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Alba Iulia 100 anni fa

Il 1 dicembre del 1918, l'Assemblea Nazionale dei romeni della Transilvania era convocata ad Alba Iulia, nel centro dell'odierna Romania, e venivano eletti i 1228 deputati che votarono la Risoluzione sull'unione della Transilvania al Regno di Romania.

Alba Iulia 100 anni fa
Alba Iulia 100 anni fa

, 28.11.2018, 19:30

Il 1 dicembre del 1918, lAssemblea Nazionale dei romeni della Transilvania era convocata ad Alba Iulia, nel centro dellodierna Romania. Nel Consiglio Nazionale romeno, i 6 membri del Partito Nazionale Romeno e i 6 membri socialisti decisero che il futuro dei romeni dellAustro-Ungheria sarebbe stato accanto alla Romania. Ad Alba Iulia furono eletti 1228 deputati che votarono la Risoluzione con cui la Transilvania si univa al Regno di Romania.



Di quel momento di massima esaltazione nazionale ci ha parlato, 100 anni dopo, lo storico e politologo Daniel Barbu, professore presso la Facoltà di Scienze Politiche e Amministrative dellUniversità di Bucarest.



“Cosè successo in quel momento? È avvenuta una collisione frontale e drammatica tra due forme di sovranità. Nellantico diritto romano cerano due nozioni che non erano viste come contradditorie, bensi complementari. Erano viste in uno scambio permanente di argomento e confutazione. Ossia maiestas, che apparteneva al popolo, cioè la sovranità del popolo, e imperium, cioè la sovranità dei magistrati, dello stato, del Senato, dei consoli, dei censori e via dicendo. Cosè successo allinizio dellinverno del 1918 in Transilvania da indurmi a rievocare questa terminologia romana? La Transilvania era una provincia senza stato, la Corona ungherese era in via di dissoluzione, in una situazione di immobilità, non poteva reagire. Quando dico “la Corona” parlo dei suoi magistrati, ossia i prefetti, i comandanti dei gendarmi e di tutti coloro che provvedevano allordine pubblico e alla sovranità della nazione della Grande Ungheria, esercitata sotto forma di imperium attraverso il Parlamento, il re e i delegati del governo nelle regioni e nei distretti. Questa autorità non cera più”, racconta Daniel Barbu.



In questa situazione di confusione, i romeni hanno reagito puntando sullidea dellautogoverno.



“Eppure, in quel contesto, avvenne unesplosione, una scarica della sovranità del popolo. Gli etnici romeni, che militavano in due partiti che avevano una rappresentanza relativamente uguale nel Parlamento di Budapest, partiti equilibrati dal punto di vista dellinfluenza, da una parte, il Partito Nazionale romeno, e daltra parte, la Sezione romena del Partito Socialdemocratico dellUngheria, organizzarono un processo elettorale. A quanto io sappia, fu lunico processo elettorale dellepoca contemporanea non organizzato da un governo o da unautorità pubblica, organizzato, come si dice da 40 anni, dalla società civile. Non voglio dire che è stato un processo molto democratico. I dati di microstoria che abbiamo sullelezione dei delegati in ciascuna località mostrano che è stata adoperata piuttosto una procedura di tipo romano, ossia lacclamazione. Di solito, due-tre-quattro esponenti più importanti del rispettivo villaggio, ossia il prete, il proprietario fondiario, se era romeno, il notaio, linsegnante o un contadino più ricco e via dicendo erano, per acclamazione, per consenso, dotati di autorità per rappresentare lintera comunità locale. Fu un processo difficile, durò quasi un mese ed ebbe quella caratteristica nella storia che avrebbe potuto dar nascita ad unimmagine politica estremamente forte e con connotati profondamente democratici. Dove e quando un gruppo umano relativamente grande si è mai organizzato da solo, senza prefetti, senza gendarmi e polizia, senza alcun appoggio, incoraggiamento o finanziamento da parte di unautorità pubblica nellambito di un processo elettorale che portò ad unassemblea di tipo costituente come quella di Alba Iulia?”, ha precisato Daniel Barbu.



Ma i tempi erano torbidi, la fine della Prima Guerra Mondiale aveva fatto emergere aspettative e reazioni represse negli anni precedenti. Daniel Barbu afferma che sarebbero potute essere gettate nuovi basi per la democrazia, ma non è successo cosi.



“Senza dubbio, lAssemblea costituente di Alba Iulia, nella risoluzione che ha adottato allunanimità, sempre per acclamazione, non ha adoperato la tecnica del voto. Parlava di unità e accettava con certe condizioni però lunione al Regno di Romania. Parlava anche dellistituzione di un regime meramente democratico, ossia autentico. Ne risulta una domanda: erano i partecipanti allAssemblea di Alba Iulia o almeno quelli che redissero la risoluzione e la proposero per lacclamazione popolare dei democratici? Erano ovviamente patrioti romeni. Erano persone con lunghe esperienze parlamentari, intenditori di scienza e pratica politica. Io sospetto che non fossero dei democratici, come lo avrebbero dimostrato i mesi successivi. Cosa successe il 6 dicembre? Il 6 dicembre lEsercito romeno occupò la Transilvania. Esso fu uno strumento nel tracciare i confini e, soprattutto, ripristinò la calma nel Paese. Ci sono testimonianze chiare, Ion Lapedatu dice nelle sue memorie, nelle pagine diaristiche scritte quei giorni, che “si stavano muovendo i villaggi”. Allorquando parliamo del comune sovietico, pensiamo solo a Budapest e allUngheria al di là del fiume Tibisco, ma lintera Europa, compresa lInghilterra, erano pervase da un impulso rivoluzionario. Per diversi mesi, città come Torino, Monaco di Baviera, Berlino furono portate sotto la bandiera rossa da associazioni di soldati e operai. Simili cose erano iniziate anche in Transilvania. “Si stanno muovendo i villaggi”, si lamentava Lapedatu. Cosa voleva dire? I contadini si dividevano le terre e non sempre significava che il proprietario terriero era magiaro, i contadini andavano dal notaio e bruciavano gli archivi dove erano registrati i loro debiti. Esisteva un intero movimento, soprattutto rurale, che emulava la rivoluzione”, ha concluso Daniel Barbu.



100 anni fa, Alba Iulia era il centro del romenismo in Transilvania. Quel fine anno fu uno glorioso, ma gli storici affermano che gli avvenimenti di allora non andarono chiaramente verso una fine auspicata.




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