Rimpatrio delle spoglie del principe Ghyka
Le spoglie del principe della Moldavia, Grigore Alexandru Ghyka, luminosa figura storica del XIX secolo, sono state rimpatriate.
Bogdan Matei, 11.11.2025, 12:25
Personalità quasi sconosciuta al grande pubblico, l’ultimo sovrano del Principato romeno della Moldavia (est), Grigore Alexandru Ghyka, riceve in questi giorni un tardivo riconoscimento. Il suo rimpatrio rappresenta non solo un atto di restaurazione simbolica, ma anche un gesto di gratitudine nazionale nei confronti di un leader che ha gettato le basi dello stato romeno moderno – sottolineano le autorità di Bucarest.
Dopo essere stato riesumato il 7 novembre in un località nei pressi di Parigi, in Francia, dove il principe trascorse l’ultima parte della sua vita in esilio, la bara con le sue spoglie è stata riportata con onori militari a Bucarest, dove è stata deposta presso la Presidenza. Lì si è svolta una cerimonia alla presenza del presidente Nicușor Dan, che ha deposto una corona di fiori e acceso delle candele. La storia della Moldavia è parte della storia della Romania. Sin dal Medioevo, la Moldavia veniva chiamata anche la Piccola Valacchia, prova dell’identità comune di lingua, cultura e stirpe, ha ricordato il capo dello stato, concludendo: Ben tornato a casa, Signoria Vostra!
Eventi speciali legati al rimpatrio si sono poi svolti a Focșani (sud-est), per secoli città di confine tra i due principati romeni, Moldavia e Valacchia. Le spoglie di Grigore Alexandru Ghyka saranno sepolte mercoledì a Iași (nord-est), già capitale della Moldavia, nei pressi della chiesa ortodossa in cui fu incoronato principe.
Nato nel 1804 in una rispettata famiglia di boiardi, e sul trono – con una breve interruzione – tra il 1849 e il 1856, Grigore Alexandru Ghyka è descritto dagli storici come una delle figure politiche più visionarie del XIX secolo. Fu militante unionista, aprendo la strada all’Unione della Moldavia e della Valacchia del 1859, e promosse valori fondamentali per la società moderna: libertà, giustizia sociale e dignità. Sostenne riforme coraggiose: dall’abolizione della schiavitù dei rom – ben prima della fine della schiavitù negli Stati Uniti – e l’abolizione della censura, fino allo sviluppo dei servizi pubblici e all’introduzione di un modello di governo ispirato alle grandi democrazie europee. Finanziò con il proprio patrimonio la prima maternità della Moldavia, sostenne la creazione della scuola di ingegneria stradale e civile, e fondò la Gendarmeria, sul modello francese dell’epoca. Ridusse imposte e tasse e incoraggiò il libero commercio.
Promotore dei valori occidentali in un periodo turbolento, in cui l’Impero ottomano e la Russia zarista – entrambi liberticidi – si contendevano il controllo dei Principati Romeni, il sovrano inviò uno dei suoi figli a studiare in Germania. Nelle ultime settimane del suo regno, Ghyka sostenne con fermezza l’unione dei Principati. Costretto dalle grandi potenze dell’epoca ad abdicare e a prendere la via dell’esilio, viaggiò in battello sul Danubio verso Pesta e poi in treno fino a Berlino, per evitare di passare per Vienna, a causa della sua avversione per l’Impero austriaco e per la sua posizione antiunionista. Il 3 agosto 1856 giunse a Parigi, dove i romeni in esilio lo accolsero con gioia come un militante unionista. Un anno dopo, si tolse la vita, vittima di una nevrastenia mal curata.