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“Verza, patate e altri demoni, 10 anni dopo”

Nel 2015, il regista Șerban Georgescu iniziava un’incursione inedita nella realtà rurale locale, che ha avuto come risultato un documentario di successo: “Verza, patate e altri demoni”.

La locandina del film
La locandina del film "Verza, patate e altri demoni" (foto: facebook.com/Kolectiv.Ro) locale=ro_RO

, 23.05.2025, 17:55

Nel 2015, il regista Șerban Georgescu iniziava un’incursione inedita nella realtà rurale locale, che ha avuto come risultato un documentario di successo: “Verza, patate e altri demoni”. Il film raccontava degli sforzi degli abitanti di un villaggio sito nei pressi di Bucarest, Lungulețu, di uscire da un circolo vizioso in cui nessuno vinceva. In breve, 1 villaggio, 1.000 trattori, 100.000 tonnellate di verza, ma 0 profitto. Per documentare la situazione, il regista ha passato lui stesso un anno a Lungulețu, ha lavorato un pezzo di terra a fianco degli abitanti e ha provato a vendere il raccolto ottenuto. In questo modo, ha cercato di capire perché queste famiglie arrivano a vivere facendo sempre debiti, sebbene ci siano tutte le premesse di un affare di successo – terra fertile, attrezzi moderni, raccolti abbondanti.

“Verza, patate e altri demoni” è stato molto bene accolto dal pubblico, ha generato echi nella società romena ed è stato presentato in diversi contesti educativi. E’ stato proiettato non solo in festival del cinema (DOK Lipsia, Docudays UA – Kiev, Milenium International Documentary Film Festival – Bruxelles, One World Romania, Transilvania International Film Festival), ma anche a eventi come la Giornata del Raccolto (a Slatina, alla presenza di oltre 1000 agricoltori), il lancio della Decade delle Fattorie di Famiglia nell’ambito di UN FAO (l’Organizzazione per l’Alimentazione e l’Agricoltura delle Nazioni Unite), nonché in 36 licei del Paese (tramite il programma One World Romania a Scuola).

A 10 anni dall’inizio del suo esperimento, Șerban Georgescu è tornato a Lungulețu e ha realizzato una seconda parte del documentario, che pone diverse domande. Sono riusciti gli abitanti del villaggio a superare la mancanza di fiducia in qualsiasi decisione “collettiva” o in qualsiasi leader? Sono riusciti ad associarsi, per far sentire meglio la loro voce? Abbiamo parlato con Șerban Georgescu dell’idea inedita che ha scelto per documentare il suo film, ovvero quella di lavorare per un determinato periodo come la maggior parte degli abitanti di Lungulețu: “Mi è stato abbastanza difficile arrivare a questa formula. Non sono andato là con l’idea di restarci per un anno, non mi ero proposto questo. Infatti, solo le prospezioni sono durate circa quattro mesi. Soprattutto perché per questo tipo di documentario non si trovano così facilmente i personaggi. E anche se li trovi, non sai quanto siano disposte quelle persone ad accompagnarti in questo viaggio per un anno o di più, si tratta di un periodo lungo. Ma in quei mesi di prospezione, mi sono reso conto che sarebbe venuta fuori una storia autentica se avessi partecipato anch’io, con il mio punto di vista da cittadino. Ed è così che comincia il film, con me in un mercato di Bucarest, assieme a mia madre, che cerca di comprare verdura a prezzi quanto più bassi. Nel 2015, quando ho fatto la prima parte del documentario, c’erano diversi mercati a Bucarest e i cittadini parlavano scontenti dei prezzi dei prodotti venduti dai contadini, che sembravano loro troppo alti. Per questo ho scelto di essere anch’io parte della storia, impegnarmi come personaggio, per creare un ponte tra la città e il mondo rurale. In questo modo ho avuto l’occasione di vivere come questi agricoltori e di utilizzare la mia prospettiva, parlare di cosa vuol dire coltivare, annaffiare, raccogliere, fare lavori agricoli a 40 gradi centigradi d’estate, oppure a 0 gradi d’inverno. E dopo il raccolto, andare a vendere i prodotti, aspettare al mercato a volte per giorni interi, mi riferisco al mercato all’ingrosso di Lungulețu, per ricevere molto di meno rispetto a quanto hai investito, oppure addirittura niente.”

La seconda parte del documentario “Verza, patate e altri demoni” è disponibile in streaming e l’accesso è gratuito. C’è stato anche un evento speciale, una proiezione alla presenza del team del film al Museo del Contadino di Bucarest. L’iniziativa di Șerban Georgescu di tornare a Lungulețu lancia la domanda se la società romena è capace di un cambiamento profondo e se un film documentario ha la forza di influenzare positivamente quello che rispecchia: “Un aspetto rilevante è che il primo film, quello del 2015, era realizzato a quasi 8 anni dall’adesione della Romania all’Unione Europea. È chiaro che il mercato che si è aperto in quel momento ha colto impreparati coloro che lavoravano nell’agricoltura. Ed è difficile supporre che in solo qualche anno queste persone siano riuscite ad adattarsi ai cambiamenti comportati da questa nuova apertura e dalle nuove condizioni. Dobbiamo ricordare che tutti siamo stati colti impreparati da questo cambiamento, però abitando in città abbiamo avuto maggiore accesso alle informazioni. Ora, dopo 10 anni, sono tornato agli stessi personaggi del film. A Nelu Pește, a Vrabie, a George. Sono dei super-personaggi, che riflettono molto bene dal punto di vista sociale la situazione della zona. Sono tornato e tutti hanno detto la stessa cosa, che dimostra che tuttavia la nostra mentalità è cambiata in qualche modo, sebbene stiamo vivendo tempi difficili dal punto di vista politico e sociale. Tutti hanno ammesso che senza i fondi europei non avrebbero fatto niente. Le cose si sono evolute ed è molto importante, secondo me, che le persone lo capiscono e lo dicono.”

“Verza, patate e altri demoni. 10 anni dopo” è prodotto da Kolectiv Film in partenariato con UPFAR-ARGOA.

fonte: Unione degli Artisti di Romania (uap.ro)
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