Le pensioni dei magistrati, all’attenzione della coalizione di governo
Il governo di Bucarest cerca di nuovo una soluzione al complicato dossier delle pensioni dei magistrati.
Bogdan Matei, 29.10.2025, 11:30
A Bucarest, i leader della coalizione di governo hanno deciso, nella riunione di martedì, che l’Esecutivo elaborerà un nuovo ddl sulle pensioni dei magistrati, per il quale porrà la fiducia in Parlamento. Si tratta di un tema che da settimane agita le acque e provoca polemiche accese all’interno della coalizione quadripartita, filo-europea, PSD-PNL-USR-UDMR. Secondo alcune fonti politiche, il premier liberale Ilie Bolojan ha respinto la proposta del PSD che questo disegno di legge fosse adottato dal Parlamento con la procedura d’urgenza. I socialdemocratici non si oppongono all’intenzione del premier, ma temono che la variante scelta da Bolojan possa superare il 28 novembre, data entro la quale la legge deve essere approvata, secondo quanto assunto dalla Romania nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) concordato con la Commissione Europea.
Un nuovo ddl si è reso necessario dopo che la Corte Costituzionale ha accolto la segnalazione presentatadall’Alta Corte di Cassazione e Giustizia in relazione alla legge sulle pensioni dei magistrati, stabilendo che l’atto normativo — per il quale il Governo aveva ugualmente posto la fiducia in Parlamento — è incostituzionale. La decisione ha riguardato aspetti procedurali: il principale motivo invocato dalla Corte Costituzionale per l’invalidazione della legge è stata la mancanza del parere consultivo del Consiglio Superiore della Magistratura. Secondo l’Alta Corte, la legge contestata violava decine di decisioni vincolanti della stessa Corte Costituzionale e numerosi principi fondamentali dello stato di diritto.
Il premier aveva accusato che i giudici e i procuratori romeni vanno in pensione a 48-49 anni e che la pensione media nella magistratura supera i 24.000 lei (circa 4.800 euro). Numerose pensioni arrivano a 35.000-40.000 lei, soprattutto per i magistrati che hanno ricoperto incarichi dirigenziali. Il fatto è percepito come scandaloso in una società in cui la pensione media equivale a circa 500 euro, somma per la quale una persona comune lavora 35-40 anni.
“Con la riforma che proponiamo, ci sarà un periodo transitorio di dieci anni, al termine del quale il pensionamento dei magistrati avverrà a 65 anni, l’età standard di pensionamento in Romania”, diceva il premier. Inoltre, aveva annunciato il tetto massimo dell’importo della pensione di un magistrato: dal 100% al 70% del reddito netto dell’ultimo mese, ossia 14-15.000 lei.
“I giudici della Corte Suprema esprimono un netto ‘no’ a qualsiasi tentativo di indebolire l’indipendenza della giustizia e lo statuto costituzionale della magistratura. L’indipendenza della giustizia non può essere negoziata né relativizzata con argomenti congiunturali. Essa è una condizione fondamentale della democrazia e dello stato di diritto”, replicava l’Alta Corte in un comunicato.
Gli analisti della turbolenta scena politica di Bucarest osservano che la partita tra governo e magistrati è ormai entrata nei tempi supplementari. Avvertono inoltre che, se la questione non sarà risolta il mese prossimo, la Romania perderà oltre 230 milioni di euro che dovrebbero arrivare da Bruxelles attraverso il PNRR. I commentatori segnalano anche un’anomalia impossibile da correggere: gli arbitri della partita giocano, in realtà, in una delle due squadre. Loro stessi magistrati, i giudici della Corte Costituzionale sono, a loro volta, beneficiari di pensioni speciali.