35 anni dalle prime elezioni libere dopo il crollo del comunismo in Romania
Le elezioni politiche e presidenziali del 20 maggio 1990 furono le prime elezioni libere dopo la caduta del regime comunista in Romania, avvenuta il 22 dicembre 1989.

Steliu Lambru, 09.06.2025, 20:55
Le elezioni politiche e presidenziali del 20 maggio 1990 furono le prime elezioni libere dopo la caduta del regime comunista in Romania, avvenuta il 22 dicembre 1989. Furono dominate dal Fronte della Salvezza Nazionale, l’organizzazione e poi il partito succeduto al Partito Comunista Romeno, e dal suo candidato, Ion Iliescu. Si tratta dei punteggi più chiari nella storia elettorale dal 1989 e hanno buone probabilità di restare i più alti nell’intera storia politica della Romania. L’affluenza alle urne è stata enorme: circa l’86% degli aventi diritto al voto ha voluto esprimere la propria volontà. Nelle elezioni per il primo Parlamento, il Fronte della Salvezza Nazionale vinse il 67% dei seggi, l’Unione Democratica dei Magiari di Romania il 7,2%, il Partito Nazional-Liberale il 7%, il Movimento Ecologista di Romania e il Partito Nazional-Contadino Democristiano il 2,5% ciascuno. Ion Iliescu, il candidato del Fronte della Salvezza Nazionale, è diventato presidente della Romania per due anni con l’85%, seguito da Radu Câmpeanu, il candidato liberale, che ha ottenuto il 10,5% e da Ion Rațiu, il candidato del Partito Nazional-Contadino Democristiano, con il 4%.
Le elezioni di 35 anni fa furono quelle che legittimarono il nuovo potere che stava dando inizio al programma di riforme. Ma si sarebbero susseguiti a un ritmo lento, ben lontano dal ritmo atteso dai romeni e ancor meno dal completamento. L’enorme squilibrio tra il Fronte della Salvezza Nazionale e i partiti di opposizione, i cosiddetti partiti “storici” aboliti dal regime comunista alla fine degli anni ’40, si spiega con la mancanza di esercizio politico della società romena nel suo complesso per 45 anni. I romeni stavano reimparando la democrazia e questo processo di reapprendimento non era privo di intolleranza, odio, manipolazione e violenza fisica. Le elezioni del 20 maggio 1990 furono le più difficili e molti analisti politici e storici le ritengono, nonostante il loro carattere di rinnovamento sociale, all’origine degli attuali difetti della democrazia romena.
Il Centro di storia orale della Radiodiffusione romena ha raccolto i ricordi di coloro che hanno partecipato a quelle elezioni. L’insegnante di inglese Sorin Bottez, giovane attivista liberale nel 1945 e prigioniero politico durante gli anni del comunismo, ricordò nel 2003 con quali speranze lui e coloro che avevano ricostituito il PNL nel 1989 attendevano le elezioni del 20 maggio. “Speravamo, prima di tutto, che Câmpeanu diventasse presidente. Il che, ovviamente, era una grande ingenuità immaginare che il KGB avrebbe permesso a Câmpeanu di diventare presidente! Se non fosse stato per il sistema di agenti d’influenza, che operava in modo formidabile in Romania e diffondeva voci sull’omicidio da parte di Câmpeanu di sua sorella a Timişoara, sul fatto che avesse un bordello a Parigi, le conseguenze sarebbero state ben altre. Abusi come quelli della televisione pubblica, meno della radio, non si sono mai visti. I capi della televisione erano il compagno Răzvan Theodorescu, poi fu Emanuel Valeriu, l’eminenza grigia e agente totale del KGB”.
Nello stesso anno 2003, Ion Diaconescu, il presidente del Partito Nazional-contadino democristiano, ricordò le violenze avvenute durante la campagna elettorale. “Alcuni giornalisti stranieri, francesi, sono venuti qui alla mia sede e volevano che li portassi con me a vedere la campagna nelle zone rurali. Ma dove avrei potuto portarli, perché sapevo che ci avrebbero aggredito ovunque andassimo. E vedo un insegnante nell’atrio, era di Dobreşti, il villaggio vicino al mio, il villaggio di Ion Mihalache, e che avevo nominato delegato perchè fondasse un partito a Dobreşti. E gli chiesi se non potessimo farlo, portare lì i giornalisti stranieri. E lui ci disse di venire a Dobreşti. Domenica abbiamo tenuto una commemorazione per Mihalache e per l’occasione abbiamo organizzato anche un incontro politico. Partì da Bucarest, con i francesi e circa due auto, chiamai a Piteşti e altri membri e alcune auto vennero da lì e andammo al cimitero, a Dobreşti. Lì, in villaggio, erano arrivate altre 10 persone, eravamo circa 20 ospiti. Abbiamo tenuto una funzione religiosa e fatto qualche discorso tra di noi, in una piccola chiesa. Uscendo dalla chiesa, avevamo lasciato le macchine più in basso, a circa 100 metri di distanza, perché era impossibile salire in macchina, era da qualche parte sulla collina. Sulla destra c’era il giardino di Mihalache e più avanti la casa di Mihalache. Circa quattro donne e un uomo uscirono dal cortile di Mihalache portando delle pietre e cominciarono a tirarci pietre e a fischiarci. Evitammo le pietre, i francesi ci guardavano a bocca aperta. Siamo partiti velocemente, abbiamo preso le macchine per andarcene. L’insegnante ci ha detto di fermarci a casa sua perché aveva preparato un pasto. Ci siamo fermati e mentre eravamo a casa sua, sono arrivate le stesse persone quando eravamo dentro e hanno tirato pietre contro le finestre. Di fronte c’era una stazione di polizia, ma la gente del posto diceva che si trattava di una questione politica e che la polizia non avrebbe interferito. E siamo dovuti scappare via. Racconto la vicenda a Bucarest e Coposu mi racconta che nel suo villaggio, a Bobota, in Transilvania, a lui è successa la stessa cosa. Ion Puiu mi ha raccontato che per lui fu lo stesso, in Bucovina. Ion Raţiu è stato quasi picchiato a Buzău.”
Le elezioni del 20 maggio 1990 furono tipiche di quei tempi. Non potevano avere un risultato diverso dalle aspettative dalla società romena dell’epoca.