendo già ministro ad interim del rispettivo dicastero, la deputata PSD Roxana Mînzatu è diventata ministro dei Fondi Europei, mentre Natalia Intotero ha ripreso la carica di ministro per la diaspora, alla quale aveva rinunciato per candidarsi, senza successo, alle elezioni europee dello scorso mese.



Iohannis ha bocciato, invece, la proposta di Titus Corlăţean per la carica di vicepremier per l’implementazione dei partenariati strategici, ricoperta da Ana Birchall, ed ha chiesto alla premier Viorica Dăncilă di fare un’ulteriore proposta per questa carica. Il presidente considera Corlăţean “l’artigiano del disastro alle elezioni del 2014”, quando era ministro degli Esteri e, a causa della cattiva organizzazione presso le ambasciate e i consolati, decine di migliaia di romeni all’estero non hanno potuto votare nel primo turno di scrutinio. Cosicché, aggiunge il presidente, la persona proposta non gode di un’immagine inalterata, requisito fondamentale per poter ricoprire la carica di vice-primo ministro e per la gestione del settore complesso dell’implementazione dei partenariati strategici della Romania”. Sebbene quotato come un diplomatico di talento e un ministro efficace, Corlăţean, ricordano i commentatori, ha rassegnato allora le dimissioni, ma nel secondo turno lo scrutinio è stato gestito altrettanto male dall’ex e attuale capo della diplomazia di Bucarest, Teodor Meleşcanu.



Nel PSD, affermano i mass-media, si parla anche di altri cambiamenti importanti nel Governo. Con le spalle al muro dopo aver perso le elezioni europee e dopo che il suo ex leader forte, Liviu Dragnea, è finito in carcere per corruzione, il partito cerca di reinventarsi al congresso straordinario del 29 giugno. Ci sono socialdemocratici che, per un recupero di immagine, avanzano l’idea della destituzione di alcuni dei più contestati ministri, come Petre Daea, dal Ministero dell’Agricoltura, oppure Ecaterina Andronescu, dall’Istruzione. Un ampio rimpasto del governo Dăncilă potrebbe riguardare anche i ministri dell’Interno, la socialdemocratica Carmen Dan, e degli Esteri, il liberal-democratico Teodor Meleşcanu, ai quali il presidente Iohannis ha già chiesto le dimissioni per l’organizzazione precaria delle elezioni europee.

Nuovi ministri nel Governo romeno
Nuovi ministri nel Governo romeno

, 11.06.2019, 13:19

Tre premier – Sorin Grindeanu, Mihai Tudose e Viorica Dăncilă — e più di 70 ministri ha avuto la maggioranza parlamentare PSD-ALDE di Bucarest dopo l’insediamento al potere, due anni e mezzo fa. Perciò, la stampa non ha prestato particolare attenzione alla cerimonia di lunedì, alla Presidenza, dove i neo ministri della Giustizia, dei Fondi Europei e per i Romeni all’Estero hanno prestato il giuramento di investitura, alla presenza del capo dello stato. Il presidente Klaus Iohannis aveva firmato, in precedenza, i decreti tramite cui Ana Birchall è stata nominata ministro della Giustizia, essendo già ministro ad interim del rispettivo dicastero, la deputata PSD Roxana Mînzatu è diventata ministro dei Fondi Europei, mentre Natalia Intotero ha ripreso la carica di ministro per la diaspora, alla quale aveva rinunciato per candidarsi, senza successo, alle elezioni europee dello scorso mese.



Iohannis ha bocciato, invece, la proposta di Titus Corlăţean per la carica di vicepremier per l’implementazione dei partenariati strategici, ricoperta da Ana Birchall, ed ha chiesto alla premier Viorica Dăncilă di fare un’ulteriore proposta per questa carica. Il presidente considera Corlăţean “l’artigiano del disastro alle elezioni del 2014”, quando era ministro degli Esteri e, a causa della cattiva organizzazione presso le ambasciate e i consolati, decine di migliaia di romeni all’estero non hanno potuto votare nel primo turno di scrutinio. Cosicché, aggiunge il presidente, la persona proposta non gode di un’immagine inalterata, requisito fondamentale per poter ricoprire la carica di vice-primo ministro e per la gestione del settore complesso dell’implementazione dei partenariati strategici della Romania”. Sebbene quotato come un diplomatico di talento e un ministro efficace, Corlăţean, ricordano i commentatori, ha rassegnato allora le dimissioni, ma nel secondo turno lo scrutinio è stato gestito altrettanto male dall’ex e attuale capo della diplomazia di Bucarest, Teodor Meleşcanu.



Nel PSD, affermano i mass-media, si parla anche di altri cambiamenti importanti nel Governo. Con le spalle al muro dopo aver perso le elezioni europee e dopo che il suo ex leader forte, Liviu Dragnea, è finito in carcere per corruzione, il partito cerca di reinventarsi al congresso straordinario del 29 giugno. Ci sono socialdemocratici che, per un recupero di immagine, avanzano l’idea della destituzione di alcuni dei più contestati ministri, come Petre Daea, dal Ministero dell’Agricoltura, oppure Ecaterina Andronescu, dall’Istruzione. Un ampio rimpasto del governo Dăncilă potrebbe riguardare anche i ministri dell’Interno, la socialdemocratica Carmen Dan, e degli Esteri, il liberal-democratico Teodor Meleşcanu, ai quali il presidente Iohannis ha già chiesto le dimissioni per l’organizzazione precaria delle elezioni europee.

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