Il Teatro del Futuro – laboratorio di ricerca teatrale
H.O.T. Collective ha presentato in anteprima a dicembre lo spettacolo "Il Teatro del Futuro" il quale fa parte di un progetto di ricerca teatrale che esplora nuove forme di creazione interdisciplinare e collaborativa nel teatro contemporaneo.
Ion Puican, 20.12.2025, 07:00
Il progetto è stato concepito come un laboratorio artistico dedicato ad artisti emergenti e mira a rispondere alla domanda “Come sarà il teatro del futuro?”. Abbiamo parlato del tema del progetto e delle sue componenti artistiche, psicologiche ed emozionali con l’attrice Denisa Dutcovschi. “Vorrei che questo spettacolo avesse un impatto positivo e incoraggiasse gli artisti a creare i propri spettacoli, i propri ambienti di lavoro in cui formare team e costruire insieme. Dal mio punto di vista, il lavoro collettivo rende il percorso molto più semplice e l’incontro di più visioni può generare forme artistiche molto più interessanti e forti. E penso che sia necessario realizzare spettacoli pertinenti ai tempi in cui viviamo, spettacoli che riflettano la realtà e la mettano in discussione… Prima di tutto, ci hanno aiutato a conoscerci e a poter parlare di ciò che ci sarebbe piaciuto discutere nello spettacolo, di quali problemi vorremmo parlare. E in qualche modo, essendo un processo teatrale ideato, non siamo stati più solo dei semplici attori, ma attori che generano materiale. Abbiamo fatto delle improvvisazioni di durata variabile di fino a due ore e c’erano diversi temi da risolvere durante l’improvvisazione. Così sono nate scene di ogni tipo che sono rimaste nello spettacolo.” – ha dichiarato Denisa Dutcovschi.
Il tema centrale dello spettacolo è l’ansia per il futuro, fortemente avvertita dalle giovani generazioni. Lo spettacolo è nato in un laboratorio interdisciplinare. In che modo questo ha influenzato il processo creativo e qual è stato il filo conduttore che ha collegato la narrazione frammentata dello spettacolo? Denisa Dutcovschi ci ha detto: “Penso che risponderò con una battuta dello spettacolo. È proprio all’inizio: “per immaginare un teatro del futuro, dovremmo immaginare un futuro”. Ci siamo resi conto che è molto difficile immaginare un futuro e penso che anche voi possiate fare questo esercizio. Quando l’abbiamo fatto noi, abbiamo avuto molte opzioni, ma in qualche modo nessuna di esse sembrava possibile e ci è sembrato una cosa interessante. È questo che volevamo esplorare nello spettacolo, questa ricerca di un futuro possibile o addirittura impossibile, mettendo in qualche modo in discussione il futuro stesso. E penso che sia per questo che è un tema rilevante anche per il pubblico. Perché il teatro del futuro in qualche modo offre la possibilità di non essere passivi di fronte al futuro, ma di rifletterci, di metterlo in discussione. E forse, perché no, di cambiarlo… Abbiamo prodotto molto materiale e a un certo punto sono saltate fuori battute che avevano a che fare con il futuro immaginato da Cechov, un drammaturgo russo della fine del XIX secolo. E abbiamo trovato estremamente interessante che il futuro da lui immaginato allora fosse praticamente il presente in cui viviamo. Battute del tipo “Come immagino la mia vita tra 200… 300 anni?”. E lo abbiamo trovato davvero interessante, perché, paradossalmente, nel processo di elaborazione è stato apparentemente più facile per noi fare riferimento alle battute di Cechov che immaginare noi stessi un futuro. E così abbiamo finito per rivolgerci al passato per poter costruire una prospettiva sul futuro… Lo spettacolo non propone una struttura classica, cioè non segue un unico filo narrativo. Al contrario, porta alla ribalta temi e problematiche varie, proprio per lasciare al pubblico la libertà di costruire le proprie connessioni, porsi le proprie domande e trovare le proprie risposte. E questo mi sembra molto bello, perché queste risposte non possono mai essere identiche, poiché ogni spettatore si presenta con il proprio universo interiore… compreso il fatto che l’azione si svolge spesso su più livelli contemporaneamente, a volte anche su tre alla volta. Tutto questo rende lo spettacolo vivo, dinamico e in qualche modo ti tiene agganciato e non ti fa annoiare.”
Il Teatro del Futuro funziona come un “laboratorio vivente”, dove metodi di lavoro interdisciplinari vengono testati e documentati, per essere poi diffusi attraverso presentazioni pubbliche, workshop universitari e materiali didattici. Per il mondo del teatro e per i professionisti, il progetto mira a costruire un modello replicabile di creazione artistica indipendente, contribuendo allo sviluppo di una nuova generazione di creatori nel teatro sperimentale romeno. Per il grande pubblico, qual è il messaggio che desiderate che il pubblico recepisca dopo lo spettacolo? Denisa Dutcovschi ha risposto “Non credo che lo spettacolo proponga un messaggio esplicito. Piuttosto, apre uno spazio in cui ogni spettatore è invitato a costruire il proprio significato. E questa libertà di interpretazione è di per sé, mi sembra, un messaggio. Che il futuro, essendo un concetto astratto, inizi nel presente. Ed è per questo che diventa essenziale, a mio avviso, rapportarci alle nostre azioni di oggi come a gesti che possono avere conseguenze reali su ciò che verrà. Anche in questo contesto in cui, cito dallo spettacolo “La felicità non è per noi e forse non lo sarà”. Questa idea di continuare resta necessaria. Cito ancora “Dobbiamo vivere e lavorare”. E quando dico questo, non lo dico come rassegnazione, ma come una forma di responsabilità verso il futuro che stiamo costruendo, consapevolmente o meno.”