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Il caso Udrea torna in primo piano

Esponente politico molto influente più di un decennio fa, Elena Udrea ha ricevuto una condanna con esecuzione per atti di corruzione ed ha cercato, nuovamente, di sottrarsi allarresto scappando dal Paese.

Il caso Udrea torna in primo piano
Il caso Udrea torna in primo piano

, 08.04.2022, 12:40

Il processo nel noto fascicolo Galà Bute”, che reca il nome del grande pugile romeno-canadese, è arrivato alla fine. L’Alta Corte di Cassazione e Giustizia ha respinto, considerandolo infondato, il ricorso in annullamento fatto dall’ex ministra dello Sviluppo, Elena Udrea, e dagli altri incolpati. Elena Udrea è stata condannata a 6 anni di reclusione, l’ex presidente della Federazione Pugilistica Romena, Rudel Obreja, avrà da scontare una pena di 5 anni di carcere, mentre l’amministratore dei terreni posseduti da Udrea, una pena di 3 anni. Le pene in questo fascicolo erano state sospese a dicembre 2018, dopo che la Corte Costituzionale aveva deciso che non è stata osservata la legge quando sono stati stabiliti i collegi giudicanti formati da 5 giudici dall’Alta Corte e che la sentenza definitiva nel fascicolo “Galà Bute” è stata decisa da un collegio giudicante illegale.



Bocciando il ricorso in annullamento, l’Alta Corte ha applicato una decisione della Corte di Giustizia dell’Unione Europea, la quale ha stabilito che i giudici nazionali possono ignorare una decisione della Corte Costituzionale, se vengono annullate le sentenze nei fascicoli relativi a frodi da fondi europei. In tal modo, tramite la mancata applicazione di una decisione della Corte Costituzionale, i giudici romeni hanno confermato la precedenza del diritto dell’UE su quello interno. Nel dossier “Galà Bute”, Udrea è stata accusata di aver coordinato un sistema tramite cui le persone più vicine a lei hanno ricevuto, e lei ne è stata a conoscenza, somme di denaro dai rappresentanti di alcune società commerciali, in cambio a garanzie sul pagamento per tempo dei lavori finanziati dal ministero che dirigeva.



Stando agli inquirenti, le somme ottenute sono entrate direttamente nel patrimonio di Elena Udrea, in contanti o tramite il pagamento di beni e servizi, oppure nei patrimoni di persone da lei indicate. Udrea è inoltre accusata di aver determinato altri funzionari del Ministero a trasgredire le mansioni d’ufficio in occasione dell’acquisto di servizi di pubblicità per il “Galà Bute”, recando danni al budget dell’istituzione e offrendo un beneficio indebito a Rudel Obreja. Nel 2018, Elena Udrea è stata condannata in via definitiva a 6 anni di carcere per tangenti e abuso d’ufficio, però è scappata dalla Romania, essendo rintracciata e incarcerata in Costa Rica. Seguendo un modello già applicato, giovedì, il giorno della sentenza definitiva, Udrea ha lasciato il Paese, essendo poi fermata in Bulgaria. La DNA aveva sollecitato il controllo giudiziario nei suoi confronti, appunto perché aveva avuto in passato un tentativo di sottrarsi all’esecuzione della pena, però le corti hanno bocciato la richiesta.



Il Galà Bute è un dossier portato a compimento, ma i problemi di Elena Udrea con la giustizia non sono ancora finiti. Un’altra condanna nei suoi confronti è di 8 anni di reclusione per la campagna elettorale del 2009, ma la sentenza non è definitiva. Udrea è incolpata anche in un altro fascicolo. Elena Udrea era, una volta, la portabandiera del contrasto della corruzione e la principale collaboratrice dell’ex presidente Traian Băsescu, anche lui un campione della lotta per l’indipendenza dei procuratori, fino a quando questi hanno cominciato le indagini sui reati di corruzione commessi da persone a lui vicine o da membri della sua famiglia. Il regime Băsescu ha un’immagine negativa: il numero uno è stato di recente confermato dalla Corte come ex collaboratore della Securitate, la polizia politica del regime comunista, mentre la numero due è condannata per atti di corruzione ed ha cercato due volte di sottrarsi all’esecuzione della pena.

foto: Agerpres
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