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Emanuel Pârvu, premiato a Cannes

Il film romeno “Tre chilometri alla fine del mondo", selezionato nella competizione ufficiale per la Palma d’Oro al Festival Internazionale del Cinema di Cannes, ha vinto Queer Palm.

La locandina del film „Three Kilometres to the End of the World”
La locandina del film „Three Kilometres to the End of the World”

, 08.06.2024, 07:00

Il film romeno “Tre chilometri alla fine del mondo”, selezionato nella competizione ufficiale per la Palma d’Oro al Festival Internazionale del Cinema di Cannes, ha vinto Queer Palm, un premio alternativo assegnato ogni anno a un lungometraggio che tratta di “personaggi o temi LGBTQ”. Sin dalla sua creazione, nel 2010, Cannes Film Festival Queer Palm ha premiato film memorabili che parlano della diversità. A consegnare il premio al regista Emanuel Pârvu è stato il cineasta Lukas Dhont che ha letto anche la motivazione della giuria: „Una decomposizione dura e preziosa di un sistema della violenza. La sua prospettiva svela gradualmente il mondo patriarcale in cui sono cresciuti i nostri personaggi in cui lo spazio dell’esistenza completa è reso impossibile dalle strutture di idee profondamente radicate. In questo film ipnotizzante, le persone sembrano essere tenute da corde che le allontanano dalla luce, fino a quando alcune cominciano a liberarsene”.

Accanto al regista Emanuel Pârvu, sul tappetto rosso sono saliti gli attori Bogdan Dumitrache, Valeriu Andriuță, Ciprian Chiujdea e Ingrid Micu-Berescu. La prima romena del film “Tre chilometri alla fine del mondo” avrà luogo al TIFF – Transilvania International Film Transilvania (14-24 giugno, Cluj-Napoca). “Three Kilometres to the End of the World” conclude la trilogia iniziata con “Meda or The Not so Bright Side of Things” (2 premi al Festival del Cinema di Sarajevo nel 2018, al migliore regista e al migliore attore protagonista – Șerban Pavlu), il debutto di Emanuel Pârvu nel lungometraggio, e continuata con il film “Marocco” (selezionato al Festival di San Sebastian 2021). Tuttavia non posso dire che sia una chiusura definitiva, nel senso che non mi avvicinerò mai più a quest’argomento. Dal mio punto di vista, è un cerchio che si chiude con quest’ultimo dibattito, ma penso che la discussione che lancio possa continuare all’infinito. L’amore tra bambini e genitori, che secondo me è la più forte forma di amore, resta un territorio da esplorare in continuazione. Tuttavia, non mi rendo conto se quello che potrei fare in futuro sul rispettivo tema possa essere in sintonia con i film che ho realizzato finora. Posso dire che ho combattuto molto per questi argomenti, mi sono piaciuti moltissimo. Evidentemente le mie preoccupazioni resteranno in questa zona, mi preoccupano i legami tra le persone, è quello che i miei film metteranno in dibattito, ma cercando altre modalità. Questo legame bambino-genitore non è stato un argomento semplice, mi ha preoccupato molto, mi ha tenuto sveglio per notti, ha tormentato la mia vita interiore. Perciò, dopo questa trilogia, una pausa è più che benvenuta. Credo che anche questi periodi abbiano un loro ruolo, non possiamo esaurirci in continuazione”, ha detto Emanuel Pârvu.

Emanuel Pârvu ha messo in scena numerose pièce teatrali prima di passare al cinema. La sua opera teatrale di debutto, “Sector S” ha ricevuto una nomination ai Premi UNITER. È anche un attore di grande talento, ha interpretato ruoli memorabili in film come “Un padre, una figlia” (di Cristian Mungiu), “Portrait of the Fighter as a Young Man” (di Constantin Popescu), “The Anniversary” (di Dan Chișu), “Miracle” (di Bogdan Apetri), “Familiar” (di Călin Peter Netzer). La sua tesi di dottorato è dedicata alle strutture drammaturgiche e, da qualche anno, Emanuel Pârvu insegna alla Facoltà d’Arte dell’Università Ovidius di Costanza. “Non mi occupo mai di due progetti parallelamente, non mi posso concentrare su un ruolo e avere al contempo un progetto di regia in corso. Ho dei colleghi che possono farlo, ma con me non funziona, mi piace concentrarmi su un’unica cosa e mi dedico totalmente a quel progetto. In più, ci tengo molto anche alla mia attività didattica. Insieme all’attore Adrian Titieni e a Daniela Vitcu, preside della Facoltà d’Arte dell’Università Ovidius di Costanza, ho creato il primo e unico master di attoria da film in Romania. Mi sembra molto importante che questo master sia nato all’interno di un’università statale, ci tengo molto a ciò che accade là e agli incontri con gli studenti. Forse anche perché ho un figlio di quattordici anni, mi interessano molto le generazioni che arrivano dopo di noi. Perché dovremmo ricordarcelo, negli ultimi 20 anni, solo lo sport e il cinema romeno hanno avuto successo a livello internazionale. Simona Halep, Cristina Neagu, David Popovici e i registi cinematografici hanno conosciuto il successo internazionale al più alto livello. Proprio per questo mi propongo di investire nella mia attività pedagogica, perché mi interessa quello che succede con il futuro di questo Paese. Mi interessa molto il modo in cui si evolveranno i giovani, mi auguro che non siamo considerati dei cittadini di seconda mano, utilizzati solo per la raccolta di fragole e asparagi. Io, personalmente, sono molto orgoglioso di essere romeno e mi interessa il futuro del Paese e quello che sta accadendo con il sistema d’istruzione. Credo che attraverso le persone si possa costruire tanto abene, credo che in questo modo possiamo svilupparci come società”, aggiunge Emanuel Pârvu.

Il film “Tre chilometri alla fine del mondo” è prodotto dall’Associazione FAMArt. La sceneggiatura è firmata da Emanuel Pârvu e da Miruna Berescu, la fotografia da Silviu Stavilă, il montaggio da Mircea Olteanu, mentre la scenografia e i costumi sono realizzati da Bogdan Ionescu.

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