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Transnistria, motivo di preoccupazione

La diplomazia romena condanna le asserzioni, prive di fondamento, incluse nel comunicato del ministero degli Esteri russo in riferimento alla regione separatista secessionista filorussa della Transnistria, che si trova nell’est della Repubblica di Moldova (ex sovietica, a maggioranza romenofona), nonchè la retorica minacciosa e provocatoria adoperata. Il Ministero degli Esteri romeno puntualizza in un comunicato che la propagazione intenzionale di informazioni senza corrispondenza nella realtà, rappresenta un approccio estremamente pericoloso nell’attuale contesto di sicurezza, in cui la Federazione Russa sta intensificando la guerra di aggressione contro l’Ucraina. Il tentativo di creare in modo artificiale tensioni e destabilizzazione è inaccettabile, ammonisce Bucarest, rivolgendo un appello alla responsabilità, all’abbandono della retorica aggressiva e provocatoria, nonchè all’astensione da qualsiasi dichiarazione o azione in grado di pregiudicare la stabilità della Repubblica di Moldova.

Transnistria, motivo di preoccupazione
Transnistria, motivo di preoccupazione

, 27.02.2023, 11:19

La diplomazia romena condanna le asserzioni, prive di fondamento, incluse nel comunicato del ministero degli Esteri russo in riferimento alla regione separatista secessionista filorussa della Transnistria, che si trova nell’est della Repubblica di Moldova (ex sovietica, a maggioranza romenofona), nonchè la retorica minacciosa e provocatoria adoperata. Il Ministero degli Esteri romeno puntualizza in un comunicato che la propagazione intenzionale di informazioni senza corrispondenza nella realtà, rappresenta un approccio estremamente pericoloso nell’attuale contesto di sicurezza, in cui la Federazione Russa sta intensificando la guerra di aggressione contro l’Ucraina. Il tentativo di creare in modo artificiale tensioni e destabilizzazione è inaccettabile, ammonisce Bucarest, rivolgendo un appello alla responsabilità, all’abbandono della retorica aggressiva e provocatoria, nonchè all’astensione da qualsiasi dichiarazione o azione in grado di pregiudicare la stabilità della Repubblica di Moldova.

Nel suo stile, la Russia aveva minacciato, attraverso il suo ministero degli Esteri, che risponderà a qualsiasi provocazione militare ucraina in Transnistria. Anche il ministero della Difesa russo ha rilasciato un comunicato in cui sostiene di avere informazioni stando alle quali gli ucraini preparassero una provocazione nella regione, con la partecipazione delle forze armate di Kiev, compreso il reggimento nazionalista Azov. Come pretesto per l’invasione, sarebbe pianificata l’organizzazione di una presunta offensiva delle truppe russe sul territorio della Transnistria. Per fare questa cosa, ucraini partecipanti all’azione vestiranno divise delle Forze Armate della Federazione russa, pretende il ministero di Mosca.

Invece, la situazione nella zona è calma, senza cambiamenti rispetto al precedente periodo, annuncia la delegazione della Repubblica di Moldova nella Commissione Unificata di Controllo in Transnistria. Anche il Ministero della Difesa di Chişinău menziona che non ci sono delle minacce dirette contro la sicurezza militare dello Stato. Le autorità hanno rivolto un appello alla calma, invitando la popolazione a seguire le fonti ufficiali e attendibili in Moldova. Le nostre istituzioni cooperano con i partner stranieri e, in caso di pericoli (…), informeranno immediatamente l’opinione pubblica, ha precisato il Governo di Chişinău.

La Transnistria è uscita de facto dal controllo delle autorità centrali dopo un conflitto armato che ha provocato centinaia di morti, concluso con l’intervento delle truppe di Mosca a favore dei ribelli secessionisti nel 1992, a meno di un anno dalla proclamazione dell’indipendenza a Chişinău. L’ex presidente russo, Boris Eltsin, si è impegnato a ritirare le truppe dalla Transnistria sin dal vertice OSCE di Istanbul del 1999. Sul posto, invece, ci sarebbero ancora circa 1.500 soldati e importanti arsenali russi. Secondo i commentatori, la secessione della Transnistria ha aperto lo scenario all’ulteriore separazione, sempre con supporto russo, dell’Ossezia del Sud e dell’Abcasia dalla Georgia e del Donbass dall’Ucraina.

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