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Il Partito comunista romeno

Per oltre quattro decenni, tra il 1945 e il 1989, l'8 maggio fu festeggiato l'anniversario del Partito Comunista Romeno.

Il Partito comunista romeno
Il Partito comunista romeno

, 17.05.2021, 10:56

Per oltre quattro decenni, tra il 1945 e il 1989, l’8 maggio fu festeggiato l’anniversario del Partito Comunista Romeno. Un partito che governava la Romania con mano di ferro dal 6 marzo del 1945 con l’implicazione diretta dell’Urss. Secondo la propaganda, il Partito Comunista Romeno era apparso sulla scena della storia per mettere in pratica i più alti ideali sociali, economici e politici dell’uomo e rendere felici i romeni. La realtà non tenne però conto delle grandi parole e dell’incapacità degli attivisti politici di fare funzionare le cose. Il regime comunista si dimostrò uno fallimentare dal punto di vista economico e altamente repressivo. L’etatizzazione dell’economia, la violazione dei diritti politici e l’incarcerazione degli oppositori dimostrarono che il modello era uno sbagliato. Nel 1989, nei Paesi dell’Europa centro-orientale, i regimi comunisti crollavano e le società da essi traumatizzate ricostruivano la propria normalità.



La nascita del Partito Comunista Romeno 100 anni fa fu legata alla fondazione della Terza Internazionale a Mosca. Si trattò di una decisione di affiliazione del Partito Socialista all’Internazionale adottata tramite voto l’11 maggio del 1921, momento considerato ulteriormente il primo Congresso del Partito Comunista Romeno. Fino al Secondo Congresso dell’ottobre 1922, questo partito si chiamò il Partito Socialista-Comunista e poi, dal 1922, il Partito Comunista Romeno, Sezione della Terza Internazionale Comunista. Il Partito si assunse dall’inizio un’attività contro lo stato romeno e, di conseguenza, fu messo al bando nel 1924. Abbiamo chiesto allo storico romeno Ioan Scurtu, specialista nella prima metà del Novecento, quale fu l’importanza della Prima Guerra Mondiale nell’apparizione del radicalismo comunista.



Durante la guerra, la situazione materiale della popolazione, compresi i lavoratori, si deteriorò moltissimo. Perciò, in Europa e non solo si sviluppò un movimento radicale socialista che diventò comunista, processo avvenuto anche in Romania. Partì dall’idea della soddisfazione delle rivendicazioni della classe operaia, ma man mano nel suo programma apparve l’idea della conquista politica a tutti i costi e dell’instaurazione della ditattura del proletariato, tratto essenziale dei partiti comunisti. Fino a quel momento, tutti i partiti, compresi quelli socialdemocratici e socialisti, si proponevano di conquistare il potere tramite voto, tramite la vittoria alle elezioni. Ma, questa volta, si trattava di una rivoluzione che portasse alla presa del potere politico, all’instaurazione della ditattura del proletariato, alla nazionalizzazione dei principali mezzi di produzione, ossia a un cambiamento fondamentale della società esistente, ha spiegato Ioan Scurtu.



All’inizio dell’ottobre del 1920, una delegazione del Partito Comunista Romeno presieduta dal segretario del partito, Gheorghe Cristescu, si recava a Mosca per discutere dell’affiliazione del partito alla Terza Internazionale. Il 9 dicembre, la delegazione accettava di firmare l’affiliazione in modo incondizionato, ma i leader dell’Internazionale, Zinoviev e Buharin, non accettavano l’idea che della direzione del partito che si sarebbe affiliato facessero parte anche gli socialisti che avevano votato ad Alba Iulia, il 1 dicembre del 1918, per l’unione della Transilvania alla Romania. Cois’ avveniva la grande scissione nel movimento socialista romeno.



Zinoviev e Buharin chiesero persino l’esclusione dalla delegazione romena di Ioan Flueraș che aveva partecipato all’Assemblea di Alba Iulia. Cosicchè questo radicalismo già si manifestava dal 1920, e nella seduta del 30 gennaio – 3 febbraio del 1921, quando la delegazione presentò il rapporto di attività a Mosca, fu decisa l’esclusione dal partito dei cosiddetti di destra, ritenuti nazionalisti, che non erano rivoluzionari e che sarebbero scesi a patti con la borghesia. Dal quel momento, la direzione del Partito Socialista fu assunta dal gruppo comunista, radicale. Perciò il congresso potè votare senza molti problemi l’affiliazione alla Terza Internazionale comunista, ha raccontato sempre Ioan Scurtu.



Nell’intero periodo interbellico, il PCR rimase un partito insignificante. Dei motivi ci ha parlato Ioan Scurtu.Il problema più grave che intaccò la capacità del PCR di conquistare l’adesione dei romeni in generale, dell’elettorato in special modo, fu che, su richiesta del Comintern, accettò lo slogan dell’autodeterminazione fino alla separazione dallo stato romeno di tutte le province storiche unite nel 1918 con la Romania. Veniva persino precisato che si trattava della Bessarabia, Bucovina e Transilvania. Su insistenza dei comunisti bulgari, che avevano un ruolo nella direzione della Terza Internazionale, vi fu aggiunta anche la Dobrugia. Il che significava praticamente lo smembramento dello stato nazionale unitario romeno. Nel contesto in cui i romeni avevano lottato nella guerra mondiale proprio per l’unità nazionale. Un partito che cercava di diffondere l’idea di un simile stato ovviamente non poteva ottenere l’adesione dei cittadini.



La fine della Seconda Guerra Mondiale fece sì che quel partitino, assetato di sangue, giungesse a governare la Romania. Ma con il via libera degli Usa e della Gran Bretagna, come ha menzionato anche Ioan Scurtu. È una certezza il fatto che il partito comunista giunse al potere in Romania con l’intervento diretto degli emissari sovietici. L’insediamento di un simile regime, che avvenne anche negli altri stati confinanti con la Romania, fu realizzato con il via libera diretto del presidente degli Stati Uniti e del primo ministro della Gran Bretagna. Essi accettarono la sollecitazione di Stalin che, ai confini dell’Urss, non esistessero governi ostili allo stato sovietico. Per Stalin, non essere ostile significava essere subordinato e il Paese-amico doveva essere un Paese occupato.



Il pazzo del villaggio giunse, per un’amara ironia della storia, a governare la comunità che sottopose ai suoi capricci. Fu un’ironia pagata salatamente che, purtroppo, potrebbe tornare in qualsiasi momento in un’altra forma insospettata.




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