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Stalin e la Regione Autonoma Ungherese

Stefano Bottoni, docente dell'Università degli Studi di Firenze e autore del volume L'eredità di Stalin in Romania. La Regione atuonoma ungherese 1952-1960 è stato, di recente, ospite di una conferenza all'Auditorium romeno di Bucarest.

Stalin e la Regione Autonoma Ungherese
Stalin e la Regione Autonoma Ungherese

, 10.06.2022, 18:08

Il 1 dicembre del 1918, alla fine della Prima Guerra Mondiale, tramite il voto espresso ad Alba Iulia, la Transilvania, territorio dellAustria-Ungheria abitato da una popolazione in maggioranza romena, ma anche da una consistente popolazione ungherese, entrò a far parte del Regno di Romania. La guerra tra il Regno di Romania e la Repubblica Sovietica Ungherese che scoppiò nel 1919 e si concluse con loccupazione di Budapest dallesercito romeno consolidò latto del 1 dicembre 1918. Il Trattato del Trianon firmato il 4 giugno del 1920 sancì il crollo dellUngheria. Essa perdeva due terzi del suo territorio: Slovacchia, Transilvania, Maramureș, Banato e Croazia, la maggior parte di questo territorio entrando a far parte della Romania. In conformità con gli impegni assunti nei confronti delle grandi potenze e con la politica di tutela delle minoranze nazionali della Società delle Nazioni, la Romania garantì alle minoranze i diritti stipulati nei trattati internazionali.



Nel primo dopoguerra, tra il 1918 e il 1940, le relazioni bilaterali romeno-magiare furono quasi congelate. Il revisionismo promosso dallUngheria raggiunse lapice nel 1940, quando in seguito allarbitrato di Vienna del 30 agosto del 1940, la Germania e lItalia costrinsero la Romania a cedere allUngheria la Transilvania Settentrionale, quasi metà del territorio della provincia. Alleate di circostanza con la Germania durante la Seconda Guerra Mondiale, Romania e Ungheria pensavano, però, al futuro delle relazioni bilaterali. Il 23 agosto del 1944, la Romania lasciava lalleanza con la Germania e si affiancava alla coalizione delle Nazioni Unite, il principale motivo essendo il desiderio di recuperare la Transilvania Settentrionale, come rivelano i documenti diplomatici. Stefano Bottoni, docente dellUniversità degli Studi di Firenze, è autore del volume “Leredità di Stalin in Romania. La Regione atuonoma ungherese 1952-1960”. In una recente conferenza pubblica allAuditorium romeno di Bucarest, Bottoni ha parlato del modo in cui ha ragionato Stalin nella vertenza romeno-ungherese sulla Transilvania Settentrionale.



Alla firma del Trattato di pace di Parigi del febbraio 1947, la Romania andava con almeno un vantaggio importante: la cessazione della lotta contro i sovietici e il fatto che si era affiancata a loro nelloffensiva contro gli eserciti tedesco-ungheresi. Liberata il 25 ottobre del 1944 dallesercito romeno, la Transilvania Settentrionale era rimasta, però, sotto occupazione sovietica. Alle autorità romene fu consentito il ritorno nella zona solo dopo che re Michele cedette al ricatto sovietico e incaricò Petru Groza, stretto collaboratore di Mosca, a formare un nuovo governo controllato dai comunisti. Ma la situazione non era per niente chiara. La nuova diplomazia romena faceva grandi sforzi presso i sovietici per sostenere la propria causa, in concorrenza con la diplomazia ungherese.



Alla fine della Seconda Guerra Mondiale, la frontiera romeno-ungherese ridiventava quella fissata nel 1920. Ma lepopea della Transilvania non si era ancora conclusa. LURSS era stata daccordo con gli argomenti della Romania, ma voleva dare soddisfazione anche ai comunisti ungheresi. Così, nel centro della Romania, appariva la Regione Autonoma Ungherese, formata di tre province: Covasna, Harghita e Mureș. Stefano Bottoni ha parlato nella conferenza a Bucarest anche della nuova formula di Stalin per estinguere il conflitto romeno-ungherese.



La Regione Autonoma Magiara funzionò fino al 1956, quando la rivoluzione anticomunista in Ungheria portò alla perdita del sostegno da parte di Mosca. Riformata nel 1961, la Regione Autonoma Magiara fu sciolta nel 1968 in seguito alla riforma amministrativa di Nicolae Ceaușescu.





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