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PSD contro PSD

I 222 firmatari della mozione di sfiducia accusano il premier Sorin Grindeanu di essersi attaccato alla carica. Tuttavia, dicono gli stessi, il premier ha perso la legittimità, dopo che la coalizione, scontenta dei ritardi registrati nell’applicazione del programma di governo, gli ha ritirato il sostegno politico, quasi tutti i ministri hanno rassegnato le dimissioni e la direzione del PSD ha annunciato di escluderlo dal partito. Il dibattito e il voto sulla mozione avranno luogo mercoledì e per la sua adozione c’è bisogno dei voti di almeno 233 senatori e deputati, cioè la metà più uno del numero totale dei parlamentari. L’aritmetica fluttuante delle due parti aumenta la suspense e dimostra che la sorte del Governo sarà giocata fino all’ultimo momento.

PSD contro PSD
PSD contro PSD

, 19.06.2017, 14:20

I 222 firmatari della mozione di sfiducia accusano il premier Sorin Grindeanu di essersi attaccato alla carica. Tuttavia, dicono gli stessi, il premier ha perso la legittimità, dopo che la coalizione, scontenta dei ritardi registrati nell’applicazione del programma di governo, gli ha ritirato il sostegno politico, quasi tutti i ministri hanno rassegnato le dimissioni e la direzione del PSD ha annunciato di escluderlo dal partito. Il dibattito e il voto sulla mozione avranno luogo mercoledì e per la sua adozione c’è bisogno dei voti di almeno 233 senatori e deputati, cioè la metà più uno del numero totale dei parlamentari. L’aritmetica fluttuante delle due parti aumenta la suspense e dimostra che la sorte del Governo sarà giocata fino all’ultimo momento.



Anche se non nega di auspicare un crollo del Governo, l’opposizione di destra – PNL, USR e PMP – ha annunciato che non desidera intromettersi nello scandalo, ormai noto, tra il PSD e il PSD, cosicché non parteciperà al voto. L’UDMR, che non ricopre cariche nel Governo, ma ha firmato un protocollo di collaborazione permanente con il Potere, preferisce precisare la sua posizione solo mercoledì.



Quindi, da una parte il premier e dall’altra i capi della coalizione, Liviu Dragnea del PSD e Călin Popescu-Tăriceanu dell’ALDE, stanno cercando disperatamente in questi giorni di massimizzare le loro chance. Intervistati dalla stampa, i parlamentari della maggioranza promettono di votare disciplinatamente, come richiesto dal partito. Quasi all’unanimità, le filiali PSD delle province hanno annunciato, dal canto loro, di sostenere Dragnea. Un’eccezione è quella di Timiş, presieduta da Grindeanu stesso, il quale vi si è recato sabato, per un tonificante bagno di folla. In più, egli ha cominciato a ripopolare gli uffici de Governo, cooptando, come segretario generale, l’ex premier socialdemocratico Victor Ponta. Stando agli analisti, Ponta sarebbe solo il primo di una lista di ex leader famosi della sinistra che si potrebbero affiancare all’equipe di Grindeanu per antipatia nei confronti di Dragnea e che potrebbero far inclinare la bilancia del potere dall’altra parte.



Nel frattempo, accuse reciproche vengono lanciate dal Governo al partito e viceversa. Stando a Grindeanu, Dragnea vorrebbe tutto il potere per sé stesso. Dragnea afferma invece che, ingrato, l’uomo che lui aveva messo a capo dell’Esecutivo, risponda ora ad altri centri di comando, collocati, nebulosamente, alla Presidenza e nella zona dei servizi segreti. I commentatori neutri sono, invece, del parere che i leader socialdemocratici siano scontenti che Grindeanu non sia riuscito a rilassare le leggi anti-corruzione, le quali minacciano molti di loro, e Dragnea per primo. Già condannato in via definitiva a due anni di carcere con sospensione, quest’ultimo è coinvolto anche in un altro fascicolo in cui i procuratori lo accusano di istigazione all’abuso d’ufficio.



Divertita o desolata, l’opinione pubblica spera che le vendette all’interno del PSD finiscano il prima possibile. Perché, al di là dei giochi politici, l’instabilità governativa sta già influendo negativamente sull’andamento dell’economia. La moneta nazionale, il leu, è arrivata la scorsa settimana al più basso tasso di cambio degli ultimi cinque anni, in rapporto all’euro. (tr. G.P.)


Foto: Agerpres
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