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Decisioni della Corte Costituzionale

La Corte Costituzionale rimanda la decisione sulle pensioni dei magistrati.

foto: Facebook / Curtea Constituțională a României
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, 11.12.2025, 10:56

Dopo contestazioni, modifiche ed esami costituzionali, la Legge relativa all’adozione di misure volte a risanare e rendere più efficienti le risorse pubbliche ha ricevuto la tanto attesa risposta della Corte Costituzionale. La Corte ha respinto la contestazione dell’AUR, l’opposizione autodefinitasi sovranista, e pertanto la legge che consente l’aumento delle tasse locali a partire dal 1º gennaio dell’anno prossimo procede alla promulgazione.

Per questa legge, il governo aveva posto la fiducia in Parlamento a settembre, ma, a seguito della contestazione presentata dall’AUR, la Corte Costituzionale l’aveva dichiarata parzialmente incostituzionale, invalidando solo una disposizione riguardante la possibilità di testare i funzionari pubblici con il poligrafo. La legge è stata modificata in Parlamento e adottata a novembre, ma è stata nuovamente contestata alla Corte, questa volta senza successo.

Il documento mira a rendere più efficiente l’utilizzo delle risorse dello stato romeno attraverso una gestione prudente delle aree di ottimizzazione fiscale, al fine di garantire un trattamento equo, non discriminatorio e trasparente per tutti i contribuenti, nonché la ristrutturazione delle facilitazioni fiscali. Inoltre, riorganizza il sistema di imposizione delle tasse e imposte locali e introduce nuove norme fiscali per i contribuenti soggetti all’imposta sugli utili.

In base alla legge, dal 1º gennaio prossimo aumenteranno le imposte sulle abitazioni e sugli autoveicoli, quelle sui dividendi e sui guadagni provenienti da transazioni con criptovalute. Saranno inoltre sovrattassati i pacchi di basso valore provenienti dallo spazio extracomunitario, specialmente gli acquisti effettuati sulle grandi piattaforme commerciali cinesi.

Ma la decisione più attesa dalla Corte Costituzionale è stata rinviata alla fine dell’anno. Si tratta della decisionein merito alla contestazione presentata dall’Alta Corte di Cassazione e Giustizia sulla nuova versione della riforma del sistema delle pensioni speciali per magistrati proposta dal governo. Il progetto impone un tetto perle pensioni dei giudici e dei procuratori al 70% dell’ultima indennità netta, eliminando così la possibilità che le pensioni siano pari all’ultimo stipendio netto, e innalza gradualmente, nell’arco di 15 anni, l’età di pensionamento dei magistrati, portandola a 65 anni. Attualmente, i giudici e i procuratori possono andare in pensione prima di 50 anni.

I giudici della Corte Suprema hanno contestato la legge sostenendo che discriminerebbe i magistrati rispetto ad altre categorie beneficiarie di pensioni di servizio e che violerebbe, a loro dire in modo brutale, l’indipendenza della magistratura. L’Alta Corte ritiene che il progetto del governo elimini di fatto la pensione di servizio per i magistrati e violi gli standard internazionali stabiliti dalla giurisprudenza delle corti europee. Il primo tentativo del governo di riformare le pensioni dei magistrati – richiesto del resto anche dall’Unione Europea – è fallito presso la Corte Costituzionale per motivi procedurali, poiché l’esecutivo non aveva richiesto il parere del CSM sulla legge, un parere consultivo ma obbligatorio. Per il nuovo ddl il CSM ha emesso, prevedibilmente, un parere negativo.

foto: fb.com / com Sorin Moldovan
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