I Juni di Braşov
Un'antica usanza della zona di Brașov, vietata per 20 anni tra il 1948, dopo l'abdicazione del re, e il 1968.

Ana-Maria Cononovici, 29.04.2025, 14:33
La sfilata viene aperta da una fanfara. Seguono i Giovani Juni, i Vecchi Juni, i Curcani, i Dorobanti, i Brașovecheni, i Roșiori e gli Albiori. Stiamo parlando dell’evento tradizionale più famoso dei Juni di Braşov, ovvero la “Giornata a cavallo” o la “Discesa alla Cittadella”, come è conosciuta la sfilata delle bande di Juni a cavallo per la località di Șchei, ma anche per le vie della cittadella. Questa festa è unica nel territorio romanico. Ogni gruppo è guidato da un capo, seguito dal portabandiera e affiancato dai due cavalieri. Il capo indossa un nastro rosso sul petto (un largo nastro di seta indossato da re, dignitari, persone decorate, ecc. durante le solennità), mentre i dignitari grandi e piccoli indossano un nastro giallo e blu, formando così il tricolore, come ai tempi in cui ciò era proibito.
Mihai Moraru, presidente della Società dei Juni di Brașov, ci ha parlato di questa usanza, la cui prima testimonianza documentata risale al 1728: “Molti esperti di folklore, etnologi ed etnografi hanno condotto studi basati su questa usanza. Si celebra durante la Settimana Santa. Anche durante il periodo comunista era considerata una celebrazione della rinascita della natura e della primavera e alla fine fu consentita, sebbene fosse stata vietata per 20 anni tra il 1948, dopo l’abdicazione del re, e il 1968, quando l’usanza fu ripresa con il nome di cui vi ho parlato. In linea di principio, l’usanza si svolge durante la Settimana Santa. Oggi siamo arrivati a essere sette gruppi di juni, sei provenienti dal quartiere romeno di Șcheii Brașovului e il settimo dal quartiere romeno dell’Antica Brașov. La base dell’usanza odierna sono ancora i giovani juni con il loro gruppo che non sono costituiti in un’associazione, dato che la maggior parte di loro ha un’età compresa tra i 14 e i 18-20 anni. Gli altri sei gruppi sono formati da juni anziani, cioè uomini sposati, che hanno nella loro zona dei trittici collocati agli incroci, costruiti nel XVIII secolo, attorno ai quali si svolge l’attività. Ancora oggi, in questo giorno di sfilata, cantiamo il Tropario della Resurrezione mentre passiamo davanti a tutti questi trittici. Solo dopo ci riuniamo nella Piazza dell’Unione e nella Piazza del Consiglio e ci dirigiamo verso le Pietre di Salomone, passando per la Porta Șchei, ricordando con ciò l’appartenenza della cittadella di Brașov ai romeni, perché nei secoli passati era un borgo sassone.”
Mihai Moraru, presidente della Società dei Juni Brașovecheni, ci ha descritto il programma dell’evento: “Ogni anno le cose hanno una certa ciclicità. Il fattore più variabile, diciamo, è legato alle condizioni del tempo. Il programma è praticamente lo stesso, ovvero alle 11.00, dopo aver visitato tutti i trittici e cantato il Tropario della Resurrezione, ogni gruppo di juni si riunisce nella Piazza dell’Unione, dove al Trittico del Capitano Ilie Birt cantano a turno il Tropario della Resurrezione e poi si procederà in questa discesa verso la fortezza, e da lì si tornerà alle zone montuose, alle Pietre di Salomone, dove ogni gruppo di juni ha il proprio gazebo, un luogo dove si smonta da cavallo, si balla la danza dei juni, si lancia e si riprende la mazza, secondo la tradizione, dopodiché si fa festa fino a tarda sera, celebrando questa festa specifica di Brașov.”
E poiché il solo pensiero di lanciare e catturare la mazza affascina nel XXI secolo, Mihai Moraru ha spiegato: “Probabilmente è un’usanza ancestrale, potrebbe persino derivare dal paganesimo, dai Daci, dal culto di Zamolxes, ma col tempo ha acquisito un ruolo cerimoniale. Dopo la diffusione del cristianesimo siamo arrivati a rivolgere il saluto “Cristo è risorto!” e a lanciare e riprendere la mazza tre volte, a significare la Santissima Trinità. Quindi in qualche modo questa usanza, che consideriamo antica, si è fusa molto bene con quella cristiana ed ecco che, ce l’abbiamo ancora oggi, la conserviamo, la celebriamo ogni anno.”
Un’usanza unica, difficile da mantenere. Particolari da Mihai Moraru: “Ognuno di noi deve noleggiare un cavallo, deve avere finimenti, abiti tradizionali, bene conservati. Poi ci sono i programmi artistici, specifici per ogni gruppo. Il programma artistico deve essere discusso in modo che sia in linea con le tradizioni folcloristiche locali. In una parola, questo evento ha tre direzioni principali: una semi-militare, perché ogni gruppo di cavalieri ha un capo, un caposquadra, sottufficiali, cioè gli artiglieri, il centurione, ha una propria bandiera come la bandiera di battaglia di un’unità militare. Poi l’ordine in cui sfilano è programmato e coordinato dal capo. Un’altra direzione che hanno i Juni è quella religiosa. La maggior parte delle festività del calendario ha un evento con i Juni, cioè questo è il più noto, ma ci sono giochi ancestrali, ce ne sono persino fino al 1° dicembre, durante tutto l’anno, a San Pietro, a Ferragosto, in ogni giorno di festa, per le Pentecoste. Ogni festa importante ha un evento gestito dai juni, sia quelli di Șchei che quelli dell’Antica Brașov. E la terza coordinata è ovviamente quella folcloristica. Non abbiamo una tuta militare, indossiamo gli abiti tradizionali della zona, che sono di una bellezza particolare.”