La Romania e Tito
Il sentimento di amicizia tra le nazioni, soprattutto quelle socialiste, è stato assiduamente coltivato dalla propaganda comunista e molte persone ci credono ancora. Ma le lezioni della storia dimostrano il contrario: quando una nazione aveva bisogno dell’aiuto di una nazione considerata amica, il più delle volte non lo riceveva.

Steliu Lambru, 28.05.2025, 20:58
Il sentimento di amicizia tra le nazioni, soprattutto quelle socialiste, è stato assiduamente coltivato dalla propaganda comunista e molte persone ci credono ancora. Ma le lezioni della storia dimostrano il contrario: quando una nazione aveva bisogno dell’aiuto di una nazione considerata amica, il più delle volte non lo riceveva.
Prima del 1989, i romeni invidiavano gli jugoslavi e apprezzavano il loro leader Iosip Broz Tito. Rispetto alla maggior parte dei leader dell’Europa socialista, lo jugoslavo sembrava essere liberale: consentiva ai suoi cittadini di viaggiare senza restrizioni verso l’Europa occidentale, la penuria nel paese confinante oltre il Danubio non era esasperante, i cittadini jugoslavi potevano persino avere piccole imprese. Dalla Jugoslavia passavano in Romania beni di prima necessità, che furono subito assorbiti dal mercato romeno, che era in grande penuria. E i programmi della televisione jugoslava erano seguiti con passione dai romeni che potevano riceverli. Per questo motivo le guerre nell’ex Jugoslavia dopo il 1989 sono state una grande sorpresa per la maggior parte dei romeni.
La Romania e la Jugoslavia erano vicine prima del 1945 e dell’instaurazione del comunismo. Entrambi i paesi facevano parte delle alleanze di sicurezza regionali, la Piccola Intesa, firmata nel 1921, e l’Intesa Balcanica, siglata nel 1934. E la regina Maria di Jugoslavia, moglie del re Alessandro I di Jugoslavia, era la figlia del re Ferdinando I di Romania e di sua moglie Maria. Tuttavia, gli stretti rapporti tra Romania e Jugoslavia si deteriorarono improvvisamente nel 1948, quando si verificò uno scontro tra Stalin e Tito. Tutti i paesi satelliti dell’Unione Sovietica si schierarono con Stalin, definendo Tito un traditore della causa del socialismo e un agente dell’imperialismo occidentale. La Romania non ha fatto eccezione. Al confine tra i due paesi ci sono state addirittura sfide che oggi sembrano ridicole. Il diplomatico Eduard Mezincescu, intervistato dal Centro di storia orale della Radiodiffusione romena nel 1994, fu protagonista di un simile episodio nell’estate del 1949.
“Eravamo determinati a distruggere gli jugoslavi, naturalmente, e una delle armi che è stata usata in modo molto intelligente a questo scopo sono stato io stesso. Sono stato chiamato da Alexandru Drăghici, ministro dell’Interno, che aveva ereditato la sezione politico-amministrativa dal Comitato Centrale del Partito Comunista Romeno che si occupava di questioni logistiche. Ma dietro questa facciata logistica si nascondeva una sezione di controspionaggio. Drăghici mi ha detto:
Paul Niculescu-Mizil era uno stretto collaboratore di Nicolae Ceaușescu. Nel 1997 si ricordò che la Romania, nel 1968, era sola di fronte alla minaccia sovietica. Tr: “I nostri amici cinesi, Ciu En Lai, è venuto personalmente all’ambasciata romena e ha detto
I rapporti tra la Romania e la Jugoslavia di Tito erano quelli tipici dei loro tempi. E i tempi nuovi significano che il realismo nelle relazioni amichevoli tra le nazioni è una buona lezione.