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Lo stalinismo e lo studio della storia in Romania

Nell'universo stalinista, la storia fu riscritta e censurata, rappresentando la forma più mite di repressione.

Pagine di storia
Pagine di storia

, 08.12.2025, 08:46

Nell’universo stalinista, la scienza era governata dall’ideologia, come altri aspetti della vita degli individui. Le scienze sociali furono quelle che ne soffrirono di più, tra cui la storia. A tutti i livelli, la storia fu riscritta e censurata, rappresentando la forma più mite di repressione. La forma più dura fu quella fisica, il carcere, dove finirono importanti storici romeni di prima del 1945.

Lo storico Ion Agrigoroaie era studente all’Università di Iași, durante l’apice del potere stalinista. Nel 1995, raccontò al Centro di Storia Orale della Radiodiffusione Romena l’atmosfera che trovò all’università quando iniziò a studiare. “Nel 1954 mi sono diplomato al collegio Costache Negruzzi di Iași, in un periodo in cui l’influenza del culto della personalità di Stalin era forte. Tuttavia, vorrei sottolineare che il collegio ci ha fornito una base importante per competere con successo nell’istruzione superiore. Nel 1954, poco dopo la morte di Stalin, il culto della personalità era ancora molto forte. Ci fu anche una riorganizzazione delle facoltà. Nell’anno del mio ingresso, la Facoltà di Filosofia si fuse con la Facoltà di Storia; la Facoltà si chiamò Filologia-Storia, con la sezione romena, la sezione storica, la sezione romena-storica e la sezione russa. Le sezioni di lingue straniere, francese, inglese e tedesco, erano state abolite”, si è ricordato Ion Agrigoroaie.

Nonostante le vicissitudini, gli accademici cercavano di trasmettere una conoscenza onesta alle nuove generazioni, le cui carriere professionali erano già segnate dalla politicizzazione. “Vorrei dire che abbiamo avuto insegnanti che hanno onorato pienamente la loro qualità di insegnanti, di storici. Abbiamo avuto insegnanti, anche se non tutti, che ci hanno insegnato bene e come imparare. Pochissime persone oggi sanno che in quegli anni l’opera di Nicolae Iorga o Vasile Pârvan non poteva essere studiata, figuriamoci quella di Gheorghe Brătianu. Eravamo eterogenei in termini di formazione. Alcuni arrivavano con una formazione migliore, altri con una formazione più debole. C’erano grandi differenze tra gli studenti a questo proposito, soprattutto perché alcuni avevano diplomi più o meno legali. E per alcuni anni a seguire, l’enfasi fu posta sul dossier personale, cioè sull’origine sociale dei genitori, e sull’appartenenza o meno all’Unione della Gioventù Operaia. Pochissimi di noi a quel tempo potevano essere iscritti al partito comunista, il Partito Operaio Romeno, come si chiamava allora, e capii allora che questi, per quanto pochi, si erano in qualche modo assicurati l’accesso all’insegnamento presso le facoltà di scienze sociali”, ha raccontato Ion Agrigoroaie.

I consulenti educativi sovietici erano coloro che si assicuravano che la nuova storia fosse insegnata in conformità con l’ideologia. “C’era un consolato sovietico a Iași, c’era un consulente culturale sovietico, che aveva il diritto o l’obbligo di controllare l’insegnamento delle scienze sociali. I corsi dovevano essere scritti e, su sua richiesta, poteva vederli, controllarli ed esprimere la sua opinione sul contenuto di queste materie. Il caso del defunto professor Constantin Cihodariu è molto noto. Egli dimostrò la necessità dell’intervento dell’esercito romeno nel 1877, su richiesta dei comandanti russi a sud del Danubio, che si erano spinti troppo oltre e non avevano coperto le retrovie. E allora, il Granduca Nicola chiese al principe Carlo di intervenire immediatamente. Esiste un famoso telegramma a questo proposito. Il professor Cihodariu dimostrò che alcuni comandanti dell’esercito russo non si dimostrarono competenti nel guidare le operazioni a sud del Danubio e non si occupavano solo di operazioni militari. Ebbene, questo turbò notevolmente il consolato sovietico a Iași, nel senso che si trattava di una denigrazione dell’esercito russo. Il professor Cihodariu sottolineò di essere in possesso di informazioni provenienti dalle opere di storiografia sovietica. Gli fu detto che ciò alla storiografia sovietica era consentito dire, ma a noi non era consentito dirlo. Dopodiché, fu retrocesso dal grado di professore associato a quello di docente, rischiando di essere espulso dall’istruzione superiore”, ci ha raccontato Ion Agrigoroaie.

La riscrittura del passato romeno si estese anche ai monumenti pubblici. Ion Agrigoroaie: track “Ho assistito all’abbattimento della statua di Titu Maiorescu di fronte all’Università. Credo che ero studente, non so se fosse il 1953 o il 1954. C’erano le statue di Mihail Kogălniceanu e Mihai Eminescu e poi furono apportate alcune modifiche. Accanto alla statua di Kogălniceanu c’era la statua di Maiorescu. Fu semplicemente tirata via con una corda e ci passai accanto per anni, evitando il segno lasciato sull’asfalto dalla statua caduta. Ho saputo in seguito che avevano scoperto che era stata fusa quando la si cercava per rimetterla al suo posto. Ci furono dei traumi, senza dubbio.”

La storia durante lo stalinismo è un esempio della perversione della professione e della verità. Nessuno dovrebbe vivere ciò che hanno vissuto i romeni e altre nazioni, costretti a seguire standard politici invece di quelli professionali.

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