I romeni nell’Austria-Ungheria e l’unificazione della Bessarabia con la Romania
Durante gli anni della Prima Guerra Mondiale, i romeni in Austria-Ungheria furono arruolati e inviati a combattere al fronte per il loro paese.

Steliu Lambru, 18.04.2025, 19:47
Durante gli anni della Prima Guerra Mondiale, i romeni in Austria-Ungheria furono arruolati e inviati a combattere al fronte per il loro paese. Ma molti romeni della Transilvania, del Banato, del Maramureş e della Bucovina, ognuno dei quali prendeva il nome dalla provincia storica da cui proveniva, non consideravano più l’Austria-Ungheria come la loro patria e non volevano combattere contro i romeni in Romania. E quando molti vennero fatti prigionieri, la loro prospettiva sul futuro cambiò radicalmente.
Se i romeni in Romania entrarono nel fuoco della Prima Guerra Mondiale nel 1916, i romeni in Austria-Ungheria ne vissero gli orrori fin dall’inizio, nel 1914. La maggior parte fu inviata nei teatri operativi in Galizia o nell’attuale Ucraina occidentale e in Italia. Alcuni disertarono, altri caddero prigionieri nelle mani dell’esercito russo. I processi di coscienza attraversati dai romeni nell’esercito austro-ungarico, divisi tra il dovere verso la patria e il sentimento di non dover combattere contro altri romeni, hanno avuto un grande impatto sulla letteratura e sul giornalismo romeni.
Con l’entrata in conflitto della Romania nel 1916, emerse l’idea di liberare i prigionieri di guerra romeni dell’esercito austro-ungarico dai lager russi e di integrarli nell’esercito romeno, idea inizialmente respinta dal Governo russo. Secondo le stime delle autorità romene, circa 120.000 romeni dell’esercito austro-ungarico furono tenuti prigionieri di guerra nei lager russi. Dopo i persistenti sforzi del Governo romeno, nel 1917 il Governo russo acconsentì alla creazione di un corpo di volontari romeni provenienti dalla Transilvania e dalla Bucovina; il generale Constantin Coandă, padre del futuro inventore Henri Coandă, addetto militare della Romania a San Pietroburgo, venne nominato comandante del corpo.
Attraverso la Dichiarazione di Darnița, la città vicino a Kiev dove vennero portati coloro che scelsero di arruolarsi nell’esercito romeno, i volontari della Transilvania e della Bucovina dichiararono la loro volontà che la Romania si unisse ai territori dell’Austria-Ungheria abitati da romeni. Circa 1.800 militari romeni dell’esercito austro-ungarico formarono il primo distaccamento che sarebbe arrivato in Romania nell’estate del 1917 e avrebbe preso parte alla sanguinosa battaglia di Mărășești. In totale, entro il marzo 1918, circa 10.000 ex militari romeni dell’esercito austro-ungarico decisero di arruolarsi nell’esercito romeno.
La presenza dei corpi di volontari della Transilvania e della Bucovina alle unioni del 1918 della Bessarabia, Bucovina, del Banato, Maramureș e della Transilvania con il Regno di Romania fu costante. La prima unione avvenne nel marzo 1918, quando il Consiglio nazionale, l’organo legislativo della Barasabia, decise di unirsi alla Romania. Il generale Titus Gârbea, intervistato dal Centro di storia orale della Radiodiffusione Romena nel 1994, quando aveva 101 anni, ricordò che l’atto di Chișinău fu il primo segnale positivo ricevuto dalla società romena, dopo essere stata costretta a fare la pace con le Potenze Centrali, in seguito al ritiro della Russia dalla guerra. L’anarchia che aveva colpito la regione dopo la vittoria della rivoluzione bolscevica fu un fattore che accelerò quell’unione a cui parteciparono anche la Transilvania e la Bucovina. “Poi una stella luminosissima cadde dal cielo e la Bessarabia ci abbracciò e si unì a noi. L’unificazione della Bessarabia, a cui presi parte, il 27 marzo 1918, fu per noi un conforto. I russi erano altrettanto malvagi nel loro paese, ma soprattutto in Bessarabia, dove rubavano e violentavano ovunque. L’esercito romeno arrivò con spirito d’ordine e gli abitanti della Bessarabia si dimostrarono molto patriottici, tanto che ci dicemmo
Il generale Gârbea, giovane sottotenente nel 1918, 25enne, ricordò l’effervescenza del momento che aveva travolto tutti. E il ruolo dei Transilvani in quell’unione era stato, come lui stesso affermò, fondamentale. “Io, insieme agli abitanti della Bessarabia con cui ero in contatto quotidianamente, accolsi questa unione con grande entusiasmo, soprattutto perché era arrivato l’ordine: niente più furti, niente più saccheggi, niente più uccisioni, prima era un disastro. In Bessarabia, all’unione del 27 marzo 1918, alcuni soldati della Transilvania e della Bucovina caduti prigionieri furono trasformati in unità romene vicino a Kiev e inviati in Bessarabia. Arrivarono in Bessarabia in prossimità dell’Unione. E poiché erano pieni di entusiasmo, soprattutto i Bucoviniani e i Transilvani, portarono un’atmosfera sana, romena, in Bessarabia. E quando dovemmo partire per la Moldavia per difendere la Moldavia e rimaneva solo un esercito molto piccolo, questi Transilvani provenienti da Darnița, questo era il nome della città vicino a Kiev, si unirono a noi. Loro, insieme ai patrioti romeni Constantin Stere, Alexandru Marghiloman, Vasile Morțun “portarono in Bessarabia, soprattutto a Chisinau, un clima molto favorevole alla Romania.”
Il corpo dei militari della Transilvania e Bucovina avrebbe scritto, nello stesso anno 1918, un’altra pagina memorabile della storia di quei tempi. Esso avrebbe partecipato in modo decisivo, in autunno, all’unificazione della Bucovina con il Regno di Romania.