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“Un lavoro per le donne” – soluzioni per la disuguaglianza di genere nei campi STEM

A livello globale, le statistiche dell’UNESCO mostrano che le donne rappresentano solo un terzo dei ricercatori scientifici e che questa percentuale è rimasta stabile negli ultimi dieci anni.

(sursa foto: facebook.com/Girls-in-STEM)
(sursa foto: facebook.com/Girls-in-STEM)

, 11.03.2025, 17:46

A livello globale, le statistiche dell’UNESCO mostrano che le donne rappresentano solo un terzo dei ricercatori scientifici e che questa percentuale è rimasta stabile negli ultimi dieci anni. Ai livelli più alti, cioè nelle posizioni dirigenziali e come membri delle accademie nazionali delle scienze, le donne rappresentano però solo il 12%.

Secondo dati del 2023, in Romania le ragazze e le donne rappresentano il 41% dei laureati nel settore STEM (scienza, tecnologia, ingegneria e matematica), al di sopra della media europea del 32,8%. Nella classifica europea, i due paesi con le percentuali più alte sono la Polonia e la Grecia. Tuttavia, le romene con un dottorato in scienza e tecnologia rappresentano solo lo 0,24% della popolazione totale della Romania, il che ci colloca all’ultimo posto nell’Unione Europea. Inoltre, solo una persona su cinque impiegata nei settori STEM in Romania è una donna.

Gli esperti nel campo della scienza sono del parere che dovremmo guardare meno alle cifre che pongono la Romania al primo posto tra i paesi con donne che hanno una laurea o lavorano nel campo scientifico e più alla scarsa rappresentanza delle donne in posizioni di leadership nella ricerca. Una possibile spiegazione per l’apparente coinvolgimento delle donne romene nei campi STEM, cioè il fatto che abbiamo la più alta percentuale di donne laureate in Romania, può essere attribuita al passato comunista. Gli sforzi di alfabetizzazione e professionalizzazione di massa delle donne per modernizzare la società non erano basati su politiche di uguaglianza di genere o movimenti femministi.

Alcune soluzioni, però, arrivano proprio dal mondo scolastico, dalle ragazze direttamente colpite da questa disuguaglianza. Il progetto “Ragazze nello STEM” è stato avviato nel maggio-giugno 2024 dall’organizzazione Girl Up Neuroscience, finanziata dalle Nazioni Unite e guidata da dieci giovani studenti delle scuole superiori. Marina Suvac, studentessa del dodicesimo anno del Collegio Nazionale “Vasile Alecsandri” di Galați (Romania orientale) e presidente dell’organizzazione Girl Up Neuroscience, spiega: “Io ho notato questa mancanza di rappresentazione in termini di femminismo, di donne in questo campo, e io sono appassionata di neuroscienze. È una passione personale, ci sono molti progetti tipo Ragazze nello STEM, ossia donne nella scienza in generale, e di solito sono concentrati sugli studenti delle scuole superiori, ma ho pensato di fare qualcosa di più specifico nelle neuroscienze, perché STEM è un’area più ampia, ne include di più, ed è fondamentalmente così che è nata Girl Up Neuroscience. Ho anche trovato questa iniziativa internazionale, Girl Up: hanno un sito web molto, molto dettagliato che permette molto, e da lì ho imparato qualcosa in più su di loro e ho voluto essere in qualche modo parte del loro cambiamento.”

Sebbene esistano progetti che mirano a incoraggiare le ragazze a scegliere questo campo, Marina afferma che sono rivolti principalmente agli studenti delle scuole superiori. Secondo lei a questo punto è già troppo tardi: l’indirizzo della scuola superiore è già stato scelto, ed è già radicata l’idea che le scienze esatte siano un ambito più maschile. Alla domanda su cosa siano riuscite a fare finora, nel tempo libero, quando non frequentano le lezioni, Marina Suvac ha risposto: “Abbiamo fatto nove webinar, se ricordo bene, che sono eventi nazionali, in cui invitiamo relatori di vari settori. C’erano molte relatrici, provenienti da molti campi: anche donne nello stesso ambito STEM, ma anche che si occupavano solo di femminismo o solo di neuroscienze. Quest’anno siamo arrivati anche alla parte della salute mentale. Ragazze nello STEM, che era il nostro progetto estivo, si è svolto tra giugno e agosto ed è consistito in una conferenza e tre workshop, che erano hands on workshops, ovvero attività in cui le ragazze di età compresa tra 10 e 14 anni sono state invitate a fare esperimenti reali.”

Per quanto riguarda gli effetti tangibili della mancata rappresentanza delle donne nelle scienze esatte, Marina Suvac afferma di averli sentiti sulla propria pelle. “Io, nella prima media, frequentavo questa scuola superiore i cui studenti partecipavano a varie Olimpiadi e principalmente Olimpiadi delle scienze, e nella mia classe a quel tempo c’erano cinque ragazze su 21 studenti. Era una classe di informatica e chimica.”

Agli eventi organizzati da Girl Up Neuroscience hanno partecipato donne romene che si sono laureate nelle facoltà di scienze o lavorano nei campi STEM in Romania e all’estero. Oltre a conferenze, webinar e workshop con decine di esperimenti, il team di Girl Up Neuroscience, composto da più di duecento studenti delle scuole superiori che lavorano come volontari, ha pubblicato sul sito numerosi articoli esplicativi. Tra i temi trattati ci sono l’intelligenza emotiva, gli effetti dei traumi, il circuito della dopamina, la neurodiversità, ma anche temi che affrontano l’uguaglianza di genere.

Uno studio del 2021 condotto in sette paesi ha dimostrato che inclusivamente gli stereotipi di genere dei genitori potrebbero svolgere un ruolo decisivo nel perpetuare la disuguaglianza di genere nei campi STEM. Pertanto, secondo le risposte, i genitori partecipanti al sondaggio erano sei volte più propensi a immaginare un uomo quando veniva chiesto loro di pensare a uno scienziato (85%) e otto volte più propensi quando pensavano alla professione di ingegnere (89%).

Fonte foto: pixabaz.com @alexas
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